Nei prossimi 25 anni l’aumento della siccità nelle regioni produttrici porterà un calo dell’offerta: caffè e cioccolato diverranno beni di lusso?
Siete pronti a pagare 5 euro per una tazzina di caffè? Nei prossimi decenni il conto del bar potrebbe farsi piuttosto salato. A dirlo è una ricerca della Vrije Universiteit di Amsterdam sugli effetti che il cambiamento climatico potrebbe avere su vari generi alimentari importati in Europa. L’aumento della siccità nelle regioni di provenienza provocherà infatti un netto calo della produzione, con conseguente aumento dei prezzi.
La vulnerabilità climatica delle importazioni europee
Caffè, cacao, olio di palma, soia, zucchero di canna: il Vecchio Continente ne fa largo uso, ma non li produce. È su queste materie prime che i ricercatori olandesi hanno studiato le conseguenze dei pattern meteorologici sempre più imprevedibili a causa del riscaldamento globale. Ci si aspetta una drastica scarsità di pioggia nelle zone da cui questi prodotti vengono importati: il 37% di esse sarà estremamente siccitoso entro i prossimi 25 anni. Ciò provocherà un forte calo della produzione e, per le ineludibili leggi di mercato, i prezzi saliranno alle stelle.
La vulnerabilità climatica dell’Europa si estende quindi ben oltre i suoi confini. Molti dei suoi settori economici fanno uso di materie prime che provengono da lontano: in un mondo globalizzato, ciò che accade nell’altro emisfero ci riguarda quanto ciò che avviene nella nostra città. “Lo studio dimostra quanto siamo interconnessi globalmente e come disastri provocati dai cambiamenti climatici oltre i nostri confini possano toccare direttamente le nostre vita”, spiega il ricercatore Ertug Ercin. “Non possiamo più ignorarlo”.
Tutto per una tazzina di caffè
Le colture impattate dalla siccità sono rilevanti per i sistemi economici comunitari. L’Europa consuma un terzo del caffè prodotto globalmente: i caffeinomani per eccellenza sono i paesi scandinavi, con quasi 10 kg di prodotto pro capite consumati ogni anno. Il caffè importato viene inoltre lavorato e tostato da imprese europee: secondo la Commissione Europea, nel 2019 la produzione di caffè tostato è valsa 10 miliardi di euro. La metà delle importazioni proviene però da Brasile e Vietnam, paesi altamente vulnerabili all’aumento della temperatura e della siccità.
La dipendenza dalle importazioni di cacao e soia
Lo stesso scenario si replica sul mercato del cacao. L’Europa è il principale produttore ed esportatore di cioccolato, ma dipende al 100% dalle importazioni della materia prima. Il 28% di queste importazioni proverrà da regioni ad alto rischio di siccità entro la metà del secolo. Il nostro continente dipende anche dalle importazioni di soia, di cui produce solo il 3% del totale che impiega (per lo più negli allevamenti intensivi). Un aumento dei prezzi potrebbe avere forti ripercussioni sull’intera filiera della carne e dei prodotti caseari.
Caffè e cioccolato, vulnerabilità climatica: cosa fare?
I ricercatori incoraggiano i policy maker a prendere urgenti provvedimenti per non trovarsi travolti dai cambiamenti dei mercati delle materie prime. Per arginare la vulnerabilità climatica dell’Europa si suggerisce di avviare accordi commerciali con regioni meno esposte alla siccità, di investire in nuovi mercati, o ancora di orientarsi verso alternative prodotte localmente. È però evidente che queste soluzioni sono parziali: permetteranno al consumatore europeo di bere la sua tazzina di caffè, ma non aiuteranno il piccolo produttore vietnamita ad affrontare la siccità.
