Navigli guardiani idraulici

Guardiani idraulici di Milano, le mansioni dei custodi delle acque

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Guardiani idraulici di Milano, le mansioni dei custodi delle acque ultima modifica: 2022-08-12T00:01:26+02:00 da Redazione eHabitat.it
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Guardiani idraulici, o custodi delle acque, svolgevano sui Navigli lombardi mansioni come la regolazione della navigazione e la manutenzione.

Al giorno d’oggi quando ci si riferisce a un idraulico Milano si pensa subito a un guasto nell’impianto idrico di casa o a una perdita, in effetti il pronto intervento per i problemi idraulici, in una città come Milano,  può essere una vera manna dal cielo in alcune occasioni. In passato, invece, non era così: basti pensare al lavoro svolto dai cosiddetti guardiani idraulici, conosciuti anche con il nome di custodi delle acque: essi si occupavano di regolare la navigazione e al tempo stesso erano coinvolti nella manutenzione del tratto vicino al Naviglio di Milano. Nel XIX secolo, in particolare, i custodi avevano diritti e doveri relativi alla manutenzione delle rive. A loro spettava vigilare sulle condizioni delle sponde, sia di giorno che di notte, affinché alle autorità milanesi potessero essere segnalati, se necessario, cedimenti nella riva o scavamenti.

Il Naviglio Grande e i guardiani idraulici

Il Naviglio Grande di certo non si poteva mettere in asciutta, dal momento che questo avrebbe voluto dire provocare danni sia all’irrigazione che ai commerci. Di conseguenza, con l’aiuto di apposite imbarcazioni si provvedeva a scaricare in acqua grandi quantità di ciottoli che provenivano dal Ticino. Questi ciottoli dovevano servire da sostegno e, in particolare, avevano lo scopo di eliminare le ondulazioni sul fondo da cui potevano scaturire gorghi che si sarebbero rivelati rischiosi dal punto di vista della navigazione.

I lavori sui corsi d’acqua

Per eseguire le riparazioni a regola d’arte era necessario, invece, aspettare la stagione primaverile e quella invernale, quando si verificavano le due asciutte. Era compito dell’autorità tenere sotto controllo il livello di acqua in modo costante. In particolare, il custode doveva rilevare il livello tre volte al giorno, e a questo scopo si serviva di un idrometro fisso che immergeva all’interno del canale. Una volta ogni due settimane, poi, veniva comunicato lo stato del pelo dell’acqua a Milano. Inoltre, i custodi del Naviglio Grande dovevano comunicare all’autorità anche il numero dei barchetti presenti alle stazioni di Abbiategrasso e di Robecco, segnalando non solo lo stato e la forma delle imbarcazioni, ma anche le loro caratteristiche, aggiungendo i nomi dei proprietari.

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Le mansioni dei custodi

I custodi erano tenuti a ispezionare di frequente tutte le imbarcazioni, con il supporto di un perito, che aveva il compito di verificare che le barche rispettassero i requisiti indicati dai regolamenti. Per esempio la lunghezza di una barca corriere doveva essere di 17 metri e 50 centimetri, mentre la larghezza non poteva superare i 2 metri e 90. Per ciò che concerne la composizione, invece, ogni imbarcazione di questo tipo doveva essere realizzata in legno di rovere. Nel caso in cui una barca corriere venisse considerata non in buono stato, si doveva procedere alla sua riparazione; le imbarcazioni logore, invece, venivano dichiarate non idonee.

Il Naviglio Pavese

Praticamente tutte le conche del Naviglio Pavese erano dotate di un custode, che viveva in una casa specifica. Egli aveva la responsabilità del tratto di naviglio attiguo e della navigazione; in più era presente un addetto per il funzionamento del ponte girevole e galleggiante di Badile. Infine, un ulteriore incaricato si occupava di supervisionare il tratto finale prima del Ticino. Nel complesso, dunque, erano ben 14 i lavoratori coinvolti. All’inizio del XX secolo esistevano sette caselli, realizzati in mattoni a vista e con pianta ottagonale. Essi si trovavano in corrispondenza della prima conca, della terza, della quarta, dell’ottava, della decima, dell’undicesima e della dodicesima. I caselli fungevano da luogo di ricovero destinato ai manovratori della conca, e al tempo stesso venivano utilizzati come deposito per gli attrezzi.

Che cosa erano le conche

Conosciute anche come chiuse, le conche funzionavano come degli ascensori per le imbarcazioni, che in questo modo avevano la possibilità di superare i gradini che si formavano per effetto dei salti d’acqua. Ogni vasca di riempimento era delimitata da due porte vinciane in legno: l’acqua entrava attraverso due aperture, in modo che la barca potesse giungere al livello del corso del canale superiore; poi si apriva la porta anteriore affinché la barca potesse continuare a navigare.

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Le case e i caselli dei guardiani idraulici nel Naviglio Pavese

Le case di abitazione destinate al personale subalterno erano in tutto undici e si trovavano vicino ai sostegni, in corrispondenza della seconda conca, della terza, della quarta, della quinta, della sesta, della settima, dell’ottava, della decima, dell’undicesima e della dodicesima, oltre che al ponte mobile di Badile. Oggi, purtroppo, non sono molti gli edifici che sono sopravvissuti: parecchi sono abbandonati, mentre altri sono stati addirittura demoliti. Si è salvata la casa del guardiano idraulico di Moirago, che è stata acquistata alla fine degli anni Ottanta da Annamaria Miglietta e da Giacomo Sparasci, due artisti che hanno ristrutturato l’edificio e lo hanno riportato a nuova vita. Attualmente l’immobile ospita l’abitazione dei due artisti, un atelier di scultura e un bed and breakfast: uno splendido esempio di architettura che abbellisce la riva sinistra del Naviglio Pavese.

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