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Palloni da rugby usati, una scuola in Francia li trasforma in oggetti solidali

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Palloni da rugby usati, una scuola in Francia li trasforma in oggetti solidali ultima modifica: 2021-01-25T08:00:48+01:00 da Francesco Rasero
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Da cinque anni è attivo in Francia un progetto eco-sostenibile e solidale che recupera vecchi palloni da rugby e, sotto l’egida dell’ex capitano della Nazionale transalpina Serge Betsen, aiuta i bambini del Camerun.

Prendete dei vecchi palloni da rugby, gli studenti di una scuola della banlieue parigina con un professore appassionato di sostenibilità e l’ex capitano della Nazionale francese, Serge Betsen, eletto miglior rugbista del mondo nel 2002, che oggi aiuta i bambini in Camerun.

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L’ex capitano della Nazionale francese di rugby, Serge Betsen, con Lionel Quenardel, ideatore del progetto Recycling Rugby

Questi sono gli ingredienti vincenti del progetto Recycling Rugby, che in cinque anni ha permesso di riciclare più di 4.000 palle ovali (e non solo), evitando la produzione di oltre 20 metri cubi di rifiuti e trasformandoli in aiuti per i progetti di sostegno all’infanzia e allo sviluppo in Africa.

Palloni da rugby e upcycling

L’idea di Recycling Rugby è venuta nel 2015 a Lionel Quenardel, professore di educazione fisica e sportiva alla scuola superiore “Denis Diderot” di Massy, una cittadina della periferia sud-ovest di Parigi.

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Nel suo collège si insegna rugby fin dal lontano 1998, grazie anche alla presenza sul territorio del RC Massy Essonne, club dalla storia ultra-decennale che oggi milita in terza divisione francese, il Championnat Fédéral Nationale, e da una decina di anni fa parte del circuito professionistico.

Dopo aver visto alcuni artigiani in Cambogia che cucivano vecchi palloni per ricavare nuovi oggetti, al rientro in Francia Lionel ne parla con gli amici, decidendo di provare a fare lo stesso con gli ovali dismessi della sua scuola.

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Alcuni studenti del collège “Denis Diderot” di Massy, in Francia, impegnati nel confezionamento degli oggetti (foto pre-pandemia)

«Da sempre ho avuto un particolare interesse per lo sviluppo sostenibile e questa iniziativa mi ha permesso di unirlo al mio lavoro, coinvolgendo da subito nel progetto anche gli studenti -spiega il docente, intervistato da eHabitat- Abbiamo iniziato creando alcuni portapenne, grazie all’aiuto di una volontaria appassionata di cucito. Adesso siamo in grado di riciclare il 100% di un pallone da rugby, dando vita a diversi prodotti, tutti sempre realizzati a mano, con il supporto di un produttore di pelletteria locale».

La nuova vita dei palloni da rugby usati

Oltre al “kit scuola”, il catalogo di Recycling Rugby comprende oggi portafogli, beauty, borse e borsette in sei diversi modelli, sacche da sport e valigie.

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Palloni da rugby trasformati in portafogli

Agli ovali, negli anni, si sono affiancati anche palloni da basket, calcio e pallavolo, che vengono utilizzati per alcune linee speciali. La produzione, comunque, varia di volta in volta, a seconda di quanto il collège di Massy riceve in lavorazione.

«Sono le società sportive a donarci le palle usate: ne riceviamo da ogni angolo della Francia, dal club più piccolo fino ai Bleus, la Nazionale francese -prosegue Lionel- Sempre più materiale, ultimamente, ci arriva anche dall’estero».

Due giovani studenti al lavoro per il riciclo dei palloni da rugby

Il professore si interrompe e sorride, pensando a una squadra belga -di cui non fa il nome- che aveva deciso di aderire all’iniziativa con entusiasmo ma, per sgonfiare i palloni in modo da poterli spedire, scelse di tagliarli con una lama, rendendoli inutilizzabili.

«A pensarci bene, la Nazionale italiana di rugby non ci ha ancora fatto avere nulla, ma speriamo che lo faccia dopo aver letto questo articolo», aggiunge Quenardel, strizzando l’occhio.

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A favore del progetto hanno finora “messo la faccia” tanti giocatori ed ex rugbisti -dai campioni transalpini Thierry Dusautoir, Mathieu Bastareaud e Jean-Baptiste Elissalde, fino al neozelandese Joe Rokocoko- e altri personaggi famosi, tra cui chef o conduttori radiotelevisivi, dando ulteriore visibilità a Recycling Rugby.

Il lato solidale dell’ovale riciclato

I prodotti di Lionel e dei suoi studenti, man mano che vengono creati, sono presentati sui social, spesso con l’utilizzo degli hashtag #ZeroDechet (rifiuti zero) e #RugbySolidaire (rugby solidale), che racchiudono i due valori-guida del progetto.

Serge Betsen Academy Camerun
Lionel Quenardel a uno stand di vendita dei prodotti creati con i suoi studenti, per finanziare la Serge Betsen Academy

Il ricavato di tutta questa attività è infatti devoluto alla Serge Betsen Academy, associazione umanitaria con la quale il professore collabora, recandosi anche in Africa ogni anno come volontario.

Si tratta di un’organizzazione fondata da Serge Betsen, star del rugby francese, nato in Camerun nel 1974 e trasferitosi da bambino in un sobborgo parigino, insieme alla madre e sei fratelli.
Betsen è stato uno dei più forti flanker di tutti i tempi: capitano della Francia, fu eletto miglior giocatore del mondo nel 2002 e ha nel palmares due Grandi Slam (2002 e 2004), due semifinali di Coppa del Mondo e il Sei Nazioni del 2007.

Serge Betsen Academy Camerun
Bambini in Camerun con i prodotti di Recycle Rugby

«Sono amico di Serge da quando avevamo 16 anni: dopo aver perso i contatti con lui, l’ho cercato di nuovo per collaborare in Africa con la sua Fondazione, che abbiamo coinvolto nel progetto -racconta ancora Lionel- Finora, grazie all’upcycle dei vecchi palloni da rugby è stato già possibile raccogliere oltre 65 mila euro a sostegno dei progetti dell’Academy in Camerun, che sono serviti per mandare a scuola, fornire cure mediche e far praticare sport a centinaia di bambini».

Oltre a poter contare su una rete di vendita in tutta la Francia -fatta di piccoli negozi e botteghe, anche in alcuni dei luoghi più turistici del Paese- le creazioni di Recycling Rugby vengono spedite anche all’estero, tramite la pagina Facebook ufficiale.

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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