api come bioindicatori

Api come bioindicatori per la qualità dell’aria, parte il progetto di monitoraggio integrato

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Api come bioindicatori per la qualità dell’aria, parte il progetto di monitoraggio integrato ultima modifica: 2023-05-26T07:14:42+02:00 da Marco Grilli
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In un sito industriale di Ravenna parte il progetto di monitoraggio integrato della qualità dell’aria con l’utilizzo delle api come bioindicatori

Le api sono particolarmente preziose non solo per il processo di impollinazione ma anche come bioindicatori. Lo dimostra il nuovo e innovativo progetto “Bees for Integrated Air Quality Monitoring” (Api per il monitoraggio integrato della qualità dell’aria), che si svolge in un sito industriale nella parte ovest della città di Ravenna e prevede l’integrazione delle tecniche di campionamento ed analisi chimica degli agenti inquinanti – dal punto di vista ambientale, sanitario e olfattivo – con il bio-monitoraggio effettuato con le api.

Il problema dell’inquinamento atmosferico 

L’Agenzia europea dell’ambiente ha individuato l’inquinamento atmosferico come il principale fattore di rischio ambientale per la salute umana nel Vecchio Continente. Stando alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), lo smog è associato globalmente a sette milioni di morti premature l’anno, di cui 400mila nella sola Europa, il 17% di queste in Italia.

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Il Bel Paese ha già subito tre procedure d’infrazione europee per livelli eccessivi di inquinamento atmosferico e la situazione non pare migliorare. Il rapporto Mal’Aria 2023 di Legambiente ha evidenziato che nel 2022 ben 29 città su 95 hanno superato i limiti giornalieri di PM10, con più del doppio degli sforamenti consentiti registrati a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia. Se poi consideriamo i target europei previsti al 2030, sono fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 ed il 61% per l’NO2.

L’inquinamento atmosferico comporta problemi acuti e cronici soprattutto a livello respiratorio e cardiovascolare. Il suo monitoraggio si rivela dunque fondamentale a livello preventivo, per poi capire dove e quando agire per migliorare la qualità dell’aria. In questo aspetto le api si rivelano alleate preziose nella loro veste di sentinelle dell’ambiente.

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Le api come indicatori biologici

“È ormai ampiamente riconosciuta la funzione delle api come indicatori biologici, in grado di mostrare il deterioramento dell’ambiente in cui vivono attraverso tre segnali: l’alta mortalità, i disturbi dello sviluppo demografico della colonia e i residui che si possono riscontrare nei loro corpi o nei prodotti dell’alveare”, scrivono gli organizzatori del progetto.

Soprattutto l’Università degli Studi di Bologna è impegnata da tempo a studiare l’uso delle api come bioindicatori di antiparassitari, metalli pesanti, radionuclidi, idrocarburi policiclici aromatici e microrganismi fitopatogeni in molte regioni italiane. D’altronde, le api sono un ottimo rilevatore ecologico grazie a molte delle loro caratteristiche etologiche e morfologiche, poiché sono organismi quasi ubiquitari, con il corpo relativamente coperto di peli capace di intercettare materiali e sostanze con cui entrano in contatto, ad alta mobilità e raggio di volo, facili da allevare e con costi di gestione molto contenuti rispetto al notevole numero di campionamenti effettuati.

Il progetto

Il progetto “Api per il monitoraggio integrato della qualità dell’aria” durerà almeno un anno (marzo 2023-marzo 2024) ed è interamente finanziato da una società chimica, SECAM Srl, che lavorerà in collaborazione con il Centro Interdipartimentale di Ricerca per le Scienze Ambientali dell’Alma Mater Università di Bologna (CIRSA) ed il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA). L’obiettivo è quello di giungere ad una conoscenza della qualità dell’aria più completa ed a più ampio raggio, intesa in termini di inquinanti presenti e di estensione dell’inquinamento.

Il progetto nasce dalla bontà di un’ente industriale finanziatore del progetto stesso, un’industria chimica della zona industriale di Ravenna ad ovest del centro cittadino, che vuole conoscere il proprio impatto ambientale. SECAM Srl già monitorava la qualità dell’aria con metodi privati, campionatori d’aria, analisi chimiche ecc. Con questo progetto hanno voluto aggiungere un bioindicatore”, ci racconta il responsabile scientifico di “Bees for Integrated Air Quality Monitoring”, Piotr Medrzycki.

Si tratta della prima iniziativa del genere nella città romagnola, particolarmente importante perché “per la prima volta un potenziale soggetto inquinante finanzia un progetto di monitoraggio integrato ed auspichiamo che questo esempio venga seguito da altri per aggiungere al monitoraggio fisico-chimico il biomonitoraggio”, spiega ancora Medrzycki.

Il progetto ricorre alle api da miele (Apis mellifera) come bioindicatori e utilizza sei alveari, tre per ognuna delle due postazioni di monitoraggio individuate. I ricercatori del CREA si occuperanno dei campionamenti sia delle api bottinatrici in entrata che del miele di recente importazione. I campioni saranno poi portati in laboratorio per le analisi chimico-fisiche a cura del CIRSA. Il numero relativamente basso delle api prelevate non avrà alcuna conseguenza per lo sviluppo degli alveari. I campionamenti e le analisi saranno effettuati quattro volte all’anno, gli ultimi a fine settembre-inizio ottobre. Queste attività procederanno di pari passo con le visite agli alveari al fine di rilevarne la forza (in termini di quantità di api adulte), la covata, la consistenza delle scorte di cibo ed eventuali segni di patologie.

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Il vantaggio di effettuare un bio-monitoraggio con le api da miele, ottime per caratteristiche morfologiche e comportamentali, ce lo spiega Medrzycki, “questi insetti si adeguano a diverse condizioni climatiche, il loro periodo di volo copre gran parte della stagione ed in un alveare ci sono decine di migliaia di individui che quotidianamente compiono i loro voli e quindi campionano gli impatti ambientali e li riportano nell’alveare. Le api volano intorno all’alveare per circa 700 ettari, prelevano nettare, polline e si sporcano di particolato. È possibile campionare il miele, il polline e le stesse api, il vantaggio è quello di avere un unico punto di campionamento che è l’alveare”.

Come è facile intuire quindi le api da miele presentano un enorme vantaggio di monitoraggio rispetto, ad esempio, al campionamento esclusivamente fisico-chimico fornito in un punto da una centralina chiamata a valutare l’inquinamento prodotto dal traffico stradale. “L’alveare è uno strumento di campionamento che ci permette di convogliare in unico punto le matrici da analizzare. Le api volano, coprono 700 ettari e noi abbiamo un valore medio dell’area che è in grado di descrivere un territorio, gli altri indicatori fisico chimici invece devono campionare in un sito ma da un incrocio stradale ad un punto posto 100 metri più avanti la qualità dell’aria può cambiare notevolmente”, spiega Medrzycki.

Dopo il primo anno del progetto saranno decisi gli ulteriori sviluppi, “auspichiamo che verrà rinnovato e che altri enti si convincano dell’importanza dell’utilizzo dei bioindicatori per il monitoraggio dell’inquinamento ambientale, magari integrando le api con altri ottimi bioindicatori della qualità dell’aria come i licheni, sempre esposti all’inquinamento anche durante l’inverno quando le api non volano. I licheni descrivono la situazione in un punto ma il monitoraggio è costante nel tempo al di là delle condizioni meteorologiche”, conclude Medrzycki.

Api come bioindicatori per la qualità dell’aria, parte il progetto di monitoraggio integrato ultima modifica: 2023-05-26T07:14:42+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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