Le Olimpiadi 2022 avranno il 100% di neve artificiale

Olimpiadi 2022, la neve artificiale fa da padrona: i Giochi sono ancora sostenibili?

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Olimpiadi 2022, la neve artificiale fa da padrona: i Giochi sono ancora sostenibili? ultima modifica: 2022-02-08T14:08:22+01:00 da Fabiana Re
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Pechino ricorre al 100% di neve artificiale per le Olimpiadi 2022, mentre il cambiamento climatico mette a rischio il futuro degli sport invernali

Il colpo d’occhio è impressionante. Linee bianche e sinuose disegnano i pendii di montagne brulle, il candore della neve contrapposto all’aridità della terra. Sono le piste da sci di Yanqing e Zhangjiakou e ospitano le Olimpiadi 2022, ma in questi giorni si parla di loro non soltanto per le gare disputate. A far discutere è il “primato” raggiunto dalle Olimpiadi 2022 di Pechino, dove per la prima volta ci sarà il 100% di neve artificiale.

La neve artificiale alle Olimpiadi 2022

Sulle montagne nei dintorni di Pechino, la tecnologia ha imbiancato gli 800mila metri quadri delle aree di gara. Dove non arriva l’inverno, arriva la mano dell’uomo e in particolare una compagnia altoatesina che si è aggiudicata la commessa. La neve artificiale ha tuttavia un difetto rilevante: la sua produzione richiede enormi quantità di acqua ed energia. Per garantire l’innevamento delle piste delle Olimpiadi 2022 si prevede un consumo di 2.7 milioni di metri cubi d’acqua. 1 metro cubo equivale a 1000 litri: con questa quantità si soddisferebbe il bisogno giornaliero d’acqua di 100 milioni di persone.

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Il Comitato Olimpico Internazionale garantisce che è stata presa ogni precauzione per minimizzare l’impatto ambientale della neve artificiale. Parte dell’acqua verrà ad esempio riciclata e riutilizzata in agricoltura. Tuttavia uno studio ha dimostrato che fino al 35% dell’acqua impiegata può andare perduta durante l’innevamento, perché questa non si cristallizza o viene trasportata lontano dal vento.

L’assenza di precipitazioni nevose per le Olimpiadi 2022 non è una sorpresa, considerando il clima arido della regione in inverno. Yanqing e Zhangjiakou vedono in media 20 centimetri di neve all’anno: impossibile immaginarvi una stagione sciistica senza l’intervento umano. Eppure, nel processo di selezione dei siti olimpici, la neve non è una delle variabili più rilevanti. Si valuta invece se la regione abbia temperature sufficientemente fredde per un tempo abbastanza lungo, condizione ideale per la neve artificiale. Ma come afferma la geografa Carmen de Jong alla CNN, “organizzare eventi senza la fonte primaria da cui dipendono non è solo insostenibile, è irresponsabile”.

Il lato “green” delle Olimpiadi 2022

La sostenibilità è tuttavia una delle bandiere delle Olimpiadi 2022 a Pechino, che si presentano come “le più green di sempre”. A certificare l’impegno ambientale vi è il largo impiego di energie rinnovabili e la scelta di riutilizzare edifici eretti per Pechino 2008. Ad esempio il Water Cube, che nel 2008 ospitò le gare del nuoto, è stato convertito in Ice Cube per il curling. Per le emissioni che non possono essere abbattute i cinesi hanno presentato un piano di compensazione attraverso progetti di riforestazione.

Gli scienziati mettono in dubbio l’efficacia di tali azioni. Dietro ogni manufatto olimpico si cela l’uso del carbone come fonte energetica primaria. Inoltre chi garantisce che le foreste che oggi compensano le emissioni delle Olimpiadi 2022 non verranno abbattute un domani? Aggiungiamo la questione della neve artificiale, e la patina verde dei Giochi inizia a scrostarsi.

L’insostenibilità delle Olimpiadi

Ma forse la sostenibilità non è una questione relativa unicamente alle Olimpiadi 2022. Forse ad essere insostenibili sono i Giochi Olimpici in generale. Un modello sviluppato recentemente valuta la sostenibilità delle edizioni invernali ed estive dal 1992 al 2020. Per quanto l’attenzione verso l’ambiente stia crescendo, è sorprendente scoprire che la sostenibilità di questi grandi eventi stia invece declinando. Sono infatti le più recenti edizioni dei Giochi – Sochi 2014 e Rio 2016 – ad aver avuto un impatto ambientale maggiore.

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I ricercatori suggeriscono di ridurre la dimensione degli eventi, affidare la valutazione d’impatto a enti indipendenti e farli ruotare tra le stesse località. In questo modo si eviterebbe di dover ricostruire da zero le infrastrutture necessarie.

Caldo e neve artificiale: quale futuro per le Olimpiadi?

Quest’ultima proposta cozza con un altro recente studio che getta un’ombra sul futuro dei Giochi Olimpici invernali. A causa del cambiamento climatico sarà sempre più difficile trovare delle località con abbastanza neve e basse temperature. Se i pattern di emissione rimangono quelli attuali, nel 2080 soltanto una delle 21 città che finora hanno ospitato le Olimpiadi presenterà ancora le condizioni adatte, la giapponese Sapporo.

Ipotizzando una riduzione delle emissioni coerente con l’Accordo di Parigi lo scenario migliora leggermente, con 9 città ancora candidabili per i Giochi. Tra queste non figurano né Torino né Cortina: nell’intero arco alpino solo Albertville (2.100 m slm) avrà inverni abbastanza rigidi e nevosi. Viste in questa prospettiva le Olimpiadi 2022, con la loro neve artificiale, assumono un altro significato. Sono un avvertimento dal futuro, il canto del cigno degli sport invernali in un pianeta sempre più caldo.

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Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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