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Siccità in Piemonte, la crisi climatica si fa reale: mai viste scene così

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Siccità in Piemonte, la crisi climatica si fa reale: mai viste scene così ultima modifica: 2022-06-20T07:28:54+02:00 da Francesco Rasero
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La Regione Piemonte ha chiesto lo stato di emergenza per la siccità, con molte sorgenti alpine già a secco e il razionamento idrico in vista. Intervista a un ricercatore ittico che lancia l’allarme per lo stato dei fiumi e dei pesci d’acqua dolce.

In questo inizio torrido di pre-estate 2022, l’Italia nord-occidentale e il Piemonte in particolare sono uno degli hot-spot (letteralmente) della crisi climatica in Europa: oltre alle alte temperature, però, l’allarme principale è relativo alla siccità, che inizia a farsi sentire pesantemente in tutta la Regione (a partire dalle vallate alpine) e in diverse aree della Pianura Padana.

Nei giorni scorsi il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, ha fatto ufficialmente richiesta dello stato di emergenza e di calamità naturale; molte Comuni stanno avviando il razionamento idrico e le società di gestione delle acque potabili segnalano addirittura l’esaurimento di diverse sorgenti.

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eHabitat.it ha incontrato il ricercatore Gianmarco Virga, 30 anni, laureato in biologia, che si occupa di studio e conservazione della fauna ittica autoctona di acque dolci ed è stato volontario del progetto europeo BioAquae al Parco nazionale del Gran Paradiso.

Gianmarco Virga
Il ricercatore cuneese Gianmarco Virga, che denuncia la siccità nei fiumi del Piemonte, con conseguenze per la fauna d’acqua dolce

Oggi vive a Cuneo e svolge le sue attività principalmente nelle valli del Piemonte meridionale. «In questi anni di carriera ho avuto modo di vedere e toccare con mano gli effetti dei diversi fenomeni naturali e antropogenici che interessano le nostre acque e credo di non aver mai assistito a nulla che possa essere paragonato alla siccità di questa estate -esordisce- Mi ha colpito in particolare il fiume Stura, che è praticamente scomparso per tutto il tratto che scorre da Vinadio fino al Ponte Vecchio, nella parte cittadina del Parco fluviale».

Escludendo la presenza di alcune pozze isolate e lo sversamento di qualche canale laterale, si tratta di circa 40 chilometri di alveo in totale asciutta nel suo tratto principale. Situazione analoga anche per il vicino il torrente Gesso, anch’esso in secca per gran parte del proprio corso.

Nei giorni scorsi, Virga ha scelto di denunciare la situazione pubblicamente sui social, lanciando anche un appello per salvare i pesci presenti nei due corsi d’acqua. «Le ripercussioni sulla fauna acquatica sono gravissime: per le specie dotate di minore capacità di spostamento è stato impossibile scampare a morte certa -spiega- Non va però meglio a quelle che sono riuscite a sfuggire alla secca. Le alte temperature hanno infatti incrementato notevolmente quella dell’acqua, di fatto “cuocendo” diversi pesci come gli scazzoni (Cottus gobio): in un mio recentissimo sopralluogo, in soli 200 metri di fiume, ho rinvenuto oltre 70 esemplari adulti e giovanili morti».

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Uno scazzone adulto morto a causa delle alte temperature dell’acqua (foto di Gianmarco Virga)

Cause naturali e antropiche della crisi idrica

Ma come si è giunti a questo punto? Quali sono i fattori che hanno portato a una situazione così critica?

I fenomeni di siccità sono eventi naturali estremi che sono sempre esistiti in natura, la cui caratteristica consiste nello svilupparsi lentamente per poi spesso palesarsi improvvisamente, con un impatto notevole. I periodi di secca sono dovuti principalmente alla carenza di precipitazioni, situazione che in Piemonte è segnalata ormai da quasi un anno.

«La produzione di gas serra e un errato uso del suolo, a partire dalla sua cementificazione, hanno ridotto ulteriormente la quantità di umidità e quindi la possibilità di sviluppo di precipitazioni, portando quindi a eventi più intensi e prolungati di siccità, fatto particolarmente evidente nel Nord Italia a partire dall’inizio degli anni Duemila», aggiunge Virga.

Ora, giunti in piena emergenza, anche l’opinione pubblica percepisce la siccità come una minaccia reale, dato che la paura di rimanere senz’acqua da bere durante i torridi mesi estivi si fa sempre più viva, senza considerare quel che ci spetta durante i prossimi mesi invernali e gli anni a venire.

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«Purtroppo, finora, c’è stato uno scarso o nullo interesse nei confronti degli ecosistemi d’acqua dolce, visti solamente come risorsa da sfruttare per il proprio tornaconto -allarga le braccia, sconsolato, il giovane ricercatore- Vi è una visione antropocentrica, con l’essere umano come protagonista assoluto in grado di impossessarsi prepotentemente delle risorse naturali e spolparle, fino a depauperare lo stesso ambiente in cui vive».

In particolare, fiumi e torrenti sono sempre stati sfruttati per molteplici motivi, tra i quali si annoverano la produzione di energia elettrica, l’utilizzo dell’acqua per l’agricoltura, la pesca e il turismo: pratiche che, quando mettono in moto un significativo flusso di denaro, rischiano di innescare un pericoloso circolo vizioso di sfruttamento intensivo.

«C’è anche la falsa e pericolosa credenza per cui una risorsa naturale, in particolare l’acqua, sia eterna e, pertanto, se ne possa fare un uso indiscriminato -aggiunge Virga- Dobbiamo invece imparare che anche gli ecosistemi d’acqua dolce devono essere trattati come un grande essere vivente, dotato di un proprio equilibrio, con il quale dobbiamo imparare a coesistere».

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Siccità in Piemonte: che fare?

L’Acda – Azienda cuneese delle Acque, che gestisce il ciclo idrico in 108 Comuni dell’arco montano e pedemontano, delinea una situazione che conferma appieno lo scenario di emergenza riscontrato nei fiumi, fornendo un elenco di sorgenti già esaurite e segnalando una riduzione dal 50% al 90% in tutte quelle di alta e media montagna.

«Nel territorio gestito, abbiamo 40 Comuni che hanno o rischiano di avere seri problemi di approvvigionamento idrico: per questo stiamo per chiedere ai sindaci di emettere ordinanze di divieto dell’uso dell’acqua potabile per scopi diversi da quelli alimentari ed igienico-sanitari».

Da qui il loro appello alla responsabilità di tutti per quanto riguarda il consumo idrico durante le attività quotidiane, con alcuni suggerimenti: fare attenzione alle perdite e controllare gli impianti, applicare i frangi-getto ai propri rubinetti, non lasciare l’acqua aperta durante il lavaggio piatti o la doccia, utilizzare lavatrici a pieno carico, conservare qualche bottiglia di acqua nel frigorifero anziché fare scorrere l’acqua del rubinetto sino a quando diventa fresca.

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A livello generale, inoltre, l’attivazione dello stato di emergenza in Piemonte può essere un buon punto di partenza per iniziare a mitigare gli effetti della siccità, oltre a fare da “campanello d’allarme” per la popolazione.

«Sono però necessarie azioni concrete e tempestive, a partire da lavori di riparazione degli invasi esistenti e interventi per limitare l’evaporazione dell’acqua in essi presente; occorre testare l’impermeabilità delle condutture idrauliche casalinghe e migliorare l’efficienza delle condutture per l’irrigazione agricola per limitare lo spreco d’acqua, ma anche pensare all’impiego di colture resistenti all’estrema siccità -commenta Virga- Bisogna però anche pensare ad azioni a lungo raggio, per ripristinare le condizioni climatiche ottimali per lo sviluppo delle precipitazioni naturali, con politiche di contrasto dei cambiamenti climatici».

Un progetto per studiare (e salvare) i pesci

Per quanto riguarda, nello specifico, la tutela e la salvaguardia dei pesci, il ricercatore cuneese e due suoi colleghi, Matteo Costantino e Fabrizio Arnieri, hanno deciso di intervenire direttamente con un progetto da realizzare all’interno del Parco fluviale Gesso e Stura.

Sanguinerola (Phoxinus lumaireul)
Esemplari di Sanguinerola (Phoxinus lumaireul) fotografati nel Cuneese

Esso prevede la realizzazione di campionamenti ittici che permettano di avere dati per studiare gli effetti della siccità sulla fauna d’acqua dolce. Per portarlo a termine, i tre ricercatori hanno anche bisogno di acquistare un elettrostorditore, che permette di poter catturare i pesci senza causare loro danni.

«Questo, nell’immediato o in situazioni simili, ci permetterebbe anche di effettuare dei salvataggi di animali rimasti in pozze isolate, per trasportarli in strutture apposite o luoghi naturali consoni, dove farli rimanere fino a che le condizioni ambientali del fiume non si siano ripristinate», spiegano.

eHabitat accoglie quindi molto volentieri l’invito a contribuire all’acquisto dell’elettrostorditore e lo rilancia: chiunque voglia partecipare al crowdfunding può farlo qui.

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[Cover image: l’alveo in secca del fiume Stura – foto di Gianmarco Virga]

Siccità in Piemonte, la crisi climatica si fa reale: mai viste scene così ultima modifica: 2022-06-20T07:28:54+02:00 da Francesco Rasero

Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

1 Commento

  1. Forse sarebbe anche il caso di affermare in modo perentorio che per questa stagione (si vedrà per le prossime) la pesca in acque dolci non la si può svolgere e autorizzare? Ambienti pesantemente alterati, depauperati e colpiti da una crisi idrica di questa portata dovrebbero essere strettamente tutelati. Attività ricreative e ludiche come la pesca (sportiva o meno che sia) sarebbero da vietare in simili frangenti.
    I pescatori, che sono cultori, tutori e amanti della natura, sicuramente sarebbero d’accordo con tali decisioni.

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