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Rifiuti speciali in aumento in Italia, il Rapporto Ispra 2023

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Rifiuti speciali in aumento in Italia, il Rapporto Ispra 2023 ultima modifica: 2023-08-21T07:37:50+02:00 da Marco Grilli
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Significativo aumento dei rifiuti speciali (+12%) con la ripresa delle attività economiche dopo la pandemia, lo rivela il Rapporto Ispra 2023

La fine della crisi pandemica è coincisa con la ripresa delle attività economiche ed il conseguente aumento dei rifiuti speciali. A sostenerlo è proprio il  Rapporto rifiuti speciali 2023 – giunto alla 22ª edizione e consultabile qui – , risultato di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati ad opera del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Istituto superiore per la Protezione e Ricerca ambientale (Ispra), con la collaborazione delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente.

Questo importante lavoro assolve un compito istituzionale previsto dall’articolo 189 del Decreto legislativo n. 152/2006. Anche quest’anno sono stati esaminati oltre 60 indicatori elaborati a livello nazionale, di macroarea geografica e regionale, con la distinzione per attività economica e tipologia di rifiuto.

Attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, si intende fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive”, specifica l’Ispra. I dati riferiti all’anno 2021 sono l’oggetto dell’edizione 2023 sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale, con approfondimenti anche sul trattamento in chiave provinciale e sull’import/export.

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L’edizione 2023

Nel 2021 la produzione nazionale di rifiuti speciali si è attestata a 165 milioni di tonnellate, con un significativo aumento rispetto all’anno precedente (+12,2%), corrispondente a quasi 18 milioni di tonnellate. Tale crescita è principalmente dovuta alla ripresa delle attività economiche dopo la crisi pandemica, in particolare della produzione industriale e manifatturiera .

Distinguendo la produzione di rifiuti speciali per Regione, domina a livello nazionale la Lombardia (37,4 milioni di tonnellate), seguita da Veneto (18) ed Emilia Romagna (14,6). Nel Sud il primato è detenuto dalla Puglia (11,4).

Per quanto riguarda invece la tipologia di attività produttive, il settore delle costruzioni e demolizioni, con 78,7 milioni di tonnellate, contribuisce a quasi la metà (47,7%) della produzione di rifiuti speciali, anche se va segnalata l’ottima percentuale di riciclo (80,1%), che supera l’obiettivo del 70% fissato dalla normativa al 2020. I rilevati e i sottofondi stradali sono i prodotti maggiormente recuperati che rientrano nel ciclo virtuoso dell’economia circolare. Più in dettaglio, l’insieme delle attività manifatturiere contribuisce al 18,2% della produzione totale di rifiuti speciali (con circa 30,1 milioni di tonnellate), mentre le altre attività economiche si fermano al 9,9% (circa 16,2 milioni di tonnellate).

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Il Rapporto dell’Ispra affronta inoltre il nocciolo della questione, distinguendo tra rifiuti speciali pericolosi e non. I primi ammontano a quasi 10,7 milioni di tonnellate e sono aumentati di 820mila tonnellate (+8,3%), mentre i secondi, che rappresentano il 93,5% dei rifiuti prodotti, ammontano complessivamente a 154,3 milioni di tonnellate ed hanno segnato una crescita di 17,1 milioni di tonnellate (+12,5%).

Nell’ambito dei rifiuti non pericolosi, la crescita della loro produzione dal settore dei presidi ambientali dimostra la crescente attenzione da parte del comparto industriale al contenimento degli impatti ambientali.

Nella produzione dei rifiuti pericolosiincide più di tutti il settore manifatturiero con il 37%, corrispondente a 3,9 milioni di tonnellate. Il 33,1% è attribuibile alle attività di gestione dei rifiuti e di risanamento ambientale, pari a 3,5 milioni di tonnellate, seguite dal settore dei servizi, del commercio e dei trasporti (19,7%) con 2,1 milioni di tonnellate, di cui 1,5 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso”, sottolinea l’Ispra.

Analizzando i rifiuti pericolosi prodotti dal sistema manifatturiero, la maggior parte di loro deriva dal comparto metallurgico, da quello della fabbricazione di prodotti chimici e farmaceutici, di coke e derivanti dalla raffinazione del petrolio e di altri in metallo. I rifiuti speciali si concentrano soprattutto nel Nord Italia a vocazione più industriale (96,4 milioni di tonnellate pari al 58,4%), seguito dal Sud (25,1%) e dal Centro (16,5%).

La gestione dei rifiuti speciali nel 2021

178,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono complessivamente gestiti in Italia, di questi il 5,6% rientra in quelli pericolosi. L’aumento della gestione rispetto al 2020 è dell’11,4%, le quantità avviate a operazioni di recupero sono cresciute del 12,6% (+16,6 milioni di tonnellate), quelle destinate allo smaltimento del 6% (+1,7 milioni di tonnellate).

Nel complesso sono operativi 10.763  impianti di gestione dei rifiuti speciali, dislocati per oltre la metà al Nord Italia. Il 42,7% del totale degli impianti è dedicato al recupero di materia (4.601 in totale), mentre 300 strutture effettuano il coincenerimento, 74 l’incenerimento e 270 sono le discariche operative (di cui 11 per rifiuti pericolosi).

Il recupero di materia costituisce la quota predominante della gestione dei rifiuti speciali con il 72,1% (128,3 milioni di tonnellate), mentre le operazioni di smaltimento rappresentano il 15,7% (28 milioni di tonnellate)”, si legge nel rapporto.

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Per quanto riguarda le operazioni di gestione prevale il riciclo/recupero di sostanze inorganiche (41,4%), riguardante perlopiù i rifiuti da attività di costruzione e demolizione, seguito dal recupero di rifiuti di metalli e composti metallici (13,4%) e da quello di sostanze organiche (9,9%), rappresentate principalmente da carta, cartone e legno. Lo smaltimento in discarica interessa invece circa 10,2 milioni di tonnellate di rifiuti (il 5,7% del totale gestito): delle 270 discariche attive, 119 sono per rifiuti inerti, 140 per rifiuti non pericolosi, 11 per quelli pericolosi.

Nel complesso l’Italia è un importatore netto di rifiuti, poiché ne importa circa 7,4 milioni di tonnellate e ne esporta poco più di 3,9 milioni di tonnellate. I rifiuti pericolosi rappresentano l’1,3% del totale importato – l’import riguarda soprattutto rottami metallici provenienti da Germania e Francia recuperati dalle industrie metallurgiche di Lombardia e Friuli Venezia Giulia – ed il 33% del totale esportato (l’export è diretto prevalentemente verso la Germania ed è costituito in massima parte da rifiuti prodotti da impianti di trattamento o dalle attività di costruzione/demolizione).

Flussi di rifiuti e principali criticità

I flussi di rifiuti che presentano le maggiori criticità gestionali, per quantità o complessità, riguardano quelli contenenti amianto (-12,2% rispetto al 2020), i veicoli fuori uso, gli pneumatici fuori uso, i fanghi di depurazione delle acque reflue urbane ed i rifiuti sanitari. 

Per quanto riguarda i quantitativi di rifiuti contenenti amianto ancora non si rileva, a livello generale, un’attività sistematica di decontaminazione delle infrastrutture presenti sul territorio. La filiera dei veicoli fuori uso si attesta ad una percentuale di reimpiego e riciclaggio pari all’84,3% del peso medio del veicolo, mentre il recupero totale (obiettivo del 95%) non è stato ancora raggiunto poiché non viene effettuato il recupero di nessuna delle frazioni derivanti dal trattamento.

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La gran parte degli pneumatici fuori uso è destinata al recupero di materia (81,1%) ma la raccolta deve essere rafforzata per garantire la debita valorizzazione di tutti i flussi di rifiuti. In materia di fanghi di depurazione delle acque reflue urbane, invece, il 52,3% del totale gestito è smaltito ed il 45,6% recuperato, ma vanno implementate le tecnologie di recupero anche di tipo energetico. Infine, i rifiuti sanitari sono cresciuti del 14% e la normativa, ormai datata, continua a privilegiare la tecnica dello smaltimento (75% del totale), a danno del più utile recupero.

[Credits foto: Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, isprambiente.gov.it]

Rifiuti speciali in aumento in Italia, il Rapporto Ispra 2023 ultima modifica: 2023-08-21T07:37:50+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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