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    Micronazioni per l'ambiente: gli attivisti di Greenpeace durante l'occupazione di Rockall, nel nord-est dell'oceano Atlantico (foto: Greenpeace.org)
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    Micronazioni per l'ambiente: la Repubblica libera di Wendland, in Germania (foto wendland-net.de)
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    Micronazioni per l'ambiente: uno degli ingressi a Užupis, il quartiere libertario ed eco-sostenibile di Vilnius, in Lettonia (foto di Piero Rasero)
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    Micronazioni per l'ambiente: il muro in cui è esposta la Costituzione di Užupis (foto di Laura Gioannini)
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    Micronazioni per l'ambiente: gli attivisti di Greenpeace issano la bandiera di Waveland, contro le trivellazioni petrolifere nel Nord Atlantico (foto: Greenpeace.org)
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    La locandina del film "L'isola delle rose", dedicato alla micronazione esperantista che sorse al largo di Rimini nel 1968

Micronazioni: le storie simili all’Isola delle Rose, ma a sfondo ambientale

in Ambiente
Micronazioni: le storie simili all’Isola delle Rose, ma a sfondo ambientale ultima modifica: 2020-12-21T08:00:25+01:00 da Francesco Rasero
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Se in Italia, grazie al recente film di Sydney Sibilia prodotto da Netflix, è tornata alla ribalta la storia dell’Isola delle Rose (Respubliko de la Insulo de la Rozoj), autoproclamata repubblica esperantista libertaria nata nel 1968 su una piattaforma al largo di Rimini per iniziativa dell’ingegnere Giorgio Rosa, nel mondo sono numerose le esperienze di micronazioni, nate con le motivazioni più disparate. Tra cui quelle ambientali.

L'isola delle rose locandina
La locandina del film “L’isola delle rose”, dedicato alla micronazione esperantista che sorse al largo di Rimini nel 1968

A essere denominate micronazioni sono entità create da una persona, o da un ridotto numero di persone, che pretendono di essere considerate come nazioni o Stati indipendenti, ma che tuttavia non sono riconosciute dai governi e dalle maggiori organizzazioni internazionali, a partire dall’ONU.

Si tratta spesso di fenomeni sociali, di protesta o mediatici, ma che in alcuni casi hanno portato anche all’emissione di passaporti, francobolli, valuta o titoli nobiliari.
Vanno distinte dai cosiddetti microstati (come San Marino o il Vaticano, per restare nella penisola italiana), che invece sono Stati reali a tutti gli effetti, solamente di piccole o piccolissime dimensioni.

Ecco alcuni casi in cui la proclamazione di indipendenza è stata dettata da ragioni legate alla tutela dell’ambiente o del rispetto tra esseri viventi.

La libera repubblica anti-nucleare del Wendland

Una delle prime micronazioni nate con motivazioni ambientali è la Repubblica libera del Wendland (Republik Freies Wendland), in Germania.

Nel maggio 1980, per evitare che il governo federale tedesco istituisse un sito di stoccaggio per le scorie nucleari all’interno di un’ex miniera di sale vicino alla città di Gorleben, in Bassa Sassonia, cinquemila attivisti ambientali occuparono un pezzo di foresta nelle vicinanze, con l’obiettivo di bloccare i lavori.

Fu eretto un villaggio di capanne di legno e argilla, in cui arrivarono a vivere fino a 300 persone, oltre al passaggio di migliaia di simpatizzanti.

Si conduceva una vita in gran parte comunitaria, con svariati momenti culturali; furono anche avviate le trasmissioni di una radio pirata, Radio Free Wendland.

Micronazioni Wendland
Micronazioni per l’ambiente: la Repubblica libera di Wendland, in Germania (foto wendland-net.de)

Ovviamente, massima attenzione era posta alla corretta gestione dei rifiuti e all’utilizzo di energie alternative, come eolico e solare, per estrarre e riscaldare l’acqua. I residenti dei dintorni, solidali con la protesta, sostennero gli attivisti fornendo loro cibo e legname.

La Repubblica libera del Wendland aveva un propria bandiera -un sole arancione su sfondo verde , simile dall’emblema del movimento anti-nucleare mondiale- e rilasciava passaportivalidi in tutto l’universo, finché il proprietario sarà ancora in grado di ridere”.

L’esperienza terminò dopo un mese, quando la polizia e le guardie di frontiera federali sgomberarono il villaggio, mentre gli attivisti mettevano in atto una resistenza non violenta.

Il sito di stoccaggio atomico (su cui non sono mancate le indagini giornalistiche negli anni a venire) è stato quindi realizzato ma nonostante tutto, ancora oggi, Wendland resta tra i nomi più evocativi nel movimento anti-nucleare tedesco e mondiale.

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Le micronazioni fondate da Greenpeace

L’associazione ambientalista Greenpeace ha fatto ricorso alle micronazioni come strumento di lotta ecologista, utilizzandone il concetto per dare visibilità ad alcune delle proprie campagne.

Il 10 giugno 1997 tre attivisti -dotati di una capsula di sopravvivenza- occuparono la piccola isola di Rockall, nell’oceano Atlantico a 450 chilometri dalla Scozia: uno scoglio di poco più di 30 metri di diametro per 20 di altezza, storicamente conteso tra il Regno Unito e l’Irlanda.

Qui venne stabilita la capitale dello Stato globale di Waveland o ‘Terra delle Onde’, epicentro virtuale di una campagna di sensibilizzazione contro le trivellazioni petrolifere nel Nord Atlantico.

Micronazioni per l’ambiente: gli attivisti di Greenpeace durante l’occupazione di Rockall, nel nord-est dell’oceano Atlantico (foto: Greenpeace.org)

Oltre 15 mila persone, tramite internet, ottennero nei mesi successivi un certificato di cittadinanza, sottolineando così il loro supporto all’azione di Greenpeace, mentre i volontari dell’Associazione aprivano consolati virtuali in molte città europee ed emettevano francobolli per finanziare le proprie attività.

Stando alla cronaca fornita dal giornale inglese The Indipendent, un portavoce del Ministero degli Esteri liquidò l’occupazione dichiarando che «Rockall è territorio britannico: chiunque è libero di andarci e può rimanere quanto vuole».

Un format simile a quello che aveva portato alla nascita di Waveland è stato nuovamente utilizzato da Greenpeace nel 2014, con la fondazione della República Glaciar, che ha visto anche Luis Sepúlveda tra i suoi cittadini illustri.

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Užupis, dove hanno diritti anche cani, gatti e fiumi

Ispirata a principi libertari e ad un ideale di vita in piena sintonia tra gli esseri viventi è invece la Repubblica di Užupis, nel cuore storico di Vilnius, capitale della Lettonia.

Il suo nome significa “Al di là del fiume” ed è stata dichiarata indipendente nel 1998. La festa nazionale si svolge il 1° aprile, a mettere in risalto l’aspetto ironico e provocatorio di questa micronazione.

Micronazioni Uzupis
Micronazioni per l’ambiente: uno degli ingressi a Užupis, il quartiere libertario ed eco-sostenibile di Vilnius, in Lettonia (foto di Piero Rasero)

Conta circa settemila abitanti, di cui un migliaio sono artisti. Ha una una moneta, rigorosamente non ufficiale, un governo e un inno. La bandiera di Užupis raffigura il palmo di una mano, il cui colore cambia a seconda della stagione: blu in inverno, verde in primavera, giallo in estate e rosso in autunno.

I suoi ambasciatori, che sono centinaia in tutto il mondo, hanno il compito di “costruire ponti tra le persone”; tra questi vi è anche il console a Monaco di Baviera, un robot umanoide il cui compito è mettere in contatto le arti e la tecnologia, per rendere l’intelligenza artificiale più accessibile alla società e più etica.

Užupis è nota per la sua Costituzione, composta di 41 articoli e benedetta anche da Papa Francesco, durante la visita pastorale a Vilnius del 2018.
Il primo articolo recita che “Tutti hanno il diritto di vivere vicino al fiume Vilnelė, e il fiume Vilnelė ha il diritto di scorrere vicino a tutti”.

Micronazioni Uzupis
Micronazioni per l’ambiente: il muro in cui è esposta la Costituzione di Užupis (foto di Laura Gioannini)

Vengono riconosciuti, tra gli altri, i diritti di morire (ma non è un obbligo), di commettere errori, di amare, di oziare, di essere mediocri e sconosciuti, di prendersi cura degli animali, di essere inconsapevoli (a volte) dei propri doveri, di essere felici o infelici, di capire o di non capire nulla, di piangere e di essere fraintesi.

Nessuno ha diritto alla violenza o di dichiarare un’altra persona colpevole né di avere un progetto per l’eternità..

Non solo gli umani, peraltro, sono titolari di diritti costituzionali: l’articolo 12 stabilisce che “un cane ha il diritto di essere un cane” mentre il successivo che “un gatto non è obbligato ad amare il suo padrone, ma deve aiutare in tempo di necessità”.

Papa Francesco, un ecologista nella predica e nella pratica

Micronazioni: le storie simili all’Isola delle Rose, ma a sfondo ambientale ultima modifica: 2020-12-21T08:00:25+01:00 da Francesco Rasero

Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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