Malenkiy Piket, arte e creatività per chiedere la Pace sfuggendo alla repressione

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Malenkiy Piket, arte e creatività per chiedere la Pace sfuggendo alla repressione ultima modifica: 2022-05-09T07:21:36+02:00 da Francesco Rasero
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Si chiama Malenkiy Piket (piccolo picchetto) il movimento artistico nato a San Pietroburgo, in Russia, per protestare contro il conflitto in Ucraina nonostante la repressione di Putin. Intervista a uno dei fondatori.

Malenkiy Piket Arte Pace Guerra in Ucraina
Malenkiy Piket a San Pietroburgo, Russia

Omini colorati e altre figure di piccole dimensioni, dalle forme più svariate, stanno disseminando di messaggi pacifisti tutta la Russia, e non solo: si tratta dell’azione lanciata dal movimento artistico Malenkiy Piket (letteralmente “piccolo picchetto”), partita da San Pietroburgo e ormai presente anche in Italia, grazie ai social media.

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Malenkiy Piket a Mosca, Russia

Dato che le proteste fisiche contro la guerra in Ucraina non sono ammesse dal regime di Putin, e vengono spesso anche represse in modo brutale, un collettivo di creativi russi si è inventato una singolare e originale forma di ribellione: personaggi in miniatura, piccole bamboline o animali fantastici alti pochissimi centimetri danno voce -con i loro cartelli e i loro colori- al dissenso nei confronti del conflitto e ai sentimenti di fratellanza e solidarietà con il popolo ucraino.

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In un supermercato, Russia

Gli artisti li realizzano con i materiali a loro disposizione -dalla carta alla plastilina, dalla terracotta alla lana, ma anche riutilizzando pupazzi e figurine Lego o Playmobil- e li posizionano nei luoghi più disparati (monumenti, spazi pubblici, parchi, musei, biblioteche, prati, panchine, ecc.) come simbolico presidio permanente a favore della Pace.

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Malenkiy Piket, parla uno dei creatori del movimento

Tutti, in verità, possono contribuire al progetto. “Siamo un collettivo artistico decentralizzato e richiediamo una pratica artistica minima per aderireracconta a eHabitat uno dei creatori di Malenkiy Piket, che per ovvie ragioni chiede di mantenere il più stretto anonimatoBasta infatti plasmare la figura del picchettatore, collocarla in qualche luogo e pubblicarla online per entrare a far parte del nostro gruppo. Non importa chi sia stato il primo o il secondo a lanciare questa forma di protesta: quello che è importante è il processo, l’atto del fare“.

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Il movimento è nato dopo le prime repressioni delle manifestazioni anti-militariste a San Pietroburgo. “Allora come oggi era impossibile rimanere in silenzio ma era anche diventato pericoloso prendere parte a eventi pubblici“, ricorda il nostro interlocutore.

Malenkiy Piket Arte Pace Guerra in Ucraina
Milano, Italia

Che fare? “Uno dei partecipanti ideò dei mini-manifesti, li mise in strada e scrisse le istruzioni per gli amici, affinché facessero altrettanto: se vuoi partecipare, segui questi tre semplici passi -prosegue- Poi ha scritto a PaperPaper.ru, un popolare media locale con la richiesta di condividerle queste istruzioni: da lì tutto ha preso il via e oggi persone da tutto il mondo stanno partecipando al nostro movimento con tanti piccoli picchetti“.

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Voci in miniatura a prova di censura

Anche alcuni omini di Malenkiy Piket (o, meglio, i loro creatori) sono stati comunque presi di mira dalle autorità russe, che sono riuscite a risalire agli autori di una delle proteste tramite l’uso di telecamere di sorveglianza: dopo aver identificato gli artisti, li hanno portati in tribunale e condannati a pagare una multa. “Finora si sono fortunatamente limitati a questo“, aggiunge il creatore dei primi picchetti.

Malenkiy Piket Arte Pace Guerra in Ucraina
“Soldati, andate a casa: il vostro nemico non è l’Ucraina”, località sconosciuta

Intanto, di giorno in giorno, la schiera di partecipanti alla protesta si ingrandisce, con le foto che vengono pubblicate quotidianamente sul profilo Instagram ufficiale, contestualizzate, geo-localizzate (quando possibile) e numerate. “Stiamo puntando a raggiungere i mille picchetti. Vogliamo pensare che tutto si fermerà quando saremo arrivati a quella cifra. Ma, meglio ancora, ci auguriamo che la guerra possa finire prima…“.

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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