Impatto ambientale del turismo spaziale

Turismo spaziale, il suo impatto ambientale può costarci la Terra

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Turismo spaziale, il suo impatto ambientale può costarci la Terra ultima modifica: 2021-08-09T06:30:31+02:00 da Fabiana Re
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Branson, Bezos e Musk vogliono portare i turisti oltre l’atmosfera terrestre a bordo dei loro razzi privati: ma qual è il costo ambientale del turismo spaziale?

Altro che turismo lento. La destinazione più ambita per i viaggi del futuro è lo spazio. Almeno questo è quanto promettono Jeff Bezos, Richard Branson e Elon Musk, miliardari con aspirazioni da astronauti. Sono stati loro i primi visionari a investire nella creazione di aziende spaziali private e sognare di superare il confine dell’atmosfera terrestre. Nel mese di luglio Bezos e Branson hanno raggiunto questo obiettivo, con gli occhi del mondo puntati sui loro razzi privati. Ora promettono di portare nello spazio tutti  gli interessati disposti a pagare un consistente biglietto. Ma qual è il costo ambientale del turismo spaziale prospettato dai magnati americani?

Turismo spaziale, di cosa si tratta?

Per calcolarlo occorre prima fare un corso accelerato di geografia e ingegneria. Innanzitutto, si può parlare di turismo spaziale quando si supera il confine tra atmosfera terrestre e cosmo. Un confine piuttosto dibattuto: si chiama linea Karman, ed è posta per convenzione a 100 km sopra il livello del mare. Alcuni studiosi sostengono vada collocata 20 km più in basso. Al di là del dibattito scientifico, ciò che importa sapere è che superata la linea Karman si diventa astronauti e si sperimenta l’assenza di gravità. Un’esperienza senza dubbio indimenticabile e impagabile.

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I miliardari diventano astronauti

Chi però ha il fiuto per gli affari ha capito che su una simile esperienza si può mettere un cartellino del prezzo. È l’intuizione alla base della corsa al turismo spaziale. Negli ultimi anni, tre miliardari americani hanno investito nella costruzione di razzi privati per raggiungere il cosmo. Richard Branson, con la sua azienda Virgin Galactic, è stato il primo a compiere un volo suborbitale a bordo del suo mezzo. Il lancio è avvenuto l’11 luglio scorso, bruciando sul tempo la Blue Origin di Jeff Bezos. Il fondatore di Amazon è infatti decollato il 20 luglio, superando però il rivale nell’altezza raggiunta. Il breve ma intenso viaggio di Bezos – appena 10 minuti – lo ha infatti portato a quota 120 metri. La SpaceX di Elon Musk si sta dedicando ad assemblare e testare il razzo Starship, che con i suoi 120 m di altezza è il più grande mai costruito.

Il turismo spaziale, nuovo settore economico

La corsa allo spazio è finalizzata alla creazione di una nuova industria del turismo. Un settore che, secondo le più recenti stime, farà girare molti soldi. Con una crescita annua del 17,5% nella decade 2021-2031, ci si aspetta che raggiunga il valore di 2,58 miliardi di dollari nel 2031. I voli  suborbitali diverranno più accessibili, grazie allo sviluppo di tecniche di lancio meno costose e alla nascita di start-up spaziali. Virgin Galactic sta già vendendo i biglietti per i suoi prossimi voli: si parte dai 450 mila dollari a persona per un giretto nello spazio di un’ora, di cui 3-4 minuti in assenza di gravità. Un passatempo per pochi, per adesso. Ma la storia è punteggiata di innovazioni tecnologiche, inizialmente molto costose, che invece oggi fanno parte del nostro quotidiano.

L’impatto ambientale del turismo spaziale

Le stime economiche non tengono però conto di un importante fattore: il costo ambientale. Al momento l’impatto dei lanci spaziali – all’incirca 100 all’anno – è trascurabile, se paragonato con quello dei 100.000 voli al mondo ogni giorno. Se però il settore dovesse crescere, come auspicano i suoi promotori, lo scenario cambierebbe. Le tre aziende usano fonti di energia diverse: Blue Origin va a idrogeno e ossigeno liquido, Virgin Galactic e SpaceX usano motori a combustione con propellenti ibridi (nel primo caso) o cherosene liquido. Un solo lancio provoca l’emissione di 200-300 tonnellate di anidride carbonica, secondo quanto spiegato al Guardian dalla ricercatrice Eloise Marais.

L’impatto antropico ha modificato i poli e l’asse della Terra

La professoressa dell’University College London studia l’impatto dei carburanti sull’atmosfera e ha illustrato al quotidiano inglese i problemi del turismo spaziale. Le emissioni dei razzi raggiungono gli  strati più alti dell’atmosfera, dove la loro persistenza è più lunga e va dai 3 ai 5 anni. A quelle altezze anche le emissioni di semplice vapore acqueo diventano un pericolo. Condensandosi in nuvole vanno infatti a potenziare l’effetto serra. Ma è lo strato di ozono ad essere più a rischio, perché può essere danneggiato dalla combinazione di elementi rilasciati dai combustibili. Un recente studio ha tentato di quantificare l’impatto ambientale dei lanci spaziali, giungendo alla conclusione che occorrono maggiori ricerche in questo periodo in cui i viaggi verso le stelle si fanno sempre più frequenti.

Regolamentare i viaggi nello spazio

Proprio qui sta il problema: l’idea del turismo spaziale si delinea all’orizzonte, ma non sappiamo quali dimensioni potrebbe raggiungere e non abbiamo gli strumenti legislativi per regolarlo. Non esistono leggi internazionali sull’impatto ambientale o riguardo al tipo di carburanti usati. È un gap da colmare il prima possibile. “Il tempo di agire è adesso, quando i miliardari stanno ancora acquistando i loro biglietti”, avverte Marais.

Turismo spaziale, il suo impatto ambientale può costarci la Terra ultima modifica: 2021-08-09T06:30:31+02:00 da Fabiana Re
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Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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