Il dugongo cinese è dichiarato funzionalmente estinto dagli esperti. Il loro numero ha cominciato a diminuire negli anni ’70 a causa delle attività umane.
Il dugongo è stato dichiarato funzionalmente estinto in Cina.
È quanto emerge da uno studio condotto dalla Società zoologica di Londra (ZSL) e dall’Accademia cinese delle scienze.
Il numero di dugonghi nelle acque cinesi ha cominciato a diminuire drasticamente a partire dagli anni ’70.
La ragione, purtroppo, è da ricondurre agli effetti devastanti delle attività umane. La pesca, le collisioni con le imbarcazioni e la distruzione dell’habitat naturale sono tra le principali minacce che hanno fatto sparire queste ”mucche di mare” dalle coste cinesi.
A condurre lo studio, è stato un team di scienziati internazionali. Per arrivare alle loro conclusioni, i ricercatori hanno effettuato interviste e sondaggi a comunità di pescatori in quattro province cinesi lungo la regione costiera del Mar Cinese Meridionale.
Purtroppo, la ricerca non ha portato a prove di avvistamenti recenti. L’ultimo incontro ufficialmente registrato con un dugongo risale, infatti, al 2008.
Il rapporto afferma che “questa è la prima estinzione funzionale di un grande mammifero nelle acque costiere della Cina“.
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I dugonghi dipendono dalla vegetazione marina, un habitat che viene rapidamente degradato dagli impatti umani.
Anche se gli sforzi di ripristino e recupero delle fanerogame marine sono una priorità fondamentale per la conservazione in Cina, tale ripristino richiede tempo. Tempo che i dugonghi potrebbero non avere più.
Il professor Samuel Turvey dell’Istituto di zoologia della ZSL, coautore dello studio, ha parlato della drammatica scomparsa dell’animale.
“La probabile scomparsa del dugongo in Cina è una perdita devastante. La loro assenza non solo avrà un effetto a catena sulla funzione ecosistemica, ma fungerà anche da campanello d’allarme, un promemoria che fa riflettere sul fatto che le estinzioni possono verificarsi prima che vengano sviluppate azioni di conservazione efficaci“.
[Foto di copertina: @wikipedia.org]