È stata resa nota oggi la mappa dei 67 siti italiani ritenuti ‘potenzialmente idonei’ a ospitare il futuro deposito nazionale delle scorie nucleari. Ecco i luoghi individuati e le caratteristiche dell’opera.
Dove sarà creato il deposito nazionale delle scorie nucleari? Cosa conterrà e come saranno gestiti i rifiuti radioattivi?
Al momento sono 67 i siti individuati in via preliminare, in tutta Italia, per ospitarlo: la mappa -rimasta segretissima per anni- è stata resa nota dopo aver ottenuto il nulla osta dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.
Sogin, la società pubblica che gestisce il nucleare in Italia, ha creato un sito web apposito in cui, oltre all’elenco dei luoghi potenzialmente idonei, sono anche contenuti il progetto preliminare e tutti i documenti relativi al deposito che dovrà stoccare le scorie atomiche nazionali.
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Oggi tali rifiuti radioattivi sono ospitati in una ventina di siti temporanei, di minori dimensioni e dislocati in tutta la penisola, ma l’obiettivo del Governo -sollecitato da anni dall’Unione Europea- è di dare vita a un deposito unico, la cui costruzione sarà abbinata alla realizzazione, sullo stesso territorio, di un polo tecnologico per gli studi sulle radiazioni, su una superficie totale di 150 ettari.
L’operazione costerà complessivamente 900 milioni di euro e darà lavoro a circa 4 mila persone durante la fase di cantiere e circa 700 tecnici una volta in esercizio.
Deposito nazionale delle scorie nucleari: la mappa dei possibili siti
Nel creare la carta dei 67 siti italiani candidati a ospitare il deposito nazionale, Sogin ha già provveduto a creare una prima graduatoria, differenziandoli per colore: dal verde intenso (quelli tecnicamente migliori, stando agli studi preliminari) al giallo, passando per il verde chiaro e l’azzurro.

I luoghi ritenuti migliori da questo primo studio sono concentrati in Piemonte -tra il Torinese e l’Alessandrino, dove ci sarebbero le due location che hanno ottenuto pieni voti- e nel Lazio, in particolare nel Viterbese.
Altri siti candidati si trovano tra Basilicata e Puglia, concentrati soprattutto nei pressi di Matera e nel sud della Provincia di Taranto; due nella Toscana meridionale, uno in provincia di Siena e uno in quella di Grosseto; in Sicilia e in Sardegna.

Quali caratteristiche avrà il deposito nazionale delle scorie nucleari?
Il deposito nazionale delle scorie nucleari, stando a cosa promettono i progettisti, «sarà integrato con il territorio, anche dal punto di vista paesaggistico. Infatti, una volta completato il riempimento, sarà ricoperto da una collina artificiale che costituirà un’ulteriore protezione, prevenendo anche eventuali infiltrazioni d’acqua».

Sarà costituito da una struttura con barriere ingegneristiche e naturali per il contenimento della radioattività, progettata sulla base delle esperienze internazionali e secondo gli standard dell’International Atomic Energy Agency.
Nel dettaglio, all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con i rifiuti radioattivi.
Una volta completato il riempimento, le celle saranno ricoperte da materiali inerti e impermeabili, quindi da un manto erboso, per armonizzare visivamente il deposito con l’ambiente circostante.

«Tali barriere garantiranno l’isolamento dei rifiuti radioattivi dall’ambiente per oltre 300 anni, fino al loro decadimento a livelli tali da risultare trascurabili per la salute dell’uomo e l’ambiente».
Quali rifiuti radioattivi ospiterà?
Nel deposito nazionale saranno sistemati definitivamente e in sicurezza circa 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade appunto nell’arco di 300 anni.
Di queste scorie, circa due terzi deriveranno dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti atomici per la produzione di energia elettrica, mentre la quota rimanente sarà destinata a rifiuti provenienti dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare (ad esempio applicazioni diagnostiche e terapeutiche) e dell’industria.
Inoltre, nel deposito sarà compreso anche lo stoccaggio di circa 17 mila metri cubi di rifiuti nucleari a media e alta attività, in attesa che siano successivamente trasferiti in un deposito geologico idoneo alla loro sistemazione definitiva. Queste scorie, in particolare, saranno stoccate in appositi contenitori altamente schermanti, quali ad esempio i cask, capaci di resistere a sollecitazioni estreme, incendi inclusi.
Il sito nazionale ospiterà esclusivamente i rifiuti radioattivi prodotti in Italia.
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Il Ministero dell’Ambiente: “Si chiude la stagione del nucleare in Italia”
«Dopo decenni di attese e rinvii, in Italia si chiude definitivamente la stagione del nucleare e si sanano situazioni precarie e potenzialmente pericolose aperte in tutto il territorio nazionale -così si apre il comunicato stampa ufficiale diffuso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare- Il deposito nazionale delle scorie nucleari permetterà di sistemare in sicurezza, e in via definitiva, i rifiuti radioattivi italiani».
Il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut, sottolinea come la pubblicazione della mappa permetta oggi «di dare avvio a un processo partecipativo pubblico e trasparente, al termine del quale sarà definita la localizzazione dell’opera, in ottemperanza agli indirizzi comunitari e nel rispetto della piena partecipazione delle Comunità locali alle decisioni».

La procedura prevede infatti che, per i prossimi due mesi, le Regioni, gli Enti locali e i soggetti portatori di interessi qualificati, possano formulare osservazioni e proposte tecniche in forma scritta e non anonima.
Entro 120 giorni dall’avvio della consultazione pubblica, verrà promosso un seminario nazionale per approfondire tutti gli aspetti tecnici, quelli connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente e i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione dell’opera.
