In Piemonte non piove e la siccità colpisce i fiumi: tre attiviste di Extinction Rebellion si travestono da sirene e denunciano la crisi ecoclimatica
Tre sirene prive di sensi, spiaggiate sulle secche di un fiume Po talmente arido da essere irriconoscibile. Sono tre attiviste di Extinction Rebellion, che la scorsa settimana ha condotto un’azione per sensibilizzare sulle conseguenze della crisi ecoclimatica.
Le performance di XR, dal grande impatto visivo, hanno questa incredibile capacità di parlare prima alla pancia dello spettatore, e poi comunicare a livello più razionale. In questo caso il messaggio è chiaro: una denuncia della siccità che da mesi colpisce il Piemonte.
Siccità, le sirene di Extinction Rebellion lanciano l’allarme
Per Extinction Rebellion, le mitologiche sirene rappresentano l’arte e la fantasia, a cui gli esseri umani dovranno rinunciare quando si troveranno faccia a faccia con il collasso degli ecosistemi. Allora il loro unico obiettivo diventerà sopravvivere e approvvigionarsi di materie prime sempre più scarse, tra cui l’acqua. I presagi di questo sconvolgimento già ben visibili in Piemonte, dove i fiumi sono in condizioni di estrema siccità.
Inverno senza neve in montagna, un video per riflettere sulla crisi climatica
Basta analizzare i dati dell’ultimo bollettino idrologico dell’ARPA per rendersene conto. Tra le variabili misurate dall’Agenzia vi è il flusso d’acqua dei principali fiumi della regione, misurato in metri cubi al secondo. A San Sebastiano il Po ha una portata di 28,5 mc/s: parliamo di un fiume che in questa stagione raggiunge solitamente i 100 mc/s. Insomma, il fiume più importante del Piemonte si è ridotto del 72%.
Ci sono fiumi che se la passano ancora peggio. Il Bormida monitorato a Cassine (AL) ha oggi un flusso pari a 2,9 mc/s, il 90% in meno della media stagionale. Il Sangone è praticamente secco: 0,1 mc/s, un deficit del 92%. La siccità dei fiumi evidenziata dalle sirene di Extinction Rebellion è una condizione che non risparmia nessun angolo del Piemonte.
Gennaio 2022 tra caldo e siccità
Le timide precipitazioni che intorno a metà febbraio hanno sfiorato il Piemonte non sono bastate a far rientrare l’allarme siccità. Bisogna andare indietro con la memoria fino all’8 dicembre 2021 per osservare precipitazioni significative (ovvero superiori ai 5 mm giornalieri). E così il mese di gennaio si è conquistato il titolo di quarto gennaio più secco degli ultimi 65 anni, nonché il secondo più caldo.
Regione Piemonte, che fine ha fatto la dichiarazione di emergenza climatica?
Durante l’audizione alla Commissione Ambiente della Regione Piemonte, il Direttore dell’Arpa Angelo Robotto ha affermato che “non siamo ancora in stato di emergenza”. È bene però non abbassare la guardia: “Siamo ancora lontani da particolari criticità, anche se è bene prepararsi ad affrontare un quadro complesso”.
L’allarme siccità non accenna a rientrare
Sembra tuttavia che questo quadro complesso si delinei con crescente precisione. Le previsioni fatte dall’Arpa stessa nel suo ultimo bollettino idrologico mensile – emesso a fine gennaio – non sono incoraggianti. Usando lo “Standard Precipitation Index” l’agenzia ha ipotizzato lo stato di siccità futura sulla base delle precipitazioni previste per il mese di febbraio In assenza di piogge consistenti, prevarrà la siccità severa o estrema sull’intero territorio. Solo un febbraio più piovoso della media avrebbe potuto, secondo questi calcoli, riportare la situazione idrologica piemontese alla normalità e far rientrare l’allarme siccità.
Le sirene di Extinction Rebellion: “Non chiamatelo bel tempo”
A mettere in guardia dalla siccità non sono solo le sirene di Extinction Rebellion e i fiumi in secca, ma anche le montagne brulle all’orizzonte e i terreni aridi.
Coldiretti Piemonte chiede di aprire un tavolo regionale per affrontare la gestione delle risorse idriche a scopo potabile, irriguo e industriale. La carenza di precipitazioni mette a rischio la futura produzione agricola, aumenta la probabilità di incendi e favorisce una maggiore concentrazione di inquinanti nell’atmosfera.
Se quindi domani mattina vi svegliate e – per l’ennesima volta – splende il sole, non chiamatelo bel tempo. Chiamatelo con il suo nome: cambiamento climatico.