Allergie e cambiamenti climatici. Un nuovo studio condotto nel Nord America dimostra che, rispetto al 1990, la stagione delle allergie inizia 20 giorni prima, dura 10 giorni in più e presenta un significativo 21% di polline in più. La causa va, purtroppo, ricondotta ai cambiamenti climatici.
Allergie e cambiamenti climatici, qual è la correlazione?
La stagione delle allergie arriva sempre prima e la colpa è del riscaldamento globale.
La notizia trova conferma nei dati recentemente pubblicati su Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences).
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I ricercatori hanno esaminato campioni di polline raccolti tra il 1990 e il 2018 da 60 stazioni di monitoraggio dei pollini tra Stati Uniti e Canada, gestiti dal National Allergy Bureau.
Il risultato?
La stagione tanto temuta dagli allergici inizia 20 giorni prima, dura 10 giorni in più e presenta un significativo 21% di polline in più rispetto al 1990.
Attraverso metodi statistici e simulazioni è stata analizzata la correlazione tra l’aumento delle temperature e l’andamento dei pollini.
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Ecco, dunque, che, a causa dell’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera e delle temperature medie più alte, si ha una maggior produzione di allergeni per un periodo di tempo più lungo.
Il riscaldamento globale influenza anche i venti, dunque i pollini vengono trasportati in aree più ampie che in passato.
Secondo i ricercatori, il contributo del cambiamento climatico causato dall’uomo è stato più incisivo nel periodo compreso tra il 2003 e il 2018. Questo dato riflette, probabilmente, l’effetto cumulativo del riscaldamento globale, ma è dovuto anche a un incremento del numero di stazioni di monitoraggio analizzate.
Lo studio dimostra che il riscaldamento globale è un problema serio che va affrontato il prima possibile. Questo significativo aumento della produzione di polline è, infatti, fonte di gravi disagi per moltissime persone. Il cambiamento climatico, da solo, è responsabile di circa l’8% della quantità di polline in aumento.
Questa situazione rappresenta un pericolo per tutte le persone che soffrono di problemi respiratori seri, come l’asma.
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