Fridays for Future

Fridays For Future, il movimento torna a manifestare in piazza

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Fridays For Future, il movimento torna a manifestare in piazza ultima modifica: 2023-03-01T14:39:15+01:00 da Claudia Pomponi
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Dal 2018 al 2023. Sono passati cinque anni dalla prima protesta globale sui cambiamenti climatici di Fridays for Future. Il 03 marzo 2023 le piazze e le vie delle maggiori città del mondo torneranno a essere gremite di persone.

Mentre gli anni, i mesi e i giorni svaniscono nella quasi totale immobilità dei governi, la speranza continua a resistere nel cuore delle persone del movimento Fridays For Future. È una speranza tanto forte da esplodere in rabbia, proprio quella rabbia che ora il gruppo rivendica e che diventa apripista del nuovo slogan: “la nostra rabbia è energia rinnovabile”.

La nascita di Fridays For Future

Siamo nel 2018, davanti al parlamento della Svezia, una Svezia che boccheggia per anomale ondate di calore ed è travolta da forti incendi. Una giovane studentessa, Greta Thunberg, armata di cartellone, decide di far partire il suo Skolstrejk för klimatet (sciopero scolastico per il clima): richiede al suo governo una decisa azione sulla crisi climatica.

In poco tempo, altri scioperanti si uniscono, pronti nel continuare a manifestare ogni venerdì del mese, fin quando la Svezia non rispetti l’Accordo di Parigi  –  un Trattato Internazionale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Si diffonde l’hashtag #fridaysforfuture, con il quale Greta e gli altri incoraggiano le persone a scendere nelle piazze.

I primi scioperi si diffondono nel mondo: Australia, Austria, Belgio, Italia, Canada, ecc.

Si arriva al 15 marzo 2019, giorno del primo Global Strike, una manifestazione pacifica che riesce a unire milioni di voci pronte a farsi sentire contro l’indifferenza con cui viene affrontata la crisi climatica.

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Evoluzioni

A pochi mesi del primo sciopero, Fridays for Future organizza nuove manifestazioni: ben quattro nel 2019. La protesta del 27 Settembre, inoltre, viene preceduta da una settimana di azioni globali, la Climate Acition Week. Lo scopo è aumentare la sensibilizzazione al tema, e coinvolgere anche i lavoratori.

Nel 2020, la pandemia di Covid-19 non ha fermato il movimento.  Lo sciopero si è trasferito nelle piazze virtuali. Le modalità di partecipazione al Digital Strike sono state molteplici: da una semplice foto con il cartellone, alla geolocalizzazione in luoghi di rilevo politico, all’ascolto delle dirette sul canale YouTube.

“Sulla base dei fatti forniti dalla scienza del clima, gli attivisti hanno ragione. Ecco perché noi, come scienziati, li sosteniamo”

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Da subito, accademici, studiosi e scienziati hanno mostrato il loro sostegno e nessuna critica al movimento. In Germania, questo collettivo ha fondato il gruppo Scientists for Future, sostenuto da più di 26 mila scienziati.

Durante gli anni, gli scioperi si sono svolti con costanza, seguendo lo stesso schema, continuando a ribadire le preoccupazioni per il futuro delle persone e dell’ambiente: l’emissioni inquinanti, il desiderio di usare energia pulita, di promuovere scelte e investimenti che tentino di rispettare almeno l’Accordo di Parigi. Eppure le azioni governative sembrano non esserci. Così, nel 2021 a Berlino, Greta Thunbreg ribadisce il concetto a una folla di 100 mila persone: “nessun partito politico sta facendo abbastanza”.

Reazioni

Le considerazioni sul movimento Fridays for Future e sul suo modo di operare sono state tante, e anche molto diversificate fra loro.

Alcuni leader politici –  come Theresa May (UK), Scott Morrison, Dan Tehn (Australia) – hanno duramente criticato gli scioperi, considerandoli come atti di assenteismo, uno spreco di lezioni e di apprendimento. Tuttavia, i sostenitori non solo sono più numerosi, ma rappresentano un insieme molto variegato di personalità. Oltre a figure politiche, fondamentale è stata la presa di posizione di personaggi come Antònio Guterres, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, che il 15 marzo 2019 ha sostenuto gli scioperanti. “La mia generazione non è riuscita a risponde in maniera adeguata alla drammatica sfida del cambiamento climatico. Non c’è da stupirsi che i giovani siano arrabbiati” ha affermato in quell’occasione.

Le motivazioni dietro gli scioperi

Fridays for Future continua la sue proteste da anni. Perché?

Le preoccupazioni sul futuro delle generazioni, sulla crisi e sulla giustizia climatica sono i pilastri portanti della loro visione. Nondimeno, il movimento comprende bene quanto l’economia, la rappresentanza politica e le battaglie intersezionali concorrono per raggiungere la comune destinazione: vivere in ambiente sano, con la speranza di un futuro senza nessun tipo di ingiustizia.

I loro interventi non si fermano al solo scioperare, ma si articolano sia nelle creazioni di dibattiti nelle scuole, in situazioni collettive e in spazi adeguati, che nell’esposizione di progetti sostenibili e fattibili per affrontare la già presente emergenza climatica.

In Italia nel 2020, il movimento ha presentato Ritorno al futuro un piano per far ripartire l’economia dopo il lockdown, investendo sulla transizione ecologica. Il progetto è stato elaborato insieme a esperti, scienziati, associazioni e movimenti nazionali. Comprende proposte riguardo l’economia, l’energia, l’edilizia, i trasporti, l’alimentazione, il turismo e la gestione dei rifiuti.

Durante la campagna elettorale del 2022, Fridays for Future torna a ribadire i suoi concetti inascoltati dalla politica, e propone la sua Agenda Climatica. I temi centrali sono cinque: trasporti e mobilità, energia, lavoro, edilizia, povertà energetica ed emergenza idrica. Diventeranno, poi, i pilastri su cui si creerà la narrazione delle azioni del 2023.

Fridays for Future: di nuovo in piazza

Nonostante il tempo a disposizione si riduca drasticamente, nonostante l’emergenza climatica si mostri a chiare immagini (alluvioni, valanghe, siccità, incendi), la politica continua a rimandare, a non considerare quello che stiamo vivendo come una crisi climatica.

Fridays for Future persiste a far sentire la sua voce, la sua rabbia, e torna a scendere nelle piazze. Vuole tenere viva l’attenzione sui problemi ambientali, vuole sensibilizzare le persone, continuare a parlare della più grande difficoltà della nostra epoca.

Il 3 Marzo si torna a manifestare: il primo Global Strike del 2023.

#FridaysforFuture: il movimento degli studenti che prendono posizione contro il cambiamento climatico

Temi dello sciopero

Temi focali della manifestazione saranno:

  • Trasporti: il settore è responsabile di un quinto delle emissioni globali di CO2, e un quarto delle emissioni dell’Unione Europea. Non basta e non è sufficiente convertire l’intero parco auto, occorre:
    1. potenziare il trasporto rapido di massa (treni, metropolitana, autobus),
    2. creare una rete più capillare, sicura ed efficiente;
    3. promuovere il trasporto pubblico e facilitare la circolazione delle biciclette;
    4. sostituire, dove possibile, i voli di linea nazionali e a breve percorrenza con i treni ad alta velocità.
  • Energia: la transizione energetica deve contenere le temperatura globale sotto gli 1,5°C. Per questo bisogna convertire il settore energetico verso le fonti rinnovabili. È importante vietare quei progetti legati alle fonti fossili, pianificare interventi di efficientamento e sufficienza energetica per una riduzione dei consumi. Occorre prestare attenzione e  dare priorità anche alle comunità energetiche.
  • Extra-profitti: se si continua a legittimare i profitti folli e malsani delle grandi multinazionali del fossile, allora è doveroso permettere la costruzione di una nuova società, solidale e resiliente, ed è anche legittimo chiedere che i S.A.D (sussidi ambientalmente dannosi), i fondi per sovvenzionare i grandi del fossile, siano spostati per supplire i costi dei servizi. Bisogna che gli attuali extra-profitti del settore energetico siano tassati al 100%
  • Giustizia sociale ed eco-transfemminsimo: le città sono invivibili non solo a causa dell’inquinamento, delle emissioni e delle catastrofi climatiche, ma anche dal punto di vista della parità di genere. Occorre costruire comunità basate sulla cura e sul rispetto reciproco, e non sull’indifferenza e sul profitto.

 

Siamo marea che si spinge sulla battigia, torna indietro, si rigenera e riprende la sua rincorsa.
Siamo calda energia che si rinnova.

Questo è Fridays For Future.

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Nata a Teramo, si laurea in discipline musicali. Considera la sua penna alla stregua di uno strumento, pronta a far suonare la voce degli animali e dell'ambiente, e raccontare le storie dimenticate degli esseri umani e delle loro comunità. Collabora con associazioni e varie realtà per la divulgazione di tematiche sensibili. Quando non è immersa nelle parole, si diverte a camminare tra boschi e vette, con un libro come amico e un panino, vegano, nello zaino. Il suo grande desiderio: girare il mondo e disegnarlo con lettere e punteggiature.

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