Dieci storie di eco-runner provenienti da ogni parte del Pianeta che corrono raccogliendo i rifiuti, a Genova in occasione del World Plogging Championship 2023
Hanno vinto tutti, pur senza per forza arrivare primi: sono gli eco-runner che hanno preso parte alla terza edizione del World Plogging Championship, i “Mondiali di Plogging 2023” svoltisi a Genova lo scorso 30 settembre.
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Complessivamente -erano un’ottantina- i concorrenti hanno percorso più di 1.300 chilometri su strade e sentieri del capoluogo ligure nel corso delle sei ore di gara, portando sul traguardo finale circa tre tonnellate di rifiuti abbandonati.
Dalle batterie d’auto alle confezioni di plastica usa-e-getta, dai vecchi elettrodomestici a latte di vernice, oltre a pneumatici, sedie, parti di motorini e persino una porta da calcio: il “bottino” è stato, purtroppo, molto ricco e variegato, con oltre due terzi di quanto raccolto che, grazie al gesto sportivo e ambientale degli atleti, è stato così avviato al riciclo.
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La parola ai protagonisti del WPC 2023
eHabitat, presente all’evento, ha seguito i corridori durante tutto lo svolgimento del campionato del mondo, negli eventi collaterali e alle premiazioni finali, raccogliendo le loro storie, impressioni a caldo e considerazioni: ecco un ritratto di alcuni dei protagonisti del World Plogging Championship 2023 (WPC), provenienti da tutto il Pianeta.

Miloš Stanojević viene dalla Serbia e, a Genova, ha vinto la medaglia per il maggior numero di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) raccolti, oltre al primo posto nell’edizione pilota della gara di Urban Plogging contro il littering.
Vive a Belgrado e, nel suo Paese, è una celebrità ambientalista proprio grazie al connubio tra sport e ambiente: «Mi occupo di pulire le aree più remote, raggiungibili magari solo in kayak o arrampicando: per questo vengo spesso invitato anche in televisione a parlare del problema dei rifiuti abbandonati -racconta- Il mio messaggio, però, è sempre lo stesso: non importa in che modo, ma ognuno può contribuire a tutelare la natura».
Dopo anni di contatti con l’organizzazione del WPC, quest’anno è riuscito a partecipare ai Mondiali, insieme a due altri eco-runner e a due amici accompagnatori: «tra loro vi è l’organizzatore del Tour di Fruška Gora, uno dei più bei parchi naturali della Serbia: il nostro sogno è di portare lì un’edizione del World Plogging Championship, magari nel 2025».

Un premio a Genova l’ha vinto anche la svedese Ellinor Härlin , che si è aggiudicata il riconoscimento per il Fair Play insieme all’italiana Silvia Ines Canavero.
Conosciutesi sui sentieri del campionato mondiale, le due atlete hanno infatti deciso di condividere il mezzo di trasporto dei loro rifiuti -un carrello per la spesa abbandonato- senza curarsi di chi raccogliesse cosa e decidendo di dividere a metà sia il bottino sia un’eventuale medaglia («un po’ come Tamberi alle Olimpiadi», hanno detto gli organizzatori della competizione mentre le premiavano).
«Per partecipare a questa fase finale ho dovuto disputare ben quattro corse di qualificazione nel corso dell’ultimo anno -racconta Ellinor- La gara a Genova è stata molto stancante, ma il clima che si è creato anche tra noi atleti è stato eccezionale».

Dalla Svezia arriva anche Robert Svensson, 39 anni, di Angelholm, runner che -come molti- si è “convertito” al Plogging. Corre e raccoglie rifiuti ogni giorno, risultando tra i cinque migliori al mondo della Challenge mondiale promossa da Plogga, il movimento legato al fondatore del termine, Erik Ahlström.
Robert ha già partecipato ai Mondiali lo scorso anno, percorrendo ben 52 chilometri di corsa. «Non avevo però capito bene le modalità di composizione del punteggio finale e mi ero concentrato solo sulla parte atletica, finendo 39esimo -è il suo racconto appena giunto sul traguardo- Quest’anno, invece, vorrei piazzarmi meglio: ho corso una decina di chilometri in meno e selezionato meglio i rifiuti, ad esempio lasciando ai check point il vetro (che pesa molto ma vale poco in termini di CO2 equivalente, ndr) e trascinandomi per oltre tre chilometri una batteria».
Nella classifica finale, Robert risulta purtroppo tra gli atleti che non hanno completato correttamente il percorso, ma gli sono stati attribuiti comunque 122 mila “punti ambientali”, classificandolo al 13esimo posto nella classifica “green”.

Tra i partecipanti al WPC 2023 erano molti gli sportivi professionisti. Tra questi c’è Vitor Pereira, portoghese di Oporto, che ha corso sotto la bandiera del suo Paese di origine nonostante viva ormai da oltre nove anni tra le montagne del Veneto, terra natia della moglie.
Nella vita fa il trainer e ha sperimentato molteplici discipline -dallo skate al surf, dal calcio alla pallamano a livello agonistico- usando la corsa come strumento di allenamento. «Quando esci a correre in montagna, però, il Plogging ti viene naturale: se vedi dei rifiuti in terra, ti chini, li raccogli e prosegui. Non puoi fare diversamente», dichiara.
A Genova lui è arrivato “su invito”, avendo anche preso parte con Roberto Cavallo -ideatore del World Plogging Championship- all’eco-maratona Keep Clean and Run, che dal 2015 attraversa l’Italia, e non solo, portando il messaggio sportivo-ambientalista.

Pure la francese Audrey Chevreau, originaria della zona parigina, è “naturalizzata” italiana, vivendo nel Bel Paese da oltre 20 anni. E anche lei ha conosciuto il Plogging grazie a Keep Clean and Run, che proprio nella prima edizione da Aosta a Ventimiglia passò per la sua città e coinvolse l’Associazione sportiva di cui fa parte, Sportification.
«Per noi, da sempre, correre è anche un modo di stare insieme e di divertirsi -racconta- Con il Plogging unisco anche la cura dell’ambiente: cosa chiedere di più?».
Al traguardo genovese è arrivata con uno stendino e quattro sacchi pieni di spazzatura varia. «Avrei voluto raccogliere il triplo o il quadruplo, ma ci andava la forza per portare tutto… ho trovato anche una vasca da bagno! -prosegue- Dispiace che anche in zone stupende come Genova e il suo Parco delle Mura ci siano così tanti rifiuti. Manifestazioni come il WPC aiutano a far capire quanto il problema sia grave».

Eiichiro Tokita, invece, dal Giappone è venuto davvero. Accompagnato dai genitori, hanno fatto un po’ di turismo in giro per l’Europa e sono quindi arrivati a Genova per i Mondiali: lui a correre e raccogliere, mamma e papà a documentare ogni momento, anche sui social.
«Partecipo in rappresentanza del gruppo Plogging Japan, di cui faccio parte e che nel mio Paese organizza un centinaio di eventi di Plogging ogni anno -spiega- Da noi questa disciplina sta diventando sempre più popolare; io stesso la pratico ormai dal 2019. Un amico mi ha segnalato l’esistenza del World Plogging Championship, visto su internet, e ci siamo organizzati per partecipare».

Centinaia di appassionati ci sono anche in Algeria, dove la Plogging Association nazionale dà vita a momenti di sport e pulizia dell’ambiente ogni settimana, coinvolgendo anche centinaia di persone nei luoghi più diversi: dalle città alle spiagge al deserto.
«Ci siamo organizzati in Comitati tematici, tra cui uno dedicato a bambini e ragazzi con l’obiettivo specifico di promuovere queste attività anche nelle scuole, educando all’attività motoria unita alla tutela dell’ambiente -dettaglia Amine Boucherih, uno dei membri fondatori e rappresentante del Paese nordafricano al campionato mondiale- Essere qui è un’esperienza indimenticabile e molto importante per tutto il nostro movimento».

Al campionato del mondo non poteva inoltre mancare Paul Waye, olandese, che “plogga” tutti i giorni e, quando può, lo fa indossando un vistoso costume giallo a forma di banana.
Perché? «Tutti questi rifiuti abbandonati sono una cosa negativa, ma io voglio mandare un messaggio positivo: non guardate l’immondizia, ma noi che ci divertiamo -spiega- Mentre corro metto anche la Disco Music ad alto volume, per attirare l’attenzione. Così prima senti la musica, poi vedi la banana, ridi, poi vedi i rifiuti e rifletti».
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E gli italiani? Al World Plogging Championship di Genova erano tanti: tra di loro molti gli sky runner, atleti abituati a correre per ore in montagna, con ogni temperatura e anche al buio.
Tra questi alcuni pluri-campioni che non hanno voluto far mancare la loro presenza a un appuntamento dal forte valore simbolico. Ma non solo.

Tanti anche, i “semplici” appassionati di corsa che, negli anni, hanno unito la parte “eco” a quella meramente sportiva. Come Maria Grazia Celi, da San Filippo del Mela (Messina), che quest’anno ha affiancato il marito Saverio Mancuso e si è portata pure a casa la medaglia d’argento mondiale e un piazzamento a podio nell’Urban Plogging.
«Normalmente corriamo e basta, ma un po’ di tempo fa abbiamo partecipato a una manifestazione nel cui ambito c’era una dimostrazione di questa disciplina, che ci ha subito colpiti -ricorda- Così abbiamo anche dato vita a una squadra, l’Asd Arb Messina Plogging, e preso parte a una gara di qualificazione per i Mondiali, vincendola entrambi e conquistando gli ambiti posti per Genova».

Ai Mondiali ha preso parte anche Nadia Meriggio, da Mondovì (Cuneo), che nella vita di tutti i giorni è impiegata nel reparto ortofrutta di un ipermercato e gestisce un blog dedicato a viaggi e montagna. Appassionata di corsa, oggi le risulta difficile partecipare alle gare, nei weekend, proprio a causa dei turni lavorativi.
«E allora corro per passione e divertimento, spesso vicino a casa, senza mai dimenticare il sacchetto per i rifiuti -racconta- Però a questo evento non volevo proprio mancare. Ed è stato bellissimo. Devastante fisicamente, ma una stanchezza comunque diversa rispetto a quella che hai quando smetti di lavorare. Sai di aver contributo a lasciare il nostro Pianeta un po’ migliore e di aver dato il buon esempio».
[Articolo realizzato con la collaborazione di Irene Mariano]
