Il lupo è tornato a popolare l’Italia, il monitoraggio dell’Ispra

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Il lupo è tornato a popolare l’Italia, il monitoraggio dell’Ispra ultima modifica: 2022-05-30T06:48:58+02:00 da Fabiana Re
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La ricerca coordinata dall’Ispra dimostra che la popolazione del lupo è in crescita in tutta Italia, con oltre 3000 esemplari

Appena 50 anni fa il destino del lupo in Italia sembrava segnato. Con un centinaio di esemplari su tutto il territorio nazionale, era considerato una “specie nociva” da cacciare. I dati recentemente diffusi dall’Ispra ci raccontano però una storia positiva di conservazione e tutela della biodiversità. Le norme di protezione del lupo introdotte negli anni ’70 hanno dato i loro frutti: oggi il grande carnivoro è tornato a ripopolare la nostra penisola.

I risultati del monitoraggio nazionale del lupo

La ricerca coordinata dall’Ispra è il primo monitoraggio nazionale del lupo da quando questo è diventato specie protetta. I risultati hanno superato le aspettative dei ricercatori, testimoniando una crescita della popolazione diffusa su tutto il territorio nazionale. In Italia si stima la presenza di circa 3300 lupi, di cui 950 nelle regioni alpine e 2400 nel resto della penisola.

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Il lupo è tornato a popolare tutti gli ambienti idonei, le zone boschive ricche di selvaggina da cacciare. Zone che si sono espanse massicciamente, registrando un +25% negli ultimi 30 anni secondo la FAO. I ricercatori dell’Ispra hanno però trovato tracce della presenza del lupo anche in aree che non rientrano nell’habitat tradizionale della specie, come le zone agricole della Pianura Padana.

Come è stata condotta la ricerca?

La macchina messa in piedi dall’Ispra per condurre il monitoraggio è imponente. Ha creato una rete di oltre 3000 persone, tra operatori volontari formati e personale dei Parchi nazionali e regionali, Regioni e Provincie autonome, università, musei, associazioni nazionali e locali, Arma dei Carabinieri e forestali. Il loro compito era attraversare a piedi, a cadenza regolare, le aree da mappare alla ricerca di segni che testimonino la presenza del lupo.

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Si è andati alla ricerca di tracce, carcasse di ungulato predate o di lupi morti, escrementi rinvenuti sul terreno su cui condurre analisi genetiche. Sono state installate fototrappole per avvistamenti fotografici e riprodotti gli ululati per registrare le risposte. In totale, il piccolo esercito mobilitato dall’Ispra ha percorso 85mila chilometri a piedi, e nel video in apertura se ne può vivere un assaggio.

Il futuro del lupo in Italia

La grande forza della ricerca condotta dall’Ispra è la sua replicabilità e omogeneità. I monitoraggi finora realizzati erano frammentati sul territorio: ora disponiamo di una fotografia della presenza del lupo sull’intera Italia. Inoltre l’Ispra ha definito dei protocolli standardizzati riutilizzabili in futuro dalla rete di operatori creatasi in questi mesi di ricerca. Potranno essere impiegati da Enti locali e Parchi nazionali per una corretta conservazione del lupo e per mitigare i conflitti di questo predatore con le attività umane.

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Non bisogna infatti abbassare la guardia. Anche se la specie del lupo è in ripresa, occorre adesso lavorare sulla convivenza tra questa e gli esseri umani. Il lupo è dipinto nell’immaginario collettivo come un animale pericoloso ma, essendo diffidente e timoroso, non rappresenta una minaccia diretta per le persone. A essere minacciati sono però gli animali domestici e le greggi degli allevatori. Si tratta quindi di ricreare un equilibrio per la coesistenza pacifica tra società umana e lupi, recuperando quella memoria culturale del predatore andata perduta negli ultimi decenni.

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Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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