Marcel the Shell, agli Oscar 2023 la tenera conchiglia che parla a tutti

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Marcel the Shell, agli Oscar 2023 la tenera conchiglia che parla a tutti ultima modifica: 2023-02-12T07:08:21+01:00 da Emanuel Trotto
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Ai Premi Oscar 2023 concorre a Migliore Film d’Animazione, Marcel The Shell, una piccola conchiglia in cerca dei suoi genitori.

Tutto nasce per caso e, a macchia d’olio, si espande in ogni dove: la storia di Marcel The Shell in questione è nata in questo modo. È la storia di Marcel, una conchiglia alta tre centimetri, con un occhio di vetro dall’incavo vuoto e un paio di scarpine da ginnastica rosse. È nata tredici anni fa, per un cortometraggio destinato ad un matrimonio da inviare agli invitati, dall’idea di Dean Fleischer Camp e della moglie, Jenny Slate. Quest’ultima, stand up comedian emergente, dà la voce al piccolo protagonista. Qualcosa di estremamente piccolo, fatto in casa e con animazione in stop motion, in ambienti reali.

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Il video viene successivamente caricato in rete, diventando immediatamente virale. Arrivano altri due cortometraggi con protagonista Marcel, che totalizzano oltre 48 milioni di visualizzazioni su YouTube. Quanto basta per ispirare due libri per bambini, fra i più venduti secondo la classifica del New York Times. La macchia d’olio si estende, e il piccolo Marcel piace sia ai più piccoli che agli adulti.

Perché? Perché parla alla piccola conchiglia che è in noi, racchiusi in un guscio ideale. Questo guscio è la comfort zone che fatichiamo ad abbandonare. Tutti hanno paura del cambiamento, anche se è qualcosa di assolutamente inevitabile.

Marcel The Shell cover

La storia di Marcel arriva, inevitabilmente, anche al cinema con Marcel the Shell di Dean Fleischer Camp i cui diritti di distribuzione negli Stati Uniti sono andati alla A24 (casa produttrice e di distribuzione indipendente). In Italia è distribuito dalla Lucky Red, uscendo nelle nostre sale dal 9 febbraio, dopo esser stato presentato in anteprima come film d’apertura della sezione Alice nella Città alla 17° Festa del Cinema di Roma.

Non solo, la pellicola è nella cinquina che si contenderanno il titolo per Migliore Film d’Animazione il 14 marzo alla notte degli Oscar. Marcel gareggerà coni pesi massimi dell’animazione: la Dreamworks Pictures (Il Gatto con gli stivali 2 di Joel Crawford e Januel Mercado), la Pixar (Red di Domee Shi); Netflix (Guillermo del Toro’s Pinocchio; Il mostro dei mari di Chris Williams). Marcel con il suo “rover” (ossia una pallina da tennis con la quale si muove per casa) dovrà sgattaiolare fra le gambe dei giganti. Di strada ne ha fatta in questi dieci anni.

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Chi è Marcel? È un “bambino” che vive con la “nonna italiana”, Connie (in originale ha la voce di Isabella Rossellini), in una casa adibita a Airbnb. Così è stato dopo che i suoi precedenti proprietari se ne sono andati. Fra un ospite e l’altro, i due hanno imparato a vivere in totale autonomia all’interno di questo ambiente. Un mondo fatto di cordicelle e pulegge, cucchiai usati come catapulte per spostare gli oggetti, eleggendo a loro casa un vaso di piante con un letto fatto di pan carrè.

Marcel The Shell I due protagonisti
I due protagonisti di Marcel the Shell: Marcel (Jenny Slade a destra) e nonna Connie (Isabella Rossellini).

La nonna, per poter mangiare, si dedica al giardinaggio nei vasi sulla terrazza, dove ha adibito un piccolo orticello con la quale collabora con i vari invertebrati che vivono nei paraggi. Si prendono cura a vicenda gli uni degli altri: dall’ape al lombrico che smuove la terra. Per vicini hanno una famigliola di ragni a prova di aracnofobico. La sera, con popcorn e un divano ricavato con un batuffolo di cotone, nonna e nipote guardano il programma 60 Minutes alla televisione. Marcel si diletta pure in esibizioni canore a Connie su di un palco allestito in una credenza.

Marcel The Shell cortometraggio Oscar 2023

Un equilibrio che viene, in un certo senso, rotto da Dean. Egli è un aspirante regista che, ospite della casa dopo una separazione, inizia a filmare Marcel. Come un qualsiasi bambino, la conchiglia mostra a Dean tutto quello che sa fare, il suo mondo e le sue idee sulla vita. La seguiamo nelle sue piccole avventure domestiche che il regista documenta costantemente, anche andando un po’ fuori fuoco e facendo traballare l’inquadratura.

Un mockumentary (finto documentario) in presa diretta con tutte le imperfezioni del caso. Dean (interpretato dal regista stesso) conduce lo spettatore in un gioco di visione multipla. Noi stiamo assistendo alla vicenda di Marcel all’interno del suo “documentario” che, contemporaneamente, si spezzetta in cortometraggi e dirette sui social. Certi passaggi riprendono la vera vicenda di Marcel nel mondo reale.

Dean Flesicher Camp
Il regista e co-protagonista del film, Dean Flesicher Camp che interagisce con la sua piccola protagonista in una scena del film.

Marcel vuole più di ogni altra cosa, ritrovare i suoi genitori, il suo fratellino e tutta la nutrita comunità di conchiglie che sono scomparse da un giorno all’altro. Prima con un filmato caricato su YouTube, e da qui diventando un caso del web. Nessuno si pone il problema che Marcel possa essere finto o stato creato appositamente da Dean.

Lui è vero perché parla anche per noi, come succede in ogni fiaba. Per quanto possa essere fantasiosa, la nostra sospensione dell’incredulità è totale. Ci conquista perciò con la sua simpatia e ci tocca il cuore – facendoci anche versare una lacrima di commozione. Tutto questo con un racconto che riesce a mescolare in altre parole la realtà filmica con quella reale: infatti il trauma principale del film è quello della separazione. Camp e Slade fra i cortometraggi e il Marcel The Shell si erano realmente lasciati, per poi ritrovarsi nuovamente sul set del film stesso.

Inquadrando l’incredibilmente piccolo di una vicenda domestica in un contesto domestico (divenuto centrale negli ultimi anni) ci permette di guardare con più attenzione. Marcel ha un solo occhio, come quello della macchina da presa che lo sta filmando. Cerca di avvicinarsi, di andare a fondo, di comprendere. Facendolo, si riesce anche di apprezzare maggiormente quello che è considerato così piccolo da essere dato per scontato. Come la felicità individuale, il senso di appartenenza, i propri desideri e sogni. Anche a prescindere da un cambiamento. Perché non tutti i cambiamenti vengono per nuocere.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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