Haflinger di Strembo

Haflinger di Strembo, la nuova opera di Martalar

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Haflinger di Strembo, la nuova opera di Martalar ultima modifica: 2023-12-10T00:01:52+01:00 da Marco Grilli
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Haflinger di Strembo, ultima affascinante opera dello scultore Marco Martalar, raffigura il cavallo tipico della val Rendena, simbolo del mondo contadino

Dagli scarti e residui della tempesta Vaia sorge l’ultima opera del noto scultore in legno Marco Martalar, l’Haflinger di Strembo, un imponente cavallo rampante pronto a deliziare i turisti della val Rendena.

Le caratteristiche dell’opera

Siamo di fronte molto probabilmente al cavallo in legno più grande d’Europa. La mastodontica installazione, sette metri di altezza per cinque di lunghezza, è stata costruita con oltre duemila pezzi di radici di larice e ben 1.800 viti e ha comportato tre mesi di lavoro. Sorge nel parco Giorgio Ducoli a Strembo (Tn), piccolo Comune turistico di circa 600 abitanti in val Rendena, noto quale sede amministrativa del Parco naturale Adamello-Brenta.

L’opera è stata commissionata dall’associazione Strembo e Tradizione ed è già aperta al pubblico, seppur ancora circondata da transenne per permettere il completamento dei lavori di messa in sicurezza e di illuminazione dell’area.

È stato un lavoro lungo e con notevoli complicazioni per il fatto che il cavallo è rampante cioè impennato e poggia solamente su tre punti a terra, ma la soddisfazione è stata davvero molta. L’ idea di realizzare un cavallo è nata oltre un anno fa con l’incontro tra me e un gruppo di appassionati degli haflinger, magnifica razza allevata in val Rendena, a memoria del mondo contadino, ed oggi utilizzato per molteplici scopi”, ha commentato Martalar.

Lo scultore veneto ha ringraziato il Comune di Strembo e l’associazione Strembo e Tradizione che hanno permesso la realizzazione di questa meravigliosa scultura, ribadendo la sua attrazione per questo cavallo dalle caratteristiche docili e generose, perfetto emblema delle tradizioni rurali di questo sito montano. “Un’opera che appartiene a tutta la comunità e alle persone che la visiteranno”, sottolinea ancora Martalar, autore delle altre apprezzatissime sculture del ciclo Vaia, disseminate nel territorio dolomitico.

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Strembo 

Paese della val Rendena sito a 714 metri sul livello del mare, Strembo vanta antiche origini,  poiché le prime tracce sono anteriori al 1300 e secondo la tradizione vi era già un piccolo abitato in località Afcei, tra Strembo e Mortaso, nel 1150 circa.

A prima vista colpisce per le sue ripide stradine intersecate dalle grandi case antiche giudicariesi, mentre il suo monumento più caratteristico è rappresentato dalla chiesa parrocchiale di San Tommaso (XIV secolo). Strembo è anche un paese da sempre libero e indipendente, riuscì a non farsi imporre alcun gravame dai castellani Bertelli di Caderzone e nel 1630 si salvò dalla peste grazie allo sbarramento sorvegliato.

Oggi questo grazioso Comune turistico è sede del Parco naturale Adamello-Brenta, la maggiore area protetta del Trentino (territorio montuoso di 620,52 kmq posto tra 477 e 3.558 metri di altitudine), ed è noto soprattutto per l’industria del legname, l’allevamento e le confezioni di carni insaccate. Il suo territorio si presta a numerose attività, quali la pesca, la mountain bike e le escursioni di ogni tipo.

L’associazione Strembo e Tradizione che ha commissionato l’opera è sorta proprio per salvaguardare l’identità del territorio, le antiche usanze ed il senso comunitario.

L’Haflinger

Il nome Haflinger deriva da Hafling (in italiano Avelengo), località in provincia di Bolzano, ed indica un tipo di cavallo da lavoro robusto, frugale, compatto e versatile.

Il capostipite della razza è Folie di Sluderno (Bz), 1874, un sauro dorato che univa i tratti nobili ed eleganti del padre – uno stallone arabo – con la forza e compattezza del cavallo di montagna, caratteristiche ereditate dalla madre, una fattrice locale di origine galiziane. Il riconoscimento ufficiale della razza risale al 2 maggio 1898 con decreto del Ministero dell’Agricoltura dell’Impero austro-ungarico.

Da sempre rustico ma di straordinaria bellezza, oggi l’Haflinger è diffuso su tutto il territorio nazionale ed è una delle razze equine più consistenti, con circa 12mila soggetti puri iscritti al Libro genealogico gestito dall’Associazione nazionale allevatori cavallo Haflinger Italia.

Da quest’ultima ricaviamo la descrizione dell’Haflinger, “un cavallo con una altezza media al garrese di 146-147, dall’aspetto distinto, di forme armoniche, solide, corrette. Temperamento docile ma sufficientemente energico con buona disposizione all’attività dinamica con equilibrio tra velocità dell’andatura e potenza dello sforzo. Il suo mantello è di colore sauro nelle sue varie gradazioni, preferibilmente dorato; con crini abbondanti, sottili, lisci e preferibilmente chiari o bianchi. La sua testa è piuttosto leggera e molto espressiva”.

Tranquillo, coraggioso e sicuro nel passo, docile ed affidabile ma al contempo robusto e frugale tanto da riuscire a sfruttare pascoli poveri e marginali, l’Haflinger è un cavallo particolarmente facile ed economico da gestire, che oggi compete in tutte le discipline dell’equitazione e si rivela eccezionale pure per l’ippoterapia e l’equitazione terapeutica. Dal duro lavoro nei campi di una volta ai tanti impieghi moderni: Martalar non poteva scegliere un soggetto migliore.

L’arte di Martalar

Per me il legno è il tramite, il ponte che lega arte, uomo e natura”, afferma Martalar. Le opere Vaia sono un ciclo di sculture monumentali assemblate con il legno divelto dalla terribile tempesta omonima, che nell’ottobre 2018 compromise il patrimonio forestale delle Alpi nord-orientali in ben quattro Regioni (Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto), colpendo con raffiche di vento di oltre 200 km/h una porzione di territorio di oltre 38mila ettari, con danni stimati in tre miliardi di euro.

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Lo sconforto di fronte a questo triste spettacolo si trasformò presto in fonte d’ispirazione nell’animo dell’artista, “volevo curare la ferita della natura trasformandola in un’opera d’arte che ne conservasse la memoria ma che desse anche un segno di speranza e rinascita”, le parole di Martalar.

Il riutilizzo creativo (upcycling), la riconnessione ambientale (regenerative art) e la digitalizzazione sono i tre fondamenti alla base dell’opera dello scultore veneto, che ricorre alla tecnica dell’assemblage con materiale ligneo di riciclo. Le sue suggestive sculture di grandi dimensioni che dialogano con lo spazio circostante sono realizzate con legno non trattato, destinato a mutare nel tempo a causa dell’azione degli agenti atmosferici e quindi ad un lento ritorno alla natura.

L’arte di Martalar riflette il ciclo della vita, mentre la tecnologia garantisce un salto di qualità grazie al progetto di digitalizzazione finalizzato alla creazione di modelli tridimensionali fotogrammetrici.

Tutto è in trasformazione nell’opera di questo scultore, ciò che la natura ha distrutto anche a causa dell’azione nefasta dell’uomo riprende vita con il linguaggio dell’arte, per poi mutare e disperdersi. Le sculture riflettono il valore della natura e demandano al nostro giudizio le conseguenze dei cambiamenti ambientali e culturali, questo è il significato che Martalar assegna alla sua arte.

Un altro aspetto è la stretta connessione al turismo, basti pensare al progetto “Lavarone Green Land”, che tramite una serie di sentieri escursionistici adatti a tutti e ricchi di attrazioni mirano a valorizzare pure le grandi opere dello scultore.

Dopo il Leone Alato, il Drago di Magrè, la Lupa del Lagorai, il Gallo di Gallio, il Basalisc, l’Ape, il Grido, il Cervo e l’Aquila di Marcesina, le opere Vaia si arricchiscono ora con quest’ultima creazione di Martalar, l’Hafliger di Strembo, che già suscita meraviglia con i primi fiocchi di neve che le cadono addosso. Ricordandoci pure che qualsiasi atto vandalico, come quello che ha purtroppo distrutto il Drago di Magrè, non sarà mai in grado di scalfire il valore universale dell’arte.

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In fondo, ricorda Martalar, “solo uno stolto può tentare di uccidere un drago con il fuoco”.

[Credits foto Marco Martalar]

Haflinger di Strembo, la nuova opera di Martalar ultima modifica: 2023-12-10T00:01:52+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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