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CinemAmbiente in Valchiusella, sei cortometraggi per vedere e sentire

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CinemAmbiente in Valchiusella, sei cortometraggi per vedere e sentire ultima modifica: 2020-08-01T08:00:48+02:00 da Emanuel Trotto
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In programma alla terza edizione di CinemAmbiente in Valchiusella, sei cortometraggi, per imparare a vedere e sentire nella giusta prospettiva.

CinemAmbiente in Valchiusella è tornato per il terzo anno e si svolgerà dal 30 luglio al 9 di agosto 2020. Come nelle passate edizioni c’è il consueto appuntamento a base di iniziative naturalistiche, incontri, laboratori, attività con i ragazzi. C’è il coinvolgimento totale dei comuni della Valle. Il tutto in una operazione di valorizzazione del territorio e di rigenerazione. Necessaria quest’anno più che mai.

Ovviamente ci sono i film. Tramite un cinema itinerante, realizzato con un pulmino a propulsione elettrica, verranno proiettati alcuni successi presentati nelle passate edizioni di Festival CinemAmbiente. Come accompagnamento ad essi, non possono mancare i cortometraggi introduttivi, provenienti proprio dal Concorso Internazionale Cortometraggi delle ultime edizioni del Festival torinese. Accompagnano ma, allo stesso tempo, seguono un percorso tematico e logico tutto loro.

CinemAmbiente in Valchiusella 2020, al via la terza edizione di film green in alta quota

Il filo conduttore che tiene assieme prodotti, apparentemente, così differenti è un elemento di disturbo. Quell’elemento è l’uomo. Egli viene visto come il grande contaminatore, la rottura definitiva dell’equilibrio. Egli interferisce e distrugge. O fa finta di non vedere, che è peggio. Vedere realmente equivale a conoscere. Sul tronco di un albero di una foresta pluviale apparentemente non c’è nulla. La scimmia sul ramo dello stesso pare sorriderci. Apparentemente. Ma andiamo con ordine. Scorrendo il programma si potrebbe quasi costruire una trama ideale.

"Two°C" di Maxime Contour primo cortometraggio proiettato, in abbinamento con il film "La Glace et le Ciel" di Luc Jacquet il 30 luglio a Brosso)
Two°C di Maxime Contour [Francia 2017, 4′] primo cortometraggio proiettato, in abbinamento con il film La Glace et le Ciel di Luc Jacquet il 30 luglio a Brosso

Si inizia con proiezione di Two°C (2017) di Maxime Contour. Esso è una profezia, il culmine concettuale di questa visione. Tratta degli effetti, in uno scenario possibile, dei cambiamenti climatici. Una grande distesa d’acqua sulla quale si staglia New York. La città che, nell’immaginario comune, rappresenta la metropoli moderna. I grattacieli si riflettono come una muraglia di cemento e acciaio su questo specchio d’acqua. Acqua che si fa strada fra i palazzi come un fiume che si snoda in un canyon. Tutto è sereno, tutto è immobile. Dell’uomo non c’è traccia. Le pubblicità sui maxi schermi di Times Square continuano a pubblicizzare prodotti per acquirenti fantasma. Wall Street e la Central Station non sono mai state così tranquille. Eppure, come recita una frase di Victor Hugo, noi eravamo stati avvertiti ma non abbiamo voluto ascoltare.

Questo potrebbe essere un antefatto. I corti successivi potrebbero rispondere alla domanda «Perché non abbiamo ascoltato?». Come in un flashback. Non abbiamo ascoltato perché i primi che abbiamo sfruttato siamo stati noi stessi. Questo è quello che racconta, come videoclip, Terraform (2017) di Sil Van Der Woerd e Jorik Dozy. È la storia vera di Bas che deve mantenere la famiglia lavorando come minatore nel complesso vulcanico di Kawah Ijen, in Indonesia. Carica sulle sue spalle fino a 95 kg di zolfo per meno di 10 dollari al giorno. Novo Amor e Ed Tullet sono i creatori del brano che accompagna la storia. Essi doneranno una percentuale degli incassi per aiutare le famiglie dei minatori. Ciò viene fatto anche tramite il sito internet gestito dai registi www.ijenassistance.com.

Terraforma di di Sil Van Der Woerd e Jorik Dozy sui minatori di zolfo indonesiani
Terraform di Sil Van Der Woerd e Jorik Dozy [Gran Bretagna 2017, 5′] sui minatori di zolfo indonesiani in proieziona sabato 1 agosto a Rueglio

Non abbiamo ascoltato ma non abbiamo nemmeno guardato dalla giusta prospettiva. On the Cover (2018) di Yegane Moghaddam, ci dice questo. Una scimmietta vede un fotografo di una nota rivista patinata avvicinarsi. Lei e tutti gli altri animali della foresta cercano di essere i più belli e fotogenici possibili. La missione riesce ma era tutta una tragica messa in scena. Le specie scompaiono a causa dell’inquinamento e di loro rimane solo una bella immagine. Essa come qualsiasi altra andrà a perdersi fra mille altre. Le copertine di National Geographic (qua in parodia) sono solo dei veli sotto i quali si nasconde una realtà tutt’altro che patinata.

On the Cover di Yegane Moghaddam
On the Cover (2018) di Yegane Moghaddam [Iran 2018, 4′ 20”] in proiezione a Traversella giovedì 6 agosto

Sempre sullo stesso tono, è Look (2017) di Meinardas Valkevičious anche in concorso a Giffoni 2018. Questi guarda come gli animali si rapportano al problema dei rifiuti. Due occhi animati compaiono sullo schermo e vediamo, tramite essi, alcune “gag”. Per esempio: dei fenicotteri alle prese con delle confezioni di lattine; una medusa che corteggia delle buste di plastica. Immagini vere di animali realmente intrappolati dai rifiuti ci fanno capire che c’è ben poco da ridere. Emblematico è lo sketch d’apertura, ovvero una cicogna che porta il classico fagotto davanti una casa. Scoprendolo pieno di immondizia, scappa via appena suona il campanello.

Look, di Meinardas Valkevičius poco invidiabile prospettiva degli animali alle prese coi rifiuti
Look, di Meinardas Valkevičius [Lituania 2017, 4′] poco invidiabile prospettiva degli animali alle prese coi rifiuti, in proiezione a Vistrorio venerdì 7 agosto

Plantae (2017) di Guillherme Gehr per certi versi sviluppa il concetto portante di On the Cover, ovvero il non saper guardare. Il non alzare mai lo sguardo. Un boscaiolo nella Foresta amazzonica sta lavorando con la motosega per abbattere un colossale albero. Non si accorge né dei suoni della foresta né si accorge, man mano che procede col taglio, dell’inesorabile dissolvenza (come in una Polaroid che si sviluppa al contrario) delle creature attorno a lui. L’impatto emotivo viene ulteriormente amplificato sia dai suoni della Natura rotti dal rombo meccanico. Sia da alcuni brani fra cui Petricor di Ludovico Einaudi.

Welcome to the Sixtinction di Chiara Cant che, assieme a Irene D'Agati e Alice Testa fanno un appello a Elon Munsk per salvare oltre 200 specie animali che scompaiono ogni giorno a causa dell'uomo.
Welcome to the Sixtinction di Chiara Cant che, assieme a Irene D’Agati e Alice Testa fanno un appello a Elon Munsk per salvare oltre 200 specie animali che scompaiono ogni giorno a causa dell’uomo. In proiezione domenica 9 agosto a Vidracco

Per ultimo abbiamo un monito e un appello di speranza. Si tratta di Welcome to the Sixthinction (2018) di Irene D’Agati, Chiara Cant, Alice Testa. Sono un terzetto di trentenni vicentine che hanno elaborato un progetto, “Sixtinction”, appunto, per scongiurare l’avvento della Sesta Estinzione di Massa. Il cortometraggio è realizzato animando un collage di immagini di volumi dal XVI al XXI secolo. Lo scopo è illustrare il rapporto fra il progresso e la distruzione degli habitat. La cui conseguenza immediata è la scomparsa di 200 specie al giorno. A tal proposito si appellano a Elon Munsk, per farsi portavoce. Per conservare e incrementare gli habitat naturali. Il cortometraggio è solo una parte di un progetto più grande a cui è dedicato anche un accurato sito internet.

Sei cortometraggi apparentemente così lontani. Non solo geograficamente ma anche per toni e realizzazione. Dall’animazione, al cortometraggio al limite con la video arte. Ma che raccontano, come abbiamo visto, una storia unica. Un unico filo rosso. L’uomo e la sua ottusità. Bisogna imparare a vedere da un’altra prospettiva e sentire anche dall’altro orecchio. Solo così quel tronco, apparentemente inerte, ci mostrerà la bellezza di una farfalla che si è posata sopra. Solo così vediamo le cicatrici che quella scimmietta ha dietro il suo apparente sorriso. Tendiamo l’orecchio e prestiamo attenzione al silenzio e alle mille sfumature che esso può offrirci. E quanto può essere doloroso il rombo di un motore.

[In copertina un’immagine tratta da Plantae di Guilherme Gehr, che ha partecipato alla 21° edizione del Festival CinemAmbiente nella sezione Cortometraggi Internazionali EcoKids]

CinemAmbiente in Valchiusella, sei cortometraggi per vedere e sentire ultima modifica: 2020-08-01T08:00:48+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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