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I danni ambientali della guerra in Ucraina, la mappa di Greenpeace ed Ecoaction

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I danni ambientali della guerra in Ucraina, la mappa di Greenpeace ed Ecoaction ultima modifica: 2023-04-26T00:02:24+02:00 da Marco Grilli
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Greenpeace ed Ecoaction hanno realizzato una mappa dei danni ambientali connessi alla guerra in Ucraina per denunciare i gravissimi impatti del conflitto sugli ecosistemi

Non “sola igiene del mondo” come nei celebri versi di Marinetti, la guerra in realtà è tremendamente sporca ed oltre a mietere vittime e distruzione comporta anche gravi danni ambientali. Ad oltre un anno dallo scoppio del conflitto in Ucraina dovuto all’invasione russa, Greenpeace ed Ecoaction hanno pubblicato una mappa per denunciare i gravissimi impatti sugli ecosistemi legati alle vicende belliche.

La mappa dei danni ambientali della guerra in Ucraina e le proposte per una ricostruzione sostenibile

Stando alle informazioni ufficiali, il 20% delle aree naturali protette ucraine e tre milioni di ettari di foresta hanno subito danni notevoli, mentre altri 450mila ettari si trovano in aree occupate o dove ancora si combatte. Per appurare la rilevanza dei danni ambientali del conflitto e studiare le adeguate contromisure è stata realizzata una mappa facilmente consultabile online, resa possibile grazie ai dati raccolti da Ecoaction, alla loro conferma dalle immagini satellitari ed al lavoro di mappatura svolto da Greenpeace Central and Eastern Europe (CEE).

TvBoy, murales per la Pace in Ucraina nei luoghi martoriati dalla guerra

Importantissimo è stato il lavoro sul campo di Ecoaction, un’organizzazione non governativa ucraina che riunisce esperti ed attivisti impegnati per la protezione ambientale, forti sostenitori della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile dei trasporti e dell’agricoltura nel Paese oggi martoriato dalla guerra. “Dall’inizio della guerra su vasta scala, abbiamo concentrato il nostro lavoro sulla denuncia dei danni ambientali causati dalla Russia e sulla promozione di una ripresa verde del dopoguerra per l’Ucraina”, scrive Ecoaction

“La nostra mappa, navigabile online, mostra come l’invasione russa abbia devastato l’ambiente ucraino: la guerra ha provocato incendidanneggiato gli habitat e inquinato l’acqua, l’aria e il suolo, mentre i bombardamenti dei siti industriali hanno provocato ulteriori contaminazioni”, denuncia Greenpeace.

Le continue esplosioni hanno rilasciato nell’atmosfera un micidiale cocktail di composti chimici. In primis spunta l’anidride carbonica, gas serra non tossico che contribuisce però ad aggravare la crisi climatica. Altrettanta pericolosità rivestono gli ossidi di zolfo e di azoto, all’origine delle piogge acide che, oltre a bruciare la vegetazione e modificare il ph del suolo, si rivelano particolarmente nocive sia per la fauna sia per l’uomo a causa del loro grave impatto sulle mucose e sugli organi respiratori.

Anche i materiali degli armamenti utilizzati in guerra risultano altamente dannosi, quali i frammenti metallici delle granate. I bossoli delle munizioni sono realizzati in ghiaia mista ad acciaio ed, oltre a ferro e carbonio, contengono pure zolfo e rame, elementi chimici che possono infiltrarsi nel terreno e quindi raggiungere le acque sotterranee, con gravi rischi per le catene alimentari dell’uomo e degli animali.

La mappa illustra 30 eventi sui 900 totali raccolti per sottolineare gli impatti ambientali più gravi provocati dall’aggressione russa. Si è trattato di un lavoro di notevole difficoltà come è facile intuire visto il contesto bellico. “Mappare i danni causati dalla guerra in Ucraina è complicato dal fatto che gran parte del territorio liberato potrebbe essere disseminato di mine e altri ordigni esplosivi, mentre le forze russe occupano ancora parti del Paese, rendendo difficile la raccolta dei dati. È però necessario evidenziare questi danni, perché il ripristino ambientale deve avere un posto centrale nel dibattito sul futuro dell’Ucraina. I fondi devono essere stanziati adesso, non quando la guerra sarà finita”, spiega Denys Tsutsaiev di Greenpeace CEE a Kiev.

Guerra in Ucraina, un disastro ambientale dalle pesanti conseguenze

La stessa organizzazione ha già avviato un progetto dallo scorso anno per rendere più sostenibile la ricostruzione dell’Ucraina. Tra gli interventi da poco realizzati merita una menzione l’ospedale di Horenka, un villaggio vicino all’ormai nota Bucha. Nel marzo 2022 questa struttura era stata colpita da una granata ed aveva subito danni al sistema di riscaldamento. Con la collaborazione delle associazioni ucraine Ecoaction, Ecoclub e Victory of Ukraine, Greenpeace ha installato all’interno della clinica un impianto solare fotovoltaico associato con una pompa di calore geotermica e batterie. Grazie alla tecnologia green l’ospedale ha ripreso a funzionare a pieno regime dallo scorso febbraio, una rinascita all’insegna dell’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, della maggiore indipendenza energetica e del risparmio in bolletta.

“Dobbiamo prendere in considerazione tecnologie efficienti dal punto di vista energetico, che non facciano solo risparmiare soldi, ma riducano anche le emissioni di CO2 e il nostro impatto negativo sull’ambiente. Non vogliamo che i fondi stanziati per la ricostruzione dai partner internazionali siano spesi per vecchie tecnologie inquinanti. Ecco perché abbiamo deciso di mostrare l’efficienza delle pompe di calore in questo contesto”, spiega ancora Tsutsaiev. Una ricostruzione sostenibile all’insegna del motto “Build back better” (ricostruire meglio) è quanto auspicato per l’Ucraina.

Dopo distruzione e lutti la speranza è che possano tacere presto le armi per far sì che l’Ucraina diventi un modello nella ricostruzione improntata al rispetto ambientale. Greenpeace si pone l’obiettivo di trovare città partner in Europa che possano aiutare le comunità locali in questo tipo di impresa e sta cercando di presentare altri cinque progetti più grandi e ambiziosi di quello di Horenka.

Esempi di danni ambientali mappati

La mappa richiama l’attenzione su alcune aree naturali che necessitano di sforzi immediati per essere ripristinate e individua cinque temi principali: danni agli impianti industriali, sicurezza energetica, impatti sugli ecosistemi, sicurezza nucleare, impatti sull’ecosistema marino.

Quest’ultimi sono particolarmente rilevanti nel Mar Nero, secondo gli scienziati almeno 50.000 cetacei sono morti in mare durante la guerra su vasta scala a causa principalmente delle navi da guerra russe con i loro sonar.

Per quanto riguarda la sicurezza nucleare suscita apprensione la situazione della più grande centrale nucleare d’Europa, quella di Zaporizhia, occupata dai russi e oggetto di continue segnalazioni di distruzioni e danni. “La perdita di potenza prolungata o il danneggiamento dei sistemi di raffreddamento possono anche danneggiare il reattore e portare a perdite di radiazioni”, si legge. L’interruzione del suo normale funzionamento potrebbe portare ad un disastro nucleare di ampia portata, vista la posizione della centrale nucleare sul Dnipro l’inquinamento da radiazioni potrebbe raggiungere anche il Mar Nero.

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Tra gli impatti sugli ecosistemi ci soffermiamo nel sud-est del Paese dove gli incendi causati dall’aggressione russa hanno portato alla distruzione di 17mila ettari di foreste nell’oblast di Luhansk, con stima preliminare dei danni di quasi un miliardo di euro. Passando al tema della sicurezza energetica, i massicci bombardamenti russi hanno danneggiato circa la metà delle infrastrutture energetiche ucraine colpendo quasi l’intero Paese. Più volte ad esempio è finito sotto le bombe il Ladyzhyn TPP a Vinnytska, con danni alle persone e all’ambiente.

Numerosi pure i casi mappati di attacchi agli impianti industriali, dal deposito di petrolio vicino a Dnipropetrovsk al gasdotto nella regione di Kharkiv, dall’impianto di imballaggio in cartone di Rubizhne alla raffineria di petrolio di Odessa, che oltre all’inquinamento atmosferico provocano gravi danni alla salute del suolo ed agli ecosistemi marini.

Greenpeace ed Ecoaction chiedono che la ricostruzione delle città avvenga parallelamente al ripristino ambientale del Paese ed invocano un immediato cessate il fuoco, negoziati di pace e risorse finanziarie immediate per l’ambiente ucraino.

[Credits foto: @Greenpeace.org]

I danni ambientali della guerra in Ucraina, la mappa di Greenpeace ed Ecoaction ultima modifica: 2023-04-26T00:02:24+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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