Il signore delle mosche – I bambini selvatici verso il futuro

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Il signore delle mosche – I bambini selvatici verso il futuro ultima modifica: 2023-06-25T07:24:05+02:00 da Emanuel Trotto
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Il signore delle mosche film del 1963 tratto dal romanzo di William Golding è una rivisitazione critica del mito del buon selvaggio

Il fatto

Ne Il signore delle mosche di William Golding, film del 1963, un aereo precipita nei pressi di un’isola deserta. Solo una scolaresca di bambini inglesi sopravvive all’incidente. Senza adulti, dovranno cercare di vivere in questo ambiente ostile. Dovranno affrontare le difficoltà legate soprattutto a paure ancestrali e ataviche…

Il commento

La notizia è di qualche giorno fa. Nella Foresta amazzonica della Colombia sono stati ritrovati quattro bambini usciti indenni da un incidente aereo. Il gruppo è riuscito a sopravvivere grazie alle conoscenze del proprio popolo, gli indigeni Uitoto. Si trattava di quattro fratelli di un’età compresa fra i 13 e un anno. Hanno perso la madre e il pilota (gli unici adulti presenti con loro) a seguito dello schianto. Da soli, la figlia maggiore di 13 anni si è messa a capo e ha portato alla salvezza i suoi fratelli, che sono stati recuperati dai militari dopo quaranta giorni. Una storia a lieto fine ma che fa riflettere sotto diversi punti di vista.

La memoria va, come naturale conseguenza al 1954 o al 1984 che dir si voglia. A quel conflitto nucleare mai avvenuto eppure in atto che ha partoritoIl signore delle moschedi William Golding (a questo link il film). Ovvero lo spirito di una umanità che, prima durante e dopo un conflitto nucleare, si ritrova a dover ricominciare da zero. Sfaldando il mondo vecchio, di stampo occidentale dominante, è possibile ricreare qualcosa di nuovo, più etico. Dall’eccesso del progresso imploso c’è la possibilità di risalire la corrente e non commettere più gli stessi errori? Oppure no?

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Quando Golding scrisse il suo romanzo erano passati pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e il clima di Guerra Fredda iniziava già a manifestarsi. Golding era forte delle teorie di Rudolf Steiner (1861 -1925), filosofo facente parte di quella branca spirituale della teosofia che è l’antroposofia. Si professava l’idea che la realtà non sia altro che una manifestazione spirituale in continua evoluzione. Essa possiede degli elementi comuni analizzati con un approccio scientifico che riprende a sua volta gli studi naturalistici di Joahnn Goethe (1749 – 1832). Per lo scrittore tedesco i concetti e le idee non sono immagini astratte per conoscere ma fanno parte della Natura nei suoi mutamenti, anche in quelli organici.

Il signore delle mosche William Golding
Copertina italiana del romanzo di Golding edita da Mondadori per la collana Classici Moderni.

Studiandola si arriva alla conclusione che l’essere umano “scientificamente” è portato a fare alcuni pensieri e a compiere alcune azioni, nel bene e nel male. Questo portò Golding, maestro elementare, a condurre un esperimento: ossia lasciare la classe un libero dibattito nel quale i gruppi si confrontavano su un argomento comune. In realtà era uno strumento didattico che si era deciso di attuare nella scuola di Salisbury dove lavorava e che ha perfezionato. Ossia allontanandosi dai ragazzi durante il dibattito. Realizzò così che la presenza di un arbitro super partes è fondamentale perché, senza di esso, si degenera inevitabilmente nel conflitto.

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Attraverso questa sua visione già nel 1952 inizia ad elaborare la storia che diventerà poi il romanzo Lord of the Flies, titolo che è una chiara allusione demoniaca e metafora del Male. L’uomo è sempre e comunque portato al Male. In quanto essere pensante avrebbe molte possibilità evolutive per poter sopravvivere in comunione con gli altri esseri viventi e con se stesso. Ma non ci riesce in quanto declina il pensiero alla legge ancestrale del più forte: chi lo è, fisicamente e mentalmente, è in grado di portare le masse dalla propria parte. Grazie a presunte capacità superiori e, soprattutto, grazie alla superstizione e alla paura.

Il signore delle mosche
Due protagonisti del film di Brook: “Piggy” (Hugh Edwards a sinistra) e Ralph (James Aubrey).

Anche il primo titolo pensato per l’opera, StrangersfromWithin, (Stranieri dall’interno), sottolinea questo divario. L’interno è la comunità e, in senso più ampio, il Mondo Naturale. Lo si può leggere in due modi differenti. Ossia che nelle comunità umane si creano degli individui definibili come “stranieri”. Allo stesso tempo l’uomo è un unicum, quindi un presunto straniero all’interno della biodiversità. Incapace di comprendere le ragioni di queste dicotomie l’uomo per tutta la sua Storia ha cercato di porvi rimedio.

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Questo racconta Il signore delle mosche, trasposto due volte al cinema, nel 1963 e nel 1990. La più conosciuta (e più fedele) versione è quella del 1963 ad opera del regista e drammaturgo inglese Peter Brook e presentata in Concorso al Festival di Cannes di quell’anno. Durante una guerra atomica in corso nel 1984, un aereo con una scolaresca di bambini e pre-adolescenti inglesi viene abbattuto. I sopravvissuti trovano riparo su di una spiaggia deserta. Emergono fra di loro Ralph, “Piggy” e Jack. Si pongono come leader della comunità infantile creatasi. In questo piccolo paradiso terrestre hanno la possibilità di autogestirsi in maniera illuminata.

Il Signore delle mosche
Il terzo protagonista del film, Jack (Tom Chapin), ragazzo selvaggio.

La logica e la democrazia, simboleggiate da una conchiglia usata come tromba, viene gradualmente messa da parte in favore di uno spiritismo ancestrale. Sull’isola c’è un “mostro” che vive nella scogliera che minaccia tutti. Per placarlo, Jack propone di offrire Lui in sacrificio la testa di uno dei maiali selvatici che vivono sull’isola e che hanno imparato a cacciare per sostentarsi. A esso si aggiungono riti e danze tribali nel buio della notte, davanti ad un fuoco perenne, in un crescendo costante.

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La civiltà si oppone nella maniera più spregiudicata alle barbarie, smontando il mito del buon selvaggio. Non è nell’abbandono completo della civiltà che si trova la soluzione, ma nella convivenza fra noi stessi e, di riflesso alla Natura. Altrimenti non abbiamo speranze.

Scheda film de Il signore delle mosche

  • Titolo originale: Lord of the Flies;
  • Regia: Peter Brook;
  • Sceneggiatura: Peter Brook dall’omonimo romanzo di William Golding;
  • Interpreti: James Aubrey (Ralph), Tom Chapin (Jack), Hugh Edwards (“Piggy”), Tom Gaman (Simon), Roger Elwin (Roger), Nicholas Hammond (Robert);
  • Origine: Regno Unito, 1963;
  • Durata: 92′;
  • Premi e riconoscimenti: Festival di Cannes 1963 – Nomination per la Palma d’Oro; National Board of Rewiev of Motion Pictures – Migliori dieci film dell’anno;
  • Temi: CINEMA, NATURA.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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