montagnaterapia

Montagnaterapia, la riabilitazione a diretto contatto con la natura

in Ambiente|Benessere|Natura
Montagnaterapia, la riabilitazione a diretto contatto con la natura ultima modifica: 2020-11-10T08:00:29+01:00 da Fabrizio Simone
da

Con montagnaterapia si intende un approccio metodologico originale che utilizza la frequentazione della montagna a scopo riabilitativo.

Si parla sempre più spesso di montagnaterapia, un approccio metodologico a carattere terapeutico-riabilitativo e/o socio-educativo, finalizzato alla prevenzione, alla cura ed alla riabilitazione degli individui portatori di differenti problematiche, patologie o disabilità progettato per svolgersi, attraverso il lavoro sulle dinamiche di gruppo, nell’ambiente culturale, naturale e artificiale della montagna.

Curare le malattie del corpo e della mente con la montagna può sembrare un azzardo -si legge sul sito del CAI- un’idea romantica e un po’ visionaria, ma l’esperienza dimostra l’esatto contrario. Questa è una modalità di frequentazione della montagna in cui il salire non è soltanto ascesa fisica, ma anche progresso nel percorso della salute e dell’autonomia: le attività in montagna affiancano i trattamenti farmacologici, psicologici e/o educativi in atto“.

Per capire meglio di cosa si tratta, ci siamo rivolti a Ornella Giordana, referente per la montagnaterapia a livello nazionale in Commissione Centrale Escursionismo e del gruppo La Montagna che Aiuta del CAI Torino.

Come si attua la montagnaterapia e in che cosa consiste?

“In genere, le sezioni del Club Alpino Italiano vengono contattate da servizi, ASL, enti o associazioni per avere il supporto dei loro progetti. Questi progetti vengono attuati utilizzando la frequentazione della montagna a scopo riabilitativo.

Ritorno in montagna nella Fase 2: le raccomandazioni del Club Alpino Italiano

Si tratta di un approccio che viene realizzato in 4 ambiti che sono la salute mentale, le dipendenze e la disabilità (motoria, sensoriale o cognitiva). Il quarto ambito è quello della promozione della salute che comprende un’ampia gamma di problematiche. Si parla quindi di malattie oncologiche, cardiopatie o diabete.

Ma c’è anche un ambito di disordine sociale che viene affrontato. Ad esempio, per i casi di psichiatria è importante favorire la socializzazione e la montagna sviluppa proprio le dinamiche di gruppo di cui c’è bisogno. Bisogna sottolineare quanto il CAI svolga un ruolo fondamentale, avendo molta attenzione, cura e interesse verso questo tipo di attività.” 

Quali sono le attività e i benefici che si ottengono grazie a questi progetti?

“Gli interventi vengono progettati a medio-lungo termine. In certi casi alcune persone traggono benefici tali da poter ridurre l’uso di determinati farmaci. 

Le escursioni in montagna, infatti, migliorano l’autonomia delle persone oltre a svolgere un importante ruolo di socializzazione

Passaggio chiave: la montagna come aiuto terapeutico per superare le dipendenze

Non c’è una gerarchizzazione, ognuno ha un proprio ruolo che sia quello di studiare il percorso o di occuparsi di scattare fotografie. Le attività vengono studiate in base alle problematiche delle persone e possono essere attività di escursionismo, arrampicata o speleologia. In questo modo si acquisisce sensibilità rispetto al corpo e si ottiene un maggiore controllo della propria mobilità. 

Certo, la montagna non è la cura, ma va abbinata alla terapia.”

Come vengono organizzati questi gruppi e quanto ha influito la recente pandemia sulle attività che vengono svolte?

“I gruppi sono molto piccoli e si basano sul movimento di 10-12 persone al massimo. Questi gruppi comprendono 4 operatori del CAI che già prima della pandemia garantivano una grande attenzione. Quando si è potuto, si è usciti in piccoli gruppi, ma alcune attività si sono dovute sospendere. Per esempio, con le persone affette da disabilità cognitiva sarebbe stato difficile mantenere una certa distanza. 

Sospendere le attività è stata dura, soprattuto per le persone che vi prendevano parte traendo benefici. Loro ne hanno subito sentito la mancanza. 

20 anni fa, pensavo che la montagna fosse un ambiente chiuso, invece c’è una grande apertura. Non è solo ambiente, ma anche persone.” 

Montagnaterapia, la riabilitazione a diretto contatto con la natura ultima modifica: 2020-11-10T08:00:29+01:00 da Fabrizio Simone
Tags:
Montagnaterapia, la riabilitazione a diretto contatto con la natura ultima modifica: 2020-11-10T08:00:29+01:00 da Fabrizio Simone

Nato a Torino, dopo aver conseguito la laurea in Dams si iscrive a un master in progettazione della comunicazione digitale. Oltre a scrivere, lavora come guida al Museo Nazionale del Cinema di Torino. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni che comprendono il cinema e la lettura di libri e fumetti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verra pubblicato

*

Ultimi articolo di Ambiente

Go to Top