Heartwood ulivo Puglia Xylella

Heartwood, un documentario per salvare gli ulivi pugliesi dalla Xylella

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Heartwood, un documentario per salvare gli ulivi pugliesi dalla Xylella ultima modifica: 2020-11-29T08:00:14+01:00 da Francesco Rasero
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Come salvare gli ulivi pugliesi dalla Xylella? Il regista Stefano Petroni, nel documentario Heartwood, propone un ritorno alla biodiversità, con un viaggio alla scoperta della cultura agricola tradizionale.

Heartwood (Italia 2019, 61’) è un documentario sociale e ambientale che parla di Italia, di Puglia, di Xylella Fastidiosa e di ulivi secolari da salvare.

Ma lo fa in gran parte con scene girate in Sudamerica, tra i popoli indigeni e con chi pratica ancora metodi agricoli tradizionali.

Heartwood locandina
La locandina di Heartwood, il documentario opera prima del regista Stefano Petroni

Il film -realizzato con il supporto di Slow Food– racconta un viaggio, quello che il regista Stefano Petroni (dietro alla macchina da presa) ha compiuto con il fratello Agostino.

I due, figli di contadini pugliesi, nel 2016 decidono di recarsi in America Latina e trascorrere del tempo vivendo nelle comunità indigene rurali, in modo da apprendere le loro tecniche per preservare le tradizioni agricole pur adattandosi a un mondo che cambia.

I protagonisti di Heartwood durante la lavorazione della manioca

«Ci dovrà pur essere una risposta, da qualche parte» si chiede Agostino, protagonista del film, prima di partire per il Sudamerica, mentre osserva un maestoso ulivo alle prese con la Xylella.

Heartwood, dalla Puglia al Sudamerica (e ritorno)

La ricerca dei fratelli Petroni li porta in luoghi “in cui le persone vivono a fianco della natura, non come padroni della natura”.
Visitano tre comunità indigene: i Kalunga in Brasile, i Maya in Messico e i Wayuu in Colombia.

I fratelli Petroni sono andati alla ricerca dei saperi agricoli tradizionali tra le popolazioni indigene del Sudamerica

Con ciascuno di questi popoli vivono diversi mesi: lavorano al loro fianco, imparano tecniche antiche e osservano come esse siano state adattate al giorno d’oggi, sfruttando anche le moderne innovazioni tecnologiche.

«Il sottotitolo del documentario è ‘Memoria Nueva’ e racchiude un concetto per me fondamentale -spiega il regista, Stefano Petroni- Ci sono due mondi: da una parte quello delle cultura, intesa come l’evoluzione dell’essere umano e delle tradizioni nate come equilibrio tra uomo e natura; dall’altra, quello della tecnologia. Per quanto oggi ci possano apparire in contraddizione tra loro, se non in contrasto, la soluzione è nel farli convivere. La tecnologia è fondamentale per il cambiamento, va sfruttata in positivo».

Heartwood esplora il rapporto tra cultura e tecnologia

Dall’esperienza in America Latina, Agostino e Stefano tornano con nuove convinzioni e con la voglia di combattere, ognuno con i suoi mezzi, per salvare il pianeta. «Il primo passo è capire che si può vivere bene anche con poco, come ci hanno insegnato le tante persone che abbiamo incontrato girando il film, piene di felicità e passione. Ovviamente, però, non possiamo pensare che la soluzione sia trasferirci tutti nelle foreste: è però sufficiente cambiare il nostro punto di vista».

Anche per affrontare il problema della Xylella? «Sì: quanto fatto finora, anche il quel campo, non ha dato risultati -rimarca Stefano- La via da seguire è quella di un cambiamento radicale nel metodo, tornando alla valorizzazione della biodiversità».

Heartwood
Una scena del documentario Heartwood di Stefano Petroni

Heartwood e la Xylella che uccide gli ulivi in Puglia

«La Xylella Fastidiosa è un batterio che blocca il sistema linfatico degli alberi, ne chiude le ‘vene’ portandoli alla morte -spiega Agostino Petroni in una scena di Heartwood- È il peggior patogeno finora noto dagli scienziati, che nel 2013 è arrivato in Puglia: da allora, ha ucciso migliaia di antichi ulivi».

Guardando questi alberi ormai privi di vita o comunque condannati a morte, Agostino e Stefano hanno deciso di dar vita al progetto del documentario.
«Siamo partiti dal concetto dell’importanza del cibo, su cui mio fratello aveva appena discusso la sua tesi all’Università di Scienze Gastronomiche di Slow Food -racconta il regista- Volevamo raccontarne il ruolo fondamentale per l’equilibrio tra uomo e natura: dal miele delle api fino all’olio delle nostre olive pugliesi».

La melipona dello Yucatán è un’ape preziosa per l’equilibrio naturale delle foreste in cui vivono le popolazioni Maya, in Messico

Il viaggio per le riprese, durato diversi mesi, ha però fatto variare, almeno in parte, il focus del film, oltre a cambiare completamente le vite dei due fratelli. «Con questo film abbiamo voluto far vedere che, vivendo in piena armonia con la natura, si può trovare una risposta».

Sicuramente, però, occorre agire. «Il rischio è che vada perduto un patrimonio millenario dal punto di vista naturalistico, e non solo -sottolinea Stefano- La paura è che questo batterio che uccide gli alberi porti al progressivo abbandono dei terreni e alla desertificazione della nostra regione, in particolare in alcune aree, come il Salento, dove la situazione è già oggi più critica».

Il 2020 è stato dichiarato ‘Anno internazionale della salute delle Piante’

E come fare? «Anche le grandi tragedie, come lo è la Xylella per gli ulivi pugliesi, offrono la possibilità di ricominciare. Se sapremo fare come fanno i popoli che abbiamo incontrato per Heartwood, usando alcuni aspetti del progresso tecnologico nel rispetto degli equilibri naturali, potremo ripartire nel modo giusto. L’importante è avere la voglia di lottare per un Pianeta diverso, anche con i nostri piccoli gesti quotidiani».

I premi e i consigli di Hellen Mirren e Taylor Hackford

Heartwood è l’opera di esordio come regista per Stefano Petroni, classe 1994, che alle spalle ha anni di studi a New York e nel Regno Unito nei campi del cinema e della produzione televisiva.

Heartwood Petroni regista
Il regista pugliese Stefano Petroni

In meno di quattro mesi dalla sua uscita, il documentario è stato finalista in oltre venti festival di tutto il mondo -collezionando diverse statuette da vincitore, dal Ferrara Film Festival all’Around di Barcellona, passando per il Green Fest di Belgrado– e altrettanti lo hanno selezionato.
«Purtroppo, visto il periodo, ho potuto partecipare di persona solo a uno di essi: è un peccato, perché si perdono importanti connessioni umane, innanzitutto con il pubblico».

Anche online, comunque, il Cinema può giocare un ruolo importante nella diffusione di una nuova sensibilità ambientale. «Ogni proiezione di Heartwood ci dà l’opportunità di diffondere la voce delle persone che abbiamo incontrato nel nostro viaggio: non sono né personaggi famosi né ricchi, ma le loro storie hanno bisogno di essere raccontate, come esempi di vita, di chi lotta per la propria terra».

Green Fest di Belgrado: l’importanza dei film sull’ambiente, anche durante la pandemia

L’esperienza in America Latina e la sfida di preservare gli ulivi nella loro nativa Italia, inoltre, hanno portato i fratelli Petroni a fondare Save the Olives, un’organizzazione senza scopo di lucro dedicata alla ricerca di modi innovativi per fermare la diffusione del declino degli ulivi.

Oltre a lavorare con scienziati e attivisti di tutto il mondo per trovare soluzioni a questa emergenza agricola, Save the Olives annovera tra i loro sostenitori anche l’attrice premio Oscar Helen Mirren e il marito Taylor Hackford, produttore e regista statunitense, anch’egli vincitore di una statuetta agli Academy Awards nella categoria riservata ai cortometraggi.

Il premio Oscar Helen Mirren dà il buon esempio e pulisce dai rifiuti una strada del Salento

«Sono molto legati alla Puglia e il loro supporto è stato di grande aiuto per il mio esordio come regista -chiosa Stefano- Taylor, in particolare, ha visto più volte i montaggi, dandomi consigli preziosi su come migliorare il film prima della sua versione finale: spesso ho dovuto rifare molto lavoro, ma si è trattato di un’occasione irripetibile».

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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