Con una decisione storica, il Parlamento di Sarajevo ha bloccato tutti i progetti di mini-impianti idroelettrici nel Paese, fermando la costruzione di centinaia di dighe in Bosnia ed Erzegovina.
Il Parlamento di Sarajevo ha approvato una moratoria su tutti i nuovi progetti per la costruzione di mini-impianti idroelettrici nel Paese: non saranno pertanto più autorizzate nuove dighe in Bosnia ed Erzegovina, come richiesto a gran voce da anni da numerosi movimenti ambientalisti.
I progetti già approvati, inoltre, saranno controllati per verificare se l’intero iter di autorizzazione è stato svolto legalmente.
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«Con questa decisione, il Parlamento della Federazione di Bosnia ed Erzegovina risponde a una richiesta di lunga data da parte degli ambientalisti e di ampie fasce della popolazione», esultano i promotori della campagna “Save the Blue Heart of Europe”, che mira a proteggere i fiumi più preziosi di tutti i Balcani (dalla Slovenia all’Albania) dalla costruzione di circa 3.000 nuove centrali idroelettriche di piccole dimensioni.
Lo storico voto è il risultato di una persistente opposizione in tutto il Paese contro la costruzione di questa tipologia di impianti. Nell’ultima manifestazione in ordine di tempo, all’inizio di giugno, oltre 350 persone hanno protestato e impedito l’inizio dei lavori di costruzione sul fiume Neretvica, un torrente vicino alla capitale bosniaca, unite dallo slogan “Lasciatemi scorrere!”.
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«Si tratta di un passo estremamente importante, che va nella giusta direzione e può servire da modello per tutti gli Stati balcanici e per l’intera Europa, poiché questa concezione dell’energia idroelettrica rappresenta una grave minaccia per la biodiversità e per le persone», commenta Ulrich Eichelmann, dell’Ong Riverwatch, uno dei coordinatori della campagna sovranazionale.
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«Le piccole centrali idroelettriche rappresentano solo un contributo simbolico alla produzione di energia elettrica, in tutto il continente europeo -aggiunge Gabriel Schwaderer di EuroNatur– È ora di smettere di promuovere questo sfruttamento distruttivo dei fiumi».
La Bosnia ed Erzegovina veniva a oggi considerata il Paese maggiormente minacciato dalla costruzione di sbarramenti su corsi d’acqua incontaminati, con il rischio di compromettere rari ecosistemi rimasti finora intatti.
«Sono adesso in fase di revisione 15 progetti sulla Neretvica e centinaia in totale: ultimamente, infatti, era stato dato il via libera a nuove concessioni quasi ogni giorno, con svariate centrali idroelettriche già in fase di costruzione -sottolineano da Riverwatch ed EuroNatur, tra le promotrici di “Save the Blue Heart of Europe” insieme a un network di associazioni ambientaliste locali– Il risultato? Conflitti sociali e letti di fiume aridi per la maggior parte dell’anno. Ora, fortunatamente, dovrebbe essere tutto finito».
Con la decisione del Parlamento, fiumi come Una, Šujica, Kruščica, parti della Neretva e, appunto, la Neretvica sono ora al sicuro.
Va tuttavia sottolineato che la moratoria si applica solo alla Federazione di Bosnia ed Erzegovina, ma non alla seconda entità del Paese ex jugoslavo, la Repubblica Srpska.
«È un momento storico per i nostri fiumi e la natura; tuttavia continueremo a vigilare, affinché la decisione del Parlamento non venga aggirata o sminuita -conclude Nina Kreševljaković, esperta legale dell’Aarhus Center di Sarajevo e membro del team legale della campagna Save the Blue Heart of Europe– Da oggi c’è molta più speranza che il “cuore blu” d’Europa continui a battere».
[Cover Image: un momento della recente protesta sul fiume Neretvica, in Bosnia – Foto di Svjetlana Panic]
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