Edito da Codice Edizioni, Un autunno caldo mette in relazione crisi ecologica, emergenza climatica e dinamiche di riproduzione economica e sociale
Un autunno caldo di Andrea Fantini è un valido antidoto alla pandemia intellettuale dello specialismo, il virus inoculato dal capitalismo e dai poteri che lo sostengono per occultare le conseguenze di un sistema socio-economico da tempo insostenibile. Di libri che parlano della crisi climatica ce ne sono molti, ma sono rari quelli che, come Un autunno caldo, ne prendono in esame le cause partendo dal processo di globalizzazione iniziato con la colonizzazione del Sud America e la diffusione delle enclosures. D’altronde non si può provare a limitare le conseguenze della crisi climatica se non se ne comprendono le cause scatenanti e i pilastri del sistema socio-economico dominante.
Di che cosa si nutre il capitalismo? Di una ricchezza che deve costantemente circolare ed essere reinvestita, ma soprattutto necessita di trasformazioni territoriali e organizzazioni logistiche adeguate che siano capaci di velocizzare e facilitare gli scambi commerciali. Questo sistema economico ha bisogno “di un proletariato prima rurale e poi sempre più urbano, espropriato dei mezzi di produzione e pronto per essere arruolato nel settore industriale”. Il terzo elemento è la cheap nature, vale a dire “l’ampia disponibilità di risorse naturali a buon mercato, conquistate e privatizzate con la forza, l’uso di manodopera schiava, anch’esso frutto di un’egemonia militare, e un soggetto che si occupi, senza alcuna remunerazione, del lavoro domestico, dell’accudimento familiare e della riproduzione sociale, vale a dire le donne”. Infine, per il buon funzionamento del capitalismo, è necessaria una cornice ideologica che assicuri la tenuta senza la necessità di fare costantemente ricorso alla violenza.
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Alla luce di queste necessità sono tre i fattori che fanno dilagare il sistema capitalistico:
1) la condizione salariata di un numero crescente di persone che perdono i mezzi dell’autosussistenza storicamente garantiti dall’agricoltura e dall’allevamento,
2) la disponibilità di energia non più prodotta dagli esseri umani ma da una fonte fossile quale il carbone,
3) il saccheggio delle risorse naturali da parte degli Stati industriali a danno dei Paesi colonizzati.
Questi tre fattori producono la cosiddetta Grande Accelerazione, un processo che è sostenuto dai combustibili fossili, dall’energia nucleare, dal rapido sviluppo tecnologico, dall’aumento demografico, dall’incredibile crescita dei centri urbani ovverosia da una serie di elementi che esercitano una pressione talvolta insostenibile sull’ambiente. A questi si aggiungono l’obsolescenza programmata e la finanziarizzazione dell’economia. Perché questi scempi siano accettati da gran parte della popolazione è necessaria una narrazione neoliberista nella quale la crisi ambientale viene ridotta a un problema tecnico e tecnologico.
L’estensione delle coltivazioni e degli allevamenti, l’urbanizzazione e la realizzazione di imponenti opere infrastrutturali necessarie all’economia globale hanno aumentato la trasformazione a uso antropico del suolo naturale, favorendone la sua degradazione. Il concetto di cheap nature inaugurato con la colonizzazione del Sud America è divenuto la regola su scala globale, un dogma da cui il neoliberismo non è in grado di uscire. Secondo Fantini è impossibile il disaccoppiamento fra la crescita economica e quella del consumo energetico.
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E la tanto decantata transizione energetica? Fantini non ha dubbi: “chi detiene grossi capitali è già pronto ad approfittare della crisi per trovarsi in una posizione di vantaggio e di controllo delle reti tecnologiche in vista di una trasformazione del sistema produttivo ed energetico. In questo scenario di profonde disparità, i costi dell’eventuale transizione/conversione – sempre che questa sia sufficiente per mantenere entro livelli accettabili le alterazioni irreversibili della biosfera – ricadranno sulle classi popolari, in misura inversamente proporzionale alla loro posizione nella gerarchia sociale. Sarà una specie di trickle-down al contrario: tutte le nocività, tutte le limitazioni e tutti i sacrifici verranno scaricati, come del resto avviene da tempo, verso il basso”.
Consigliatissimo a tutti i lettori che amano i testi interdisciplinari, Un autunno caldo di Andrea Fantini è edito da Codice Edizioni.