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L’ecocidio potrebbe diventare un crimine contro la pace per la Corte Penale Internazionale de L’Aia

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L’ecocidio potrebbe diventare un crimine contro la pace per la Corte Penale Internazionale de L’Aia ultima modifica: 2021-05-04T06:36:57+02:00 da Carla Clúa Alcón
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Diversi esperti e l’Unione Europea vogliono introdurre l’ecocidio tra i reati contro la pace accanto al genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità

L’ecocidio è definito come il danneggiamento e la distruzione degli ecosistemi, ovvero un danno alla natura che è diffuso, grave o sistematico. La lotta per introdurlo tra i crimini riconosciuti dalla Corte Penale Internazionale è cominciata molto tempo fa, ma non ha mai avuto successo. Ora, un gruppo di 12 esperti prepara una bozza di questa nuova normativa per presentarla agli Stati firmatari dello Statuto di Roma entro giugno.

Al momento, lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale elenca quattro crimini: il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e i crimini di aggressione, quest’ultimo aggiunto di recente. Rendere l’ecocidio il quinto reato della CPI significherebbe rendere perseguibili penalmente gli individui che sono responsabili di finanziare, permettere o causare gravi danni ambientali. Un’opzione che adesso non è possibile, dato che le società colpevoli sono solo citate in giudizio e multate.

Il primo ministro svedese, Olof Palme, introdusse il termine “ecocidio” nel 1972 per parlare della Guerra del Vietnam. All’epoca si riferiva all’uso di erbicidi da parte dell’esercito americano nelle foreste del paese asiatico, dove si nascondevano i comunisti. Nel 1996, le Nazioni Unite redassero una bozza in cui l’ecocidio figurava come crimine internazionale, ma esso fu cancellato dal documento finale.

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Non si può parlare di ecocidio, però, senza citare Polly Higgins. L’avvocatessa scozzese fu la prima ad iniziare una campagna nel 2009 per il suo ingresso tra i crimini internazionali. Nel 2011 pubblicò il saggio Eradicating ecocide, in cui proponeva una modifica legislativa internazionale, poiché molti Stati non consideravano la distruzione degli ecosistemi un crimine.

Fu proprio Higgins a creare la campagna Stop Ecocide nel 2017, insieme all’attivista ambientale Jojo Mehta. La loro missione era la stessa: promuovere l’istituzione dell’ecocidio come un crimine internazionale, al fine di proibire e prevenire ulteriori devastazioni alla vista sulla Terra. Stop Ecocide diventò l’unica campagna globale con questo obiettivo esclusivo.

L’ecocidio commesso nel corso degli ultimi decenni è uno dei responsabili dell’emergenza climatica attuale. Condannare l’ecocidio implicherebbe perseguire penalmente i danni all’oceano, la deforestazione, la contaminazione di terra e acqua e l’inquinamento dell’aria.

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Al giorno d’oggi, la CPI può esaminare casi di distruzione dell’ambiente soltanto a causa dei danni che provocano agli esseri umani. Si sta indagando, ad esempio, su una denuncia presentata contro il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, per gli incendi e la disboscamento dell’Amazzonia. Anche la distruzione volontaria degli ecosistemi è un crimine di guerra, ma può essere indagato solo nel contesto di uno scontro armato.

Quello che era iniziato come un progetto un po’ utopico è diventato una prospettiva reale. Leader di alto livello come Papa Francesco o il presidente francese Emmanuel Macron hanno dato il loro sostegno all’iniziativa di Stop Ecocide. Nonostante ciò, il percorso internazionale è ancora molto complesso. 

Primo, perché tra i possibili perseguitati non si parla soltanto di singole persone ma anche di grandi multinazionali. Secondo, a causa degli enormi interessi economici in gioco. E terzo, a causa del problema di dimostrare la volontarietà di commettere questo crimine: provare una deliberata distruzione di un ecosistema non è facile.

L’ecocidio potrebbe diventare un crimine contro la pace per la Corte Penale Internazionale de L’Aia ultima modifica: 2021-05-04T06:36:57+02:00 da Carla Clúa Alcón
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Laureata in giornalismo, vive a cavallo tra l'Italia e la Spagna. Nata nel 1996 a Tarragona (Catalogna), sta conseguendo una Laurea Magistrale in Scienze Internazionali all'Università di Torino. Ha lavorato in diversi media spagnoli, televisione, radio e giornali. Le sue passioni sono viaggiare, scrivere, conoscere la politica e imparare le lingue –ne parla sei!-. Amante del buon cibo, è sempre alla ricerca del sole e del mare.

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