Scorie nucleari, le associazioni ambientaliste non hanno accolto positivamente la recente decisione di dotarsi di un deposito nazionale. Ecco le ragioni dietro alle proteste.
Le scorie nucleari non potevano che attirare l’attenzione delle associazioni ambientaliste. La mappa dei 67 siti italiani, candidati a ospitare il futuro deposito nazionale delle scorie nucleari, ha, infatti, suscitato grande scrupolo.
Vediamo, caso per caso, le ragioni di tanta perplessità.
Deposito nazionale delle scorie nucleari, è pubblica la mappa dei 67 siti idonei in Italia
WWF
Nel sito del WWF si può leggere un comunicato che esprime preoccupazione sulla gestione delle scorie nucleari.
“Viene da chiedersi se si sia fatto il giusto approfondimento su una soluzione europea che potesse consentire al nostro Paese di gestire le scorie delle centrali insieme a quelle di altri Paesi che hanno scelto di continuare ad usare l’energia nucleare e si troveranno a gestire una quantità di scorie molto maggiori di quelle italiane“.
Il WWF ricorda anche che “Il trattamento sicuro delle scorie, come quelle di III categoria, non ha trovato una soluzione definitiva in nessuna parte del mondo a causa dell’impossibilità tecnica di garantire il mantenimento di condizioni di sicurezza adeguate proprio per i tempi plurimillenari necessari, connessi al decadimento di tali scorie“.
Di conseguenza, l’organizzazione avrebbe preferito un ventaglio di soluzioni meglio articolate, tenendo conto di scenari e criteri.
Legambiente
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, sottolinea come, dopo anni di ritardi, sia arrivato il momento di trovare una destinazione appropriata per i rifiuti radioattivi.
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“Ora è necessario che si attivi un vero percorso partecipato, che è mancato finora, per individuare l’area in cui realizzare un unico deposito nazionale, che ospiti esclusivamente le nostre scorie di bassa e media intensità, che continuiamo a produrre, mentre i rifiuti ad alta attività, lascito delle nostre centrali ormai spente grazie al referendum che vincemmo nel 1987, devono essere collocate in un deposito europeo, deciso a livello dell’Unione, su cui è urgente trovare un accordo“.
Greenpeace
Le proteste arrivano anche da Greenpeace, che non condivide la scelta presa dal nostro Paese.
L’organizzazione ambientalista sottolinea che è l’unico caso al mondo di gestione combinata dei rifiuti. Da qui l’idea che le implicazioni non vadano trascurate “come la possibile decisione di ‘nuclearizzare’ un nuovo sito vincolandolo a lungo termine alla presenza di rifiuti pericolosi. E l’ipotesi -tutta da verificare- che vi sia un consenso dei cittadini e degli enti che li rappresentano territorialmente a ospitare il deposito unico“.
L’associazione avrebbe ritenuto più logico “verificare diversi scenari e varianti di realizzazione del Programma, utilizzando i siti esistenti o parte di essi e applicare a queste opzioni una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da evidenziare i pro e i contro delle diverse soluzioni“.