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Siccità e cattiva gestione dell’acqua, il report del WWF

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Siccità e cattiva gestione dell’acqua, il report del WWF ultima modifica: 2022-08-30T07:24:39+02:00 da Valentina Tibaldi
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“I peccati capitali nella gestione dell’acqua”. Mentre la siccità torna a essere un problema tangibile in Europa e nel mondo, un recente report del WWF ripercorre gli errori e le responsabilità del Paese Italia nell’amministrazione della risorsa acqua.

Acqua, una risorsa che si tende a dare per scontata. Tranne quando, in periodi di forte siccità come quelli che la crisi climatica in atto sta imponendo, ne si sente la mancanza. Nel recente report “I peccati capitali nella gestione dell’acqua”, il WWF ha ripercorso gli errori e le responsabilità dei Governi italiani che, susseguendosi nei decenni, non hanno saputo riservare all’acqua l’attenzione che avrebbe meritato, dimostrandosi incapaci di gestirla con intelligenza, efficacia e lungimiranza.

Nonostante gli allarmi continui del mondo scientifico, non abbiamo imparato a rispettare i sistemi naturali che la conservano, la trattengono e la rendono disponibile per l’uso umano, aiutandoci ad adattarci a cambiamenti che ormai fanno parte della nostra quotidianità” denuncia sul suo sito l’organizzazione ambientalista, correlando gli abusi alla crisi climatica. “L’abbiamo commerciata, rubata, inquinata, sprecata, ed ora siamo costretti a inseguire un’emergenza che si avvita su se stessa”.

I “peccati capitali” nella gestione dell’acqua

Il WWF individua 7 peccati capitali che, riguardando differenti aspetti di una problematica estremamente complessa, sembrano rivelare l’assenza di una strategia efficace nella gestione dell’acqua. Ecco la classificazione, con le relative denominazioni.

  • L’acqua disponibile: in Italia, le precipitazioni risultano essere tra le più elevate d’Europa, ammontando a circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno. Una disponibilità che, secondo il rapporto del WWF, si sta purtroppo progressivamente riducendo.
  • L’acqua prioritaria: acqua da bere, per l’uso civile, per la produzione di cibo, per mantenere il funzionamento ecologico degli ecosistemi. Si tratta di utilizzi prioritari che, per essere garantiti a fronte di una minore disponibilità, devono prevedere una revisione nella distribuzione dell’acqua per i vari utilizzi (civile, agricolo, industriale, ricreativo).
  • L’acqua sprecata: la risorsa idrica viene dispersa lungo la rete di distribuzione. In particolare si calcola che ogni cento litri immessi nella rete di distribuzione ben 42 vanno persi, senza arrivare ai rubinetti delle case. Gli italiani inoltre consumano più acqua di tutti gli europei: circa 120-150 metri cubi in media per ogni famiglia in un anno, con un consumo medio giornaliero individuale di circa 220 litri d’acqua al giorno.

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  • L’acqua prosciugata: canalizzazione, cementificazione, sbarramenti e distruzione delle zone umide. Un imponente intervento dell’uomo durante i decenni ha fatto sì che i corsi d’acqua e le aree limitrofe fossero ridotti in sofferenza, impedendo il naturale lavoro degli ecosistemi, che avrebbero contribuito a mitigare gli effetti negativi della crisi climatica.

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  • L’acqua mal governata: in Italia, il frazionamento della gestione dell’acqua tra numerosi enti impedisce un’adeguata pianificazione della risorsa idrica.
  • L’acqua inquinata: l’inquinamento delle acque ne influenza inevitabilmente la qualità e, di conseguenza, la disponibilità. In Italia, dati Ispra rivelano 299 sostanze inquinanti nelle acque interne campionate: sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei siti di monitoraggio e nel 32,2% in quelle sotterranee.
  • L’acqua salata: i prolungati periodi di siccità hanno determinato un abbassamento del livello d’acqua del maggiore e più importante fiume d’Italia, il Po. La riduzione drastica delle portate, insieme a un progressivo abbassamento dell’alveo del fiume, contribuisce alla risalita dell’acqua marina (il cosiddetto cuneo salino), compromettendo l’irrigazione di colture già drammaticamente vessate dalla siccità.

Le possibili soluzioni secondo il WWF

Non solo denunce e ammonimenti, ma anche possibili soluzioni. Per contenere il problema, destinato a inasprirsi ulteriormente in assenza di un cambio di rotta, il WWF suggerisce di mettere in campo le cosiddette NBS (Nature Based Solution), ovvero soluzioni che sfruttano il funzionamento degli ecosistemi per trattenere l’acqua, renderla disponibile e ricaricare le falde.

In particolare, raccomanda di:

  • Rinaturalizzare e ripristinare il funzionamento ecologico dei fiumi, aumentando la capacità di assorbimento delle fasce ripariali.
  • Rigenerare le zone umide, veri bacini naturali di raccolta d’acqua.

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  • Proteggere il suolo, le foreste naturali e le zone umide rimaste, che combattono l’impermeabilizzazione e il consumo dei suoli.
  • Ridare centralità alle Autorità di Bacino. L’obiettivo è una regia unica che programmi gli usi dell’acqua in base alla reale situazione, in un’ottica di adattamento alla crisi climatica.
  • Rivedere le concessioni idriche dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente.
  • Combattere lo spreco e incentivare in ogni modo il risparmio idrico.
  • Abbattere rapidamente le emissioni di gas climalteranti, per scongiurare il pericolo di un clima che renda impossibile l’adattamento.

Siccità e cattiva gestione dell’acqua, il report del WWF ultima modifica: 2022-08-30T07:24:39+02:00 da Valentina Tibaldi
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Lettrice accanita e scrittrice compulsiva, trova in campo ambientale il giusto habitat per dare libero sfogo alla sua ingombrante vena idealista. Sulla carta è laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione per la Sostenibilità, nella vita quotidiana è una rompiscatole universalmente riconosciuta in materia di buone pratiche ed etica ambientale. Ha un sogno nel cassetto e nella valigia, già pronta sull’uscio per ogni evenienza: vivere di scrittura guardando il mare.

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