Caccia alle balene in Islanda, due relitti che raccontano una lunga storia

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Caccia alle balene in Islanda, due relitti che raccontano una lunga storia ultima modifica: 2021-11-22T07:09:05+01:00 da Francesco Rasero
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Un ardito atto di esplorazione dei relitti abbandonati di due baleniere ha fatto ri-emergere la storia quasi incredibile di un episodio chiave della lotta animalista contro la caccia alle balene in Islanda.

La lotta contro la caccia alle balene in Islanda è stata combattuta con diversi strumenti, non ultimo quello del sabotaggio delle navi baleniere. Un curioso quanto incredibile episodio dello scontro tra pescatori e attivisti ambientali è ri-emerso grazie a un ardito atto di esplorazione, di recente raccontato sulle pagine di Ascosi Lasciti, il sito partner di eHabitat dedicato all’Urbex e punto di riferimento per gli appassionati di siti abbandonati.

Restano ancora oggi i segni di questa guerra: le due baleniere Hvalur 6 e 7. Giacciono lì, marcite e pericolanti, ma sorvegliate e sigillate per evitare che vandali, sciacalli o semplici curiosi incoscienti possano introdurvisi e ferirsi, oppure depredare -scrive David Calloni, nel presentare un set esclusivo di foto scattate in Islanda- Ve le mostriamo, sperando che la guerra che ha generato tali mostri divenga nei prossimi anni solo un lontano ricordo“.

caccia alla balena in Islanda
Il ponte delle baleniere abbandonate sulla costa islandese (foto Ascosi Lasciti)

Già: la speranza di tutti coloro i quali hanno sviluppato una coscienza ambientale, tanto più se animalista, è che la caccia alle balene possa presto essere totalmente bandita in Islanda e su tutta la Terra, al pari di altre pratiche barbariche dei secoli passati.

Ma, nel frattempo, resta alta la tensione tra gli attivisti e le aziende baleniere, che spesso operano ai limiti della legalità, con i loro governi che chiudono (almeno) un occhio e fanno orecchie da mercante alle proteste internazionali.

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Guerra alle baleniere: cosa accadde in Islanda nel 1986

Come furono affondate le due baleniere Hvalur 6 e 7 di cui oggi vengono mostrati i relitti arrugginiti, frutto di anni di abbandono in un porto islandese? Il reportage di Ascosi Lasciti fa riemergere una storia risalente al 1986, frutto dell’azione da parte di Rodney Coronado e David Howitt, due membri dell’organizzazione animalista “Sea Shepherd”.

Fingendosi immigrati alla ricerca di lavoro, i due si trasferirono integrandosi rapidamente nel tessuto sociale dell’Isola. In breve furono assunti a lavorare per il porto e così, la mattina del 6 novembre, sabotarono un’intera stazione navale, distruggendo macchinari e computer, manomettendo i congelatori per le scorte e addirittura affondando le due navi baleniere -racconta Calloni ne “La guerra dei mari“- Le valvole di raffreddamento dell’acqua salata nella sala macchine furono aperte intorno alle 5:00 del mattino, causando l’allagamento e l’affondamento dei mezzi nel giro di trenta minuti“.

caccia alla balena in Islanda
Il danno prodotto dal sabotaggio delle baleniere Hvalur 6 e 7 è stato stimato in due milioni di dollari (foto Ascosi Lasciti)

I due autori riuscirono a fuggire rapidamente dall’Islanda, riparando in Lussemburgo, ma vennero additati addirittura come eco-terroristi. Secondo la ricostruzione fatta dal sito di Urbex, il loro attacco ha causato due milioni di dollari di danni alle navi e altrettanti agli impianti di lavorazione.

Poche settimane dopo il loro affondamento, le loro 430 tonnellate furono recuperate dal fondale, ma i danni ormai risultavano pressoché irreversibili e così le loro carcasse rimasero abbandonate nel porto“, è la conclusione della storia. Sul sito di Ascosi Lasciti la vicenda viene ricostruita in modo dettagliato e contestualizzata nel secolare fenomeno della caccia alle balene in Islanda.

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Sea Shepherd contro l’illegalità nei mari

Quasi dei pirati all’incontrario, gli attivisti di Sea Shepherd hanno come obiettivo quello di “documentare e combattere le attività illegali in alto mare” per proteggere tutta la fauna marina.

L’organizzazione, senza fini di lucro, è stata fondata nel 1977 in Canada dal capitano Paul Watson; quattro anni dopo è stata incorporata nella Sea Shepherd Conservation Society e, oggi, il movimento ha entità indipendenti in oltre 20 Paesi, tra cui l’Italia, che lavorano insieme su campagne di azione diretta in tutto il Pianeta.

La sua missione è fermare la distruzione dell’habitat naturale e il massacro delle specie selvatiche negli oceani del mondo intero: “salvaguardando la delicata biodiversità degli ecosistemi, Sea Shepherd opera per assicurarne la sopravvivenza per le generazioni future” è il motto che si legge sul loro sito.

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[Immagini tratta dal sito Ascosi Lasciti.
Per vedere tutte le foto dei luoghi abbandonati, visita la pagina Instagram di Ascosi Lasciti.
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Caccia alle balene in Islanda, due relitti che raccontano una lunga storia ultima modifica: 2021-11-22T07:09:05+01:00 da Francesco Rasero

Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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