Come consumatori consapevoli siamo chiamati ad andare a fondo nelle questioni: la certificazione di ‘benessere animale’ rispecchia sempre la realtà?
Benessere animale è l’etichetta certificatrice ormai largamente diffusa sui prodotti presenti sugli scaffali dei supermercati.
Viene apposta su alimenti di origine animale, come carne di bovini e suini, affettati, latte e derivati.
Si tratta di un progetto portato avanti in modo congiunto dal Ministero delle Politiche Agricole e dal Ministero della Salute. L’etichetta in questione fa rifermento al protocollo adottato dal creNBA (Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale).
Benessere animale: marketing o realtà?
Allevamenti intensivi: la verità sulle condizioni degli animali
Un cambiamento reale o solo apparente nel mondo degli allevamenti intensivi? Quindi è lecito chiedersi se si tratta di una radicale operazione di miglioramento delle condizioni di vita di milioni di animali oppure di una pura strategia di marketing. Quest’ultima pensata soprattutto per i clienti ormai sensibili e non più disposti ad accettare la provenienza di prodotti animali in condizioni decisamente contrastanti con l’idea del benessere.
Il bollettino del benessere, in realtà, non richiede l’adeguamento di particolari parametri ma unicamente il superamento dei requisiti minimi, spesso però già di per sè assenti.
All’interno di allevamenti intensivi di bovini spazi nei box e disponibilità di acqua spesso non rispettano gli standard, nonostante la garanzia della certificazione. Anche la vita dei vitelli è sovente ai limiti delle basilari condizioni etologiche. Privati del contatto vitale con la madre, sono chiusi all’interno gabbie anguste che ne impediscono anche i minimi spostamenti.
Perfino il latte di vacche legate alla catena può ricevere questa certificazione e non si tiene affatto conto dei viaggi verso i mattatoi cui numerosi esemplari di animali sono sottoposti.
Covid-19 e polveri sottili: Luca Mercalli punta il dito sugli allevamenti intensivi
La situazione non è migliore per gli allevamenti intensivi di suini, in cui frequentemente si assiste a reazioni di cannibalizzazione (di coda e orecchie) dovuta all’intenso stress vissuto dagli animali per condizioni di sovraffolamento e scarsa igiene.
Legambiente e CIWF (Compassion In World Farming) denunciano da tempo come un sistema di allevamento certificato, in cui non sono però chiare le condizioni, rischi di creare una concorrenza sleale. Questo a discapito degli allevatori che realmente adottano un sistema di allevamento finalizzato al benessere degli animali, come quelli con metodo biologico.
Per ulteriori approfondimenti consigliamo la puntata ‘Delicatessen’ curata dalla giornalista Sabrina Giannini.
