Far East Film Festival 2020 – L’altra faccia dei disaster movie, quella umanista

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Far East Film Festival 2020 – L’altra faccia dei disaster movie, quella umanista ultima modifica: 2020-07-12T08:00:27+02:00 da Emanuel Trotto
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Al Far East Film Festival 2020 sono stati presentati due disaster movie “umanisti”, “Ashfall” e “The Captain”. La Natura condiziona uomini e bandiere

Si è conclusa da poco la 22ma edizione del Far East Film Festival di Udine. Si tratta della più importante manifestazione cinematografica in Europa che raccoglie prodotti provenienti dall’Estremo Oriente. Dalla Cina al Giappone, passando per la Corea del Sud, Taiwan, l’Indonesia e le Filippine. Per la prima volta, a causa dell’attuale emergenza sanitaria il Festival si è svolto in formato digitale. Ciò è stato possibile anche grazie al contributo della piattaforma di streaming MyMovies Live. La riorganizzazione ha portato uno spostamento della manifestazione dalla primavera all’estate. Infatti si è svolto dal 26 giugno al 4 luglio. Inalterate sono rimaste le modalità di interazione. Ossia un calendario che prevedeva proiezioni, incontri e eventi, ovviamente on-demand.

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È stato possibile accedere a questi contenuti, previo accredito. I film disponibili erano 46 fra cui cinque in anteprima mondiale. I generi e i paesi di provenienza erano fra i più disparati. Dall’horror, al noir, alla commedia, al dramma, fino ad arrivare anche al super-eroistico. Insomma i film erano per tutti i gusti. E resi disponibili, gradualmente, giorno per giorno, per tutta la durata del festival.

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Una delle spettacolari immagini all’inizio di Ashfall, film d’apertura del 22 Far East Film Festival

Eppure, nonostante la varietà di generi, c’è sempre stato un fil-rouge ideale che collegava alcune pellicole. Ovvero un costante rapporto con la Natura. Rapporto non insolito per un’area geografica come l’Estremo Oriente. Da sempre essa convive con tifoni, monsoni, terremoti e attività vulcaniche. Il genere cinematografico che riassumerebbe meglio questo “conflitto”, ovvero il disaster movie viene utilizzato, come puro pretesto per portare avanti discorsi completamente diversi. Si potrebbero fare a tal proposito un paio di esempi.

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Il primo, più lampante è Ashfall, il film d’apertura del Festival, diretto da Lee Hae-jun e Kim Byung-seo, rispettivamente regista e direttore della fotografia di Castaway on the Moon (2009) qui alla loro prima prova in co-regia. Le premesse sono quelle di un classico film catastrofico. Ovvero terremoti che distruggono strade e fanno crollare grattacieli come tessere del domino. La causa è la prima di una lunga serie di eruzioni di un vulcano. Quella finale avrebbe effetti devastanti per tutta la penisola coreana. Il solo modo per scongiurare la tragedia è quello di piazzare delle testate nucleari vicino alla camera magmatica principale. Fin qui nulla di nuovo.

Far East Film Festival 2020
Si è conclusa da poco la 22ma edizione del Far East Film Festival di Udine

La parte interessante è il fatto che il suddetto vulcano si trova al confine fra la Corea del Nord e la Cina. In una situazione peraltro molto delicata per il Paese. Il Nord infatti è in piena denuclearizzazione, e sta per consegnare questo arsenale agli Stati Uniti.

Da qui, l’intreccio principale della trama. La task force sudcoreana avrà molteplici missioni. Non solo dovrà recuperare una spia doppiogiochista nordcoreana che conosce l’ubicazione delle testate. Ma anche cercare di arrivare al vulcano prima che Americani e Cinesi possano mettere le mani sulle testate. Escludendo la parte iniziale e la parte finale, il resto della trama si snoda come un action – movie spionistico. In cui ancora una volta quello che conterebbe di più è una corsa alla sopraffazione senza confini, quasi indifferenti alle immensità che si stanno muovendo sopra le proprie teste.

The Captain, ovvero un altro capitano coraggioso dopo"Sully" (2016) di Clint Eastwood
The Captain, ovvero un altro capitano coraggioso dopo Sully (2016) di Clint Eastwood e Flight (2012) di Robert Zemeckis

Altro esempio è The Captain di Andrew Lau. Questi, invece, si basa su fatti realmente accaduti. Ovvero un incidente avvenuto nel 2018 su di un aereo della Sichuan Airlines. A causa di una turbolenza si infrange il vetro della cabina di pilotaggio. Essa si depressurizza e sbalza quasi fuori dall’aereo il copilota. Ovviamente questo comporta una perdita di quota e rischi per l’equipaggio. Solo la competenza del capitano (Zhang Hanyu) e del personale di bordo, riescono a salvare la situazione. Questo è quello che viene mostrato nel film con grande ricchezza di particolari e intere sequenze che si basano su ciò.

Quello che ne risulta è, concettualmente, un film minore per Andrew Lau, reso famoso grazie alla trilogia criminale di Infernal Affairs (2002 – 2003). Ma all’interno di questo film non manca, ovviamente la spettacolarità e un confronto fra la Natura e l’uomo quasi positivista. Ovvero grazie alla tecnologia e alla preparazione si può risolvere anche le situazioni naturalmente più impossibili. Ed è questo che traspare maggiormente, al netto dell’eroismo del capitano.

Nello specifico il capitano, per portare l’aereo verso l’aeroporto, si trova davanti a una temibile tempesta. Aggirarla significherebbe perdita di carburante e ossigeno per i passeggeri. Così tenta l’impossibile, ovvero riesce a trovare un varco nel mezzo della tempesta e a far passare l’aereo nella maniera più sicura possibile. La scena è di indubbio impatto spettacolare, come le numerose altre che costellano questo film. In esse si evince la buona mano dell’autore. Le riprese d’azione sono coinvolgenti e hanno un ritmo quasi documentaristico e rendono bene la tensione. Fra l’altopiano tibetano, ghiacciato e inospitale a terra e la tempesta in cielo. Nel mezzo piccoli uomini stipati un aereo che cercano di sopravvivere.

Due disaster che più diversi non potrebbero essere. Da una parte un utopico avvicinamento fra le due Coree a causa di un evento che va oltre bandiere e ideologie. Dall’altra una cronistoria quasi celebrativa in cui l’eroe che romanticamente affronta la tempesta, è solo un’altra umile pedina di un disegno più grande. Nell’immensità della Natura, tutti sono eroi. Tutti e nessuno. Nessuno spicca sugli altri per fare la differenza. Il cinema di genere non stancherà mai di ricordarcelo.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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