Lago di Vico

Lago di Vico, stabilito l’obbligo di tutelare la salute pubblica

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Lago di Vico, stabilito l’obbligo di tutelare la salute pubblica ultima modifica: 2023-10-26T07:19:21+02:00 da Marco Grilli
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Il lago di Vico è inquinato a causa dell’agricoltura intensiva in zona, il Consiglio di Stato ha obbligato la Regione Lazio a tutelare la salute dei cittadini

In vari periodi dell’anno, nelle acque del lago di Vico proliferano delle alghe rosse derivate dall’uso dei fertilizzanti nelle coltivazioni intensive di nocciole presenti nell’area circostante. Vari studi hanno espresso da tempo preoccupazioni in merito, perché questi ospiti indesiderati tolgono ossigeno al lago, mettono a rischio la sua flora e fauna e rilasciano pure sostanze chimiche tossiche e cancerogene, non eliminabili tramite processi di purificazione.

Per porre riparo a questa difficile situazione, dal giugno 2022 è stata intrapresa un’azione legale dalla Lega italiana protezione uccelli (Lipu) e da ClientEarth, un’organizzazione non governativa di avvocati e professionisti che ricorre al potere della legge per proteggere tutta la vita sulla Terra.

La recente sentenza definitiva del Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso in appello presentato delle due organizzazioni in materia di acqua potabile, obbliga la Regione Lazio ad esercitare i poteri sostitutivi, pronunciandosi sull’istanza e attivandosi per garantire la tutela delle acque destinate al consumo umano nell’area.

I commenti

Come ribadito dalla Lipu, la mancata ottemperanza agli obblighi previsti dalla normativa di settore da parte della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola, ha provocato il processo di eutrofizzazione del lago di Vico e quindi la non potabilità dell’acqua del servizio idrico del territorio.

Ha espresso soddisfazione per la sentenza Francesco Maletto, avvocato di ClientEarth: “Il Consiglio di Stato ha riconosciuto la continua incapacità delle autorità di affrontare gli impatti devastanti causati dalla proliferazione algale nel lago, che da anni distrugge la natura e mette a repentaglio la salute delle persone. Le autorità saranno ora costrette ad adottare misure attese da tempo, che non solo andranno a beneficio delle comunità locali, ma avranno effetti a catena sul territorio circostante e sulla biodiversità, tutti indissolubilmente legati alla salute del lago di Vico”.

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Lo stesso avvocato ha ribadito che la decisione del Consiglio di Stato “riconosce indirettamente gli effetti deleteri che le monocolture possono avere sugli ecosistemi” e di conseguenza sulle comunità locali, che “pur beneficiando economicamente di tali attività, ne risultano in ultima analisi gravemente danneggiate, insieme alla biodiversità”.

In seguito al giudizio espresso dal Consiglio di Stato in materia di acqua potabile, la Regione Lazio ha ora 60 giorni di tempo per attivarsi. “A fronte delle crisi ambientali senza precedenti che stiamo vivendo è fondamentale che le autorità prevengano l’ulteriore degrado del nostro territorio ponendo le direttive europee a tutela della salute umana e degli ecosistemi al centro delle loro politiche” ha affermato Giorgia Gaibani, responsabile Natura 2000 e Difesa del territorio della Lipu.

Altrettanto esplicita è stata Federica Luoni, responsabile Agricoltura della Lipu, secondo cui “il caso del Lago di Vico è l’esempio perfetto di come l’agricoltura intensiva monoculturale stia danneggiando uno dei nostri beni nazionali più importanti: la nostra biodiversità, che fornisce servizi ecosistemici essenziali come l’acqua potabile e la fertilità del suolo. Ma il lago ci regala anche qualcosa di meno tangibile: la ricchezza e la varietà del paesaggio che è il cuore del nostro Paese”.

Il contesto e le richieste delle associazioni ambientaliste

Di origine vulcanica e sito al centro del comprensorio dei monti Cimini, il lago di Vico è il terzo del Lazio per grandezza (superficie di circa 12 Kmq, perimetro di 18,8 Km), ha una profondità media di circa 20 metri e vanta il primato di altitudine tra i laghi italiani, con i suoi 507 metri sul livello del mare.

Riferendoci al passato, la leggenda narra che sia stato originato dal colpo di clava dell’eroe Ercole, tornando al presente, dal 1982 il lago di Vico fa parte di una Riserva naturale regionale nell’ambito territoriale di Viterbo, che oggi si estende per 4.109 ettari e comprende i Comuni di Caprarola e Ronciglione.

Quest’area protetta ricca di biodiversità, che include l’intera conca lacustre e la cinta montuosa circostante, è classificata anche come sito Natura 2000 (quindi di interesse europeo) e spicca per la varietà e bellezza degli ambienti palustri, di quelli boschivi (da segnalare le faggete plurisecolari dei monti Venere e Fogliano) e della fauna, che annovera numerose specie di pesci, piccoli e grandi mammiferi, rapaci, ed uccelli acquatici come lo svasso maggiore, vero simbolo della Riserva.

Sembrerebbe una situazione da favola, se non fosse che l’area attorno al lago è ormai dominata dall’agricoltura intensiva e addirittura dalla monocoltura, un sistema di produzione che tende alla massima produttività grazie anche al largo impiego di fertilizzanti e pesticidi. Negli ultimi 50 anni è aumentata infatti in tutto il Lazio la produzione di nocciole, un’attività molto redditizia, tanto che la Regione rientra nel “Progetto nocciola Italia”, ideato dal gruppo Ferrero e portato avanti mediante la controllata Ferrero Hazelnut Company.

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Nell’intento di garantire alla produzione del colosso dolciario un approvvigionamento di nocciole coltivate prevalentemente in Italia, il progetto ha come obiettivo quello di aumentare gli ettari dedicati alla coltivazione del nocciolo del 30% entro il 2025. A questo proposito è importante sottolineare che l’impatto ambientale e sanitario della coltivazione intensiva di nocciole si registra anche in altri bacini lacustri dell’Alto Lazio: caso noto è quello del Lago di Bolsena”, sottolinea la Lipu.

Oggi la coltivazione intensiva di nocciole copre oltre 21.700 ettari nella regione, non risparmiando neppure le aree agricole attorno al lago di Vico, con le conseguenze di cui abbiamo già scritto.

ClientEarth e Lipu chiedono alle autorità di rispettare le norme ambientali dell’Unione europea (Ue) e di introdurre tre misure fondamentali: l’identificazione del lago di Vico come “zona vulnerabile ai nitrati”; l’adozione di tutte le misure necessarie per prevenire la proliferazione delle alghe come indicato nella direttiva sull’acqua potabile, ed infine il ricorso a strumenti adeguati per contrastare il degrado degli habitat protetti nel sito Natura 2000, in linea con gli obblighi previsti dalla direttiva Habitat.

L’iter giudiziario

ClientEarth e Lipu hanno deciso di ricorrere alle vie legali perché, a loro parere, nonostante le evidenze dei danni provocati dall’agricoltura intensiva nel territorio, la Regione Lazio non ha adottato le misure necessarie per evitare il degrado degli habitat protetti nel sito Natura 2000, né ha identificato l’area come zona vulnerabile ai nitrati, nonostante la grave eutrofizzazione in atto nel lago.

A loro volta, i Comuni di Caprarola e Ronciglione avrebbero dovuto fare di più per evitare l’inquinamento del lago, fonte di acqua potabile oggi non più a disposizione dei cittadini, mentre la stessa Regione Lazio avrebbe ulteriormente inadempiuto al suo obbligo di attivarsi per sostituirsi agli enti locali nell’adottare le misure necessarie.

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Nel giugno 2022, ClientEarth e Lipu hanno inviato lettere di diffida alle pubbliche amministrazioni della Regione Lazio ed ai Comuni di Ronciglione e Caprarola, nonché alle Autorità del servizio idrico ed alla Ausl di Viterbo, chiedendo il rispetto delle normative nazionali e dell’Ue. Le risposte non sono state ritenute soddisfacenti e nell’ottobre 2022 è partita la fase giudiziale avanti al Tar del Lazio.

Durante l’udienza di discussione a Roma, il giudice ha deciso di discutere congiuntamente tre dei quattro ricorsi presentati e di trattare separatamente il quarto. Il 3 febbraio scorso il Tar ha emesso le sentenze sui primi tre ricorsi: due sono stati rigettati (“Acqua potabile” e “Conservazione degli habitat”), mentre per il terzo sul tema “Nitrati” il giudice amministrativo ha imposto alla Regione Lazio di pronunciarsi in merito all’istituzione di una “zona vulnerabile ai nitrati” entro 90 giorni.

Il 2 maggio 2023 ClientEarth e Lipu hanno deciso di impugnare le sentenze facendo appello al Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso in materia di “Acqua potabile” e deve ancora pronunciarsi su quello relativo alla “Conservazione degli habitat”. Questo il lungo iter giudiziario ancora in corso, l’augurio è che i cittadini di Caprarola e Ronciglione tornino presto ad avere acqua potabile nelle loro case e che le alghe rosse non infestino più lo splendido lago di Vico. Lo sviluppo economico non può prescindere dalla tutela della biodiversità e della salute umana.

[Credits foto: Chiara Ernandes, lipu.it]

Lago di Vico, stabilito l’obbligo di tutelare la salute pubblica ultima modifica: 2023-10-26T07:19:21+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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