The Midnight Sky – George Clooney guarda le stelle per salvare il mondo

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The Midnight Sky – George Clooney guarda le stelle per salvare il mondo ultima modifica: 2021-03-14T07:14:47+01:00 da Emanuel Trotto
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Con The Midnight Sky George Clooney è un uomo che cerca di ritrovar la strada perduta dopo un cataclisma globale. E non è da solo

Il fatto

In The Midnight Sky nel 2049 l’aria sulla superficie terreste è divenuta irrespirabile. L’umanità si è salvata in rifugi sotterranei. Tranne l’astronomo Augustine, che si rifugia in Artide, unico luogo ancora abitabile del pianeta. Mentre contatta una nave spaziale proveniente da Giove, Augustine scopre di non essere solo alla base…

The Midnight Sky

Il commento

Etere è una delle divinità primigenie secondo la mitologia greca e latina. La maggior parte dei mitografi antichi è concorde sul fatto che egli è il figlio delle Tenebre (Erebo) e della Notte (Nyx), a loro volta figli di Chaos. Etere stesso è a sua volta fratello di Giorno (Dies). In altre parole, è uno degli elementi della creazione. Egli è la personificazione dell’aria che gli Dèi possono respirare, l’elemento cristallino di cui è fatto tutto l’Universo.

Questi era, per Platone prima e per Aristotele poi. Quest’ultimo lo ha inserito assieme ai quattro elementi basilari del mondo, ovvero la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco. Etere è immutabile come il Cosmo, in contrapposizione con la Terra, suscettibile di cambiamenti. È la totale assenza di vuoto che riempie tutto e che muove tutto.

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Proprio con questo nome, Aethers (Etere) è stata battezzata una delle tante navi spaziali inviate, in un futuro prossimo, dalla NASA. La missione è la ricerca di una nuova casa sul satellite di Giove, K-23. Ed è l’unica che porta delle buone notizie e sta facendo ritorno sulla Terra dopo un viaggio lungo quattro anni.

The Midnight Sky
Un George Clooney dimagrito di dodici chili interpreta Augustine Lofhouse, astronomo in esilio.

Ma la Terra dalla quale la nave è partita non è più la Terra alla quale la nave sta facendo ritorno. Un misterioso cataclisma ha reso, nel giro di poche settimane, l’aria sulla superficie terreste irrespirabile. L’umanità per salvarsi sta cercando un rifugio (temporaneo) nelle profondità della terra. La nube si sta espandendo con rapidità. I poli restano, per ora, l’unico posto in superficie in cui si può ancora respirare. È proprio da una base al Polo Nord che arriva l’unico segnale di una Terra silenziosa. L’unico che gli astronauti riescono a ricevere dopo tanti tentativi infruttuosi.

The Midnight Sky
Una delle suggestive inquadrature del film con Augustine e Iris.

Questo è il 2049 che viene immaginato nel film The Midnight Sky di e con  George Clooney, tratto dal romanzo La distanza fra le stelle di Lily Brooks-Dalton (edito in Italia da Nord) e distribuito su Netflix (dopo una limitata distribuzione in sala negli Stati Uniti) il 23 dicembre 2020.

Clooney interpreta Augustine Lofthouse, un astronomo di fama mondiale. Egli è malato terminale. Agli inizi del cataclisma, si rifiuta di raggiungere gli altri sfollati sui mezzi di soccorso. Decide di rimanere all’osservatorio astronomico nell’Artide dove sta lavorando. Perché in un mondo in cui c’è «una corsa per chi muore prima» un posto vale come un altro. Quindi decide per l’isolamento. Il suo sguardo abbraccia il vuoto dai finestroni dei laboratori. I monitor dei PC sono la sola finestra sul mondo che possiede. Da un mondo apparentemente morto assiste a un mondo che sta inesorabilmente morendo. Come lui stesso. Solo che sta rimandando e lottando quotidianamente.

Nel frattempo gli astronauti sulla Aethers sono ignari di tutto ciò. Non sono in grado di separarsi dal ricordo che hanno della Terra o dei momenti vissuti con i loro cari. Dei ricordi e delle situazioni che diventano ologrammi da rimandare in loop per aggrapparsi a una parvenza di normalità. O a giocare a videogiochi che riproducono una giungla. Questo mentre si trovano in mezzo ad alberi protetti da gigantesche serre orbitanti. Una di essi, Sully (Felicity Jones), è incinta di una bambina e fra i nomi proposti vi è un nome di fiore, Giacinta. Come un nome di fiore lo ha Iris, una bimba che Augustine scopre per caso dentro una base che riteneva vuota. Escludendo se stesso e le sue ossessioni.

Felicity Jones (“Rogue One – A Star Wars Story”) è Sully, una degli astronauti di ritorno dal satellite di Giove K-23.

Il mondo messo in scena da questo film è un mondo in cui la Terra è un soggetto invisibile. Se ne parla tanto, la si brama e la si ricerca, ma non la si vede mai. È un mondo in cui una distruzione e una morte senza nome si muovono da un’origine altrettanto misteriosa. Di cui, però, siamo responsabili. Lo Spazio dove si muove l’astronave e le lande dove si muove Augustine sono altrettanto isolate e fuori dal mondo. Sono entrambe fonte di solitudine. Una solitudine e un senso di isolamento che abbiamo imparato molto bene a conoscere. E allora ci si rifugia nei ricordi o nei sogni. Oppure nei possibili desideri o volontà non scritte.

Questo racconta The Midnight Sky. Il film vive di queste suggestioni e di questi piccoli particolari. All’interno di una struttura narrativa che risulta molto convenzionale. Una trama che risulta lineare. Non lo è, invece, un richiamo molto forte all’attualità. Nel romanzo la distruzione del mondo non è un cataclisma che rende impossibile respirare, ma una esplosione nucleare che ha azzerato l’umanità.

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Una situazione al limite del nichilismo se non si guardasse il cielo, si cercasse la Stella Polare. Perché la soluzione è quella di ritrovare la strada che è stata persa.

The Midnight Sky | Scheda film

  • Regia: George Clooney
  • Soggetto e sceneggiatura: Mark L. Smith dal romanzo di Lily Brooks-Dalton, “La distanza tra le stelle”;
  • Interpreti: George Clooney (Augustine Lofthouse), Felicity Jones (Sully), Kyle Chandler (Mitchell), Demián Bichir (Sanchez), David Oyelowo (Tom Adewole), Caoilinn Springall (Iris), Tiffany Boone (Maya), Sophie Rundle (Jean), Ethan Peck (Augustine da giovane), Tim Russ (Mason Moseley);
  • Origine: USA, 2020;
  • Durata: 118’
  • Temi: CINEMA, NATURA, SPAZIO, CATACLISMI.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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