Ecokids 2020, a CinemAmbiente anche la sezione cortometraggi dedicati al pubblico più giovane è all’insegna della cooperazione. Non perdeteli!
Ecokids 2020, anche quest’anno CinemAmbiente ha un occhio di riguardo per i cortometraggi. Anch’essi tutti fuori concorso, anch’essi portano avanti un messaggio di cooperazione, secondo la cifra stilistica di questa edizione del Festival.
I corti sono suddivisi in tre sezioni, più alcuni ad introduzione dei lungometraggi, per un totale di trentadue opere. Anche quest’anno un occhio di riguardo è riservato alle nuove generazioni. Quelle più attente alle piccole cose. Quelle che magari tendiamo a sottovalutare. Sbagliando. A esse è dedicata la sezione più corposa del programma di cortometraggi, Ecokids, le altre sezioni sono Ecovisioni e Animalia. Dodici film brevi, quasi tutti d’animazione. Senza dialoghi. Perché per raccontare una storia incisiva non servono sempre grandi trame o storie complesse.
Bastano storie leggere che si muovono e giungono a noi col vento. Come le vicende che sono raccontate in questi cortometraggi. Come, ad esempio, Cracks in the Pavement di Nicolás Conte. Il vento porta con sé il seme di un fiore, che attraversa i campi e le nuvole. Per arrivare in città. A cercare un proprio spazio fra le mattonelle di un marciapiede. Fra un vecchio albero, intrappolato in una aiuola troppo piccola e mutilato. E un bidone della spazzatura pasticcione. E sarà proprio quest’ultimo un insospettabile alleato per sopravvivere alla città. Alle gomme, ai mozziconi di sigaretta. Chiunque in questo mondo può trovare il suo spazio e la sua ragione d’essere. Anche la Natura continua a vivere e prosperare. Solo che si è troppo distratti per guardarla. Tra le crepe si può insinuare il miracolo della vita.

Così come in uno spazio angusto dentro un uovo. In cui si passa da poche cellule ad un uccellino pronto a spiccare il volo. Questo è EMBRYO di Pablo Gutierrez. Un uccellino si forma ed esce libero. Un uccellino non fatto di carne, sangue e piume. Ma di fil di rame, schiuma e carta colorata. Materiali artigianali, che si allineano, si arrotolano, vengono fissati con dei bulloni. Al fine di creare una macchina naturale. Un essere vivente così piccolo e allo stesso tempo così complesso. Pronto ad affrontare un mondo in cui la sua semplice complessità non viene considerata.

Realizzato in stop-motion nasce dalla necessità di confrontare questi due aspetti della vita (l’essere vivente e l’ambiente che lo circonda) assieme alla sperimentazione del suo autore di realizzare un prodotto in cui esplorava le antiche tecniche artigianali. Con un risultato finale che le coniuga sia materialmente (la realizzazione dell’uccellino) sia cinematograficamente. Con una delle tecniche più longeve del cinema.
Secondo un principio molto simile si muove anche Children of Lir di Samantha Allen. Esso riprende la leggenda irlandese dei figli di Lir. Una storia che fa parte del bagaglio culturale di qualsiasi irlandese. Essa narra del re Lir e dei suoi quattro figli (due coppie di gemelli) che la matrigna Aoife, per gelosia, decide di sbarazzarsene. Grazie a un inganno essa li trasforma in cigni e li condanna a vagare nel mare per novecento anni fino a che una campana di una chiesa spezzi il loro incantesimo. Il corto della Allen rielabora in cinque minuti questa storia. Lo fa utilizzando tessuti e feltri riciclati. Si trasformano nei ragazzi e nei cigni. La gelosa Aoife diviene un ammasso di plastica che imperversa nel mare in cui i quattro cigni sono condannati a vagare. Un mare senza rifugi, pieno di navi rumorose.

Il silenzio e un angolino sereno dove fare il picnic è ciò che cerca la coniglietta Rufina in Eden di Rodrigo Canet e Eva Urbano. Rufina cerca un paradiso immerso nella Natura, nel quale poter gustare con serenità le sue carote. Ovviamente le ruspe arriveranno a far sparire letteralmente questo paradiso per sostituirlo con un paradiso artificiale fatto di supermarket, parcheggi, centri residenziali. Il tutto innaffiato da Coca Cola. Che possibilità ci sono per la basita coniglietta? Una storia che può essere buffa ma sarebbe più corretto dire tragicomica. C’è una parodia del verde in poche aiuole e un tavolino di legno recintato. In mezzo all’asfalto dov’è l’idillio?
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Windbreak di Ágnes Győrfi, invece, è un piccolo diario intimo. Una storia sul filo della memoria, raffigurata con grandi pennellate di acquarello. La regista ricorda l’infanzia coi nonni nella quale ella ha «potuto incontrare la natura per la prima volta. La bellezza, la crudeltà, il misticismo hanno avuto una grande impressione su di me». Tante piccole storie, in quel piccolo universo.
I giochi con gli amici a raccogliere curiosi piccoli animali, ad arrampicarsi sugli alberi. O a perdersi nei campi battuti dal vento. C’è il tempo, il contatto innocente e completamente immersivo nella campagna ungherese. Le immagini si susseguono in un flusso continuo, le une compenetrano nelle altre. Questo è il tempo e la memoria dell’infanzia. Con le sue gioie, le sue paure, le sue piccole imprese epiche. Solo i momenti felici sono quelli che ci permettono di andare avanti nel tornado della vita. Più preziosi perché, apparentemente, più insignificanti.

Molti dei corti presentati in questa sezione sono accomunati dalla sperimentazione. Ma altri stringono l’occhio a una animazione più “tradizionale”. Competendo senza nessun problema con i colossi dell’animazione mainstream. Essi sono The Chimai and the Storm di David Bisbano e Cascarita di Jimena Barrera. Nel primo si narra la storia di una “chimai”, una guaritrice della foresta. Con i suoi poteri essa veglia che la vita proceda nella più totale armonia. Nella sua strada incrocia un gigante che ha sradicato un grande albero, rimanendovi però intrappolato sotto. Con il suo carisma e i suoi poteri la chimai riesce a insegnargli il rispetto per la Foresta e di tutta la vita che la circonda.
Mentre Cascarita è una specie di Toy Story. Vede protagonisti un gruppo di giocattoli a batteria impegnati in una partita di calcio. Fra di essi c’è anche un robottino a molla che vorrebbe unirsi a loro. Ci riuscirà aiutando i suoi amici a uscire dalla dipendenza dalle energie non rinnovabili. E ad essere una vera squadra.

Questi sono solo alcuni dei cortometraggi della sezione. Essi verranno proiettati sabato 3 ottobre in Sala Cabiria al Cinema Massimo di Torino. Non c’è nessuno di essi che è più bello e significativo di un altro. Sono accomunati, non solo dalla cooperazione ma anche dal rispetto che si ha e si deve avere gli uni per gli altri. E, ovviamente per quello che ci circonda. Questo è il messaggio più importante che i più giovani ci hanno ricordato. Ed è giusto farne tesoro e trasmetterlo. Facendoci sorridere, ma anche riflettere.
[In copertina un’immagine tratta da Eden di Rodrigo Canet e Eva Urbano, con protagonista la coniglietta Rufina alle prese con un problematico picnic.]
