Sette film su Chernobyl da non perdere, nella Giornata mondiale della commemorazione delle vittime delle catastrofi radioattive

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Sette film su Chernobyl da non perdere, nella Giornata mondiale della commemorazione delle vittime delle catastrofi radioattive ultima modifica: 2020-04-26T00:01:44+02:00 da Francesco Rasero
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In occasione della Giornata mondiale della commemorazione delle vittime delle catastrofi radioattive, proponiamo una selezione di sette film su Chernobyl per approfondire storia e conseguenze del disastro nucleare del 26 aprile 1986.

sette film su Chernobyl
In occasione della Giornata mondiale della commemorazione delle vittime delle catastrofi radioattive, e del 34esimo anniversario della tragedia atomica, una selezione di sette film su Chernobyl

Oggi, 26 aprile, si celebra la Giornata mondiale della commemorazione delle vittime delle catastrofi radioattive: per l’occasione eHabitat ha selezionato sette film su Chernobyl -tra documentari, fiction e serie tv- che permettono di capire gli avvenimenti del 26 aprile 1986, quando esplose il reattore 4 della centrale atomica sovietica causando il più grande disastro nucleare civile della Storia umana, e scoprire come si è trasformata negli anni quell’area.

Da 34 anni, infatti, i 30 chilometri intorno alla centrale di Chernobyl sono stati dichiarati “Zona di esclusione”: a nessuno, almeno in teoria, è consentito viverci. Solo chi è autorizzato può accedere: chi lavora alla messa in sicurezza dell’ex impianto nucleare, il personale tecnico, le forze di sicurezza, le agenzie turistiche e i loro clienti.

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In verità, però, ci sono anche altre figure che rendono viva la Zona.
Le Babushkas, anziane originarie dell’area che hanno scelto di fare ritorno alle loro case e fattorie, nonostante tutto, sopravvivendo grazie a un’agricoltura di sussistenza e tollerate dalle autorità locali.

E gli Stalker, appellativo che nelle aree russofone indica una sorta di guida che ti accompagna in luoghi abbandonati o inaccessibili, ma spesso anche giovani disposti a sfidare polizia, paure e radiazioni per vivere un’esperienza oltre i limiti.

Due categorie che rientrano in alcuni dei sette film su Chernobyl da non perdere, proposti di seguito.

sette film su Chernobyl
Sette film su Chernobyl: la catastrofe nucleare e la Zona di esclusione sono al centro di documentari e serie tv

Stalking Chernobyl: exploration after apocalypse, di Iara Lee (Ucraina, Stati Uniti 2020, 58’)

Stalking Chernobyl è la più recente opera della regista giramondo Iara Lee ed è disponibile per tutta la giornata di oggi in streaming gratuito su YouTube.

Il documentario esamina da diversi punti di vista la cultura underground legata alla Zona di esclusione, entrando nel variegato mondo degli Stalker: artisti, amanti della narrazione post-apocalittica, appassionati di esplorazione urbana (urbex), giovanissimi incuranti del rischio e alla ricerca di adrenalina.

Ma anche videogiocatori o cultori di sport estremi, dal paracadutismo al ciclismo in aree a rischio, dall’arrampicata sulle rovine contaminate al parkour tra i tetti delle città fantasma.

La narrazione copre inoltre un ventaglio abbastanza ampio di tempi, affrontando ad esempio anche quello del turismo legale nella Zona, un business raddoppiato anno dopo anno fino al brusco stop di questi mesi, a causa del Covid-19 e dei recenti incendi.

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Non mancano i riferimenti alla Storia pre e post catastrofe, le testimonianze e le interviste, le immagini d’epoca sovietica e quelle contemporanee girate illegalmente dagli Stalker, fino ad alcuni video girati all’interno del reattore o nei pressi delle cosiddette “zampe di elefante”, tra i punti con la maggiore radioattività di tutta la Zona.

E, se durante film si percepisce come non tutti abbiano coscienza del pericolo causato dalle radiazioni, il finale porta con sè un forte atto d’accusa verso il proliferare dell’energia nucleare.
«Non sappiamo quando succederà il prossimo incidente atomico. Ma di una cosa siamo certi: succederà».

The Zone: post Atomic Journey, di Alessandro Tesei e Pierpaolo Mittica (Italia 2018, 85’)

Questo documentario rappresenta un’altra narrazione, per molti versi più intima e profonda, del fenomeno degli Stalker, realizzata dagli italiani Alessandro Tesei e Pierpaolo Mittica.

Da un punto di vista unico: il diario di un’escursione (illegale) attraverso la Zona, al seguito di tre giovani ucraini.

Sette film su Chernobyl
Sette film su Chernobyl: Sasha, uno degli Stalker protagonisti del documentario “The Zone”

Oltre 60 chilometri a piedi, soprattutto di notte, tra boschi, fiumi da attraversare, barriere di filo spinato; il timore di essere scoperti dalla polizia, dei lupi e, sotto sotto, della contaminazione atomica.

Zaino in spalla e sacco a pelo, incuranti di stanchezza, freddo e pioggia, con poche provviste e bevendo l’acqua contaminata raccolta lungo il cammino, i registi filmano angoli sconosciuti della Zona, salgono sul radar Duga, espolorano la città-fantasma di Pripyat.

Sette film su Chernobyl
Sette film su Chernobyl: una scena dell’opera degli italiani Mittica e Tesei

In “The Zone: post Atomic Journey“, Mittica e Tesei vivono, mangiano e dormono come veri Stalker.

E raccontano i sentimenti delle loro giovani guide. «Nella Zona sei solo con i tuoi pensieri, è un riposo interiore». «Qui sei a contatto diretto con la Storia». «È il solo posto in cui mi sento libero: prendo una pausa dagli stereotipi della società e sento la connessione con la Natura». «Nella Zona il tempo non esiste. Vivi seguendo altre leggi».

The Babushkas of Chernobyl, di Anne Bogart e Holly Morris (Stati Uniti 2015, 70’)

Il racconto della vita di alcune anziane contadine (Babushkas, in russo) che, a dispetto delle radiazioni, hanno preferito tornare a vivere nei pressi di Chernobyl, convinte che l’esilio non valga qualche anno in più di vita malvissuta.

The Babushkas of Chernobyl, nonne che all’esilio preferiscono le radiazioni

Chernobyl Heart, di Maryann De Leo (Stati Uniti 2003, 39’)

Chernobyl Heart è, al momento, l’unica pellicola dedicata a questo tema ad aver vinto un Oscar, essendosi aggiudicata l’Academy Award for Best Short Documentary del 2003.

La regista, 16 anni dopo l’incidente di Chernobyl, si è recata in Ucraina e Bielorussia per cercare conferma a quanto detto dagli scienziati relativamente agli effetti delle radiazioni e ai danni genetici che continuano ad aumentare.

Accompagnata dall’irlandese Adi Roche, fondatore del Chernobyl Children’s Project, De Leo documenta come molti bambini in loco abbiano sviluppato una condizione di degrado cardiaco precedentemente sconosciuta, oltre ad altri gravi effetti sulla salute a causa dell’avvelenamento radioattivo.

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Un insieme di interviste dal taglio giornalistico e di immagini anche crude e impressionanti -come le deformità nei corpi dei bambini di neanche cinque anni- danno contezza degli effetti di cui soffrono i giovani della zona limitrofa al disastro atomico.
Per ricordare che Chernobyl non appartiene al passato.

White Horse, di Maryann De Leo (Stati Uniti 2007, 20’)

La stessa autrice del documentario premio Oscar ha anche realizzato, successivamente, il documentario White Horse, seguendo Maxim Surkov mentre torna nella sua casa d’infanzia a Pripyat per la prima volta da quando è stato evacuato nel 1986, all’età di 10 anni.

Un’opera che è sia un racconto personale che uno sguardo inquietante su quella città abbandonata che una volta Maxim chiamava casa.

La serie tv Chernobyl di HBO e Sky Atlantic

Gran parte della fama mondiale che oggi la catastrofe nucleare del 1986 ha in tutto il mondo, soprattutto tra le giovani generazioni, è comunque dovuta alla serie tv Chernobyl, realizzata nel 2019 per la regia di Johan Renck, ideata e scritta da Craig Mazin dopo quasi cinque anni di studi e sopralluoghi.
La mini-serie, prodotta da HBO e Sky Atlantic, ha ottenuto riconoscimenti sia ai Golden Globe che agli Emmy Awards.

In cinque episodi, della durata di circa un’ora ciascuno, la narrazione ripercorre gli eventi del 26 aprile 1986, partendo da qualche ora prima dell’esplosione del reattore nucleare al blocco 4 della centrale Vladimir Ilic Lenin e proseguendo nei mesi successivi, tra le storie di personaggi impegnati in prima linea, le manovre politiche dei vertici di Mosca e il difficile lavoro degli scienziati sovietici nel far emergere la verità.

Chernobyl e Covid-19
Una delle scene più iconiche della serie tv dedicata al disastro di Chernobyl

La serie presenta una ricostruzione abbastanza fedele dei fatti e dei luoghi e propone una tesi ben precisa, seppur lasciando spazio a momenti di fiction introdotti ai fini della narrazione drammatica e con alcuni errori grossolani relativi al funzionamento della società sovietica dell’epoca.

Non mancano le storie secondarie ma fondamentali nel creare pathos, come quella di Lyudmilla Ignatenko, moglie di un giovane vigile del fuoco di Pripyat tra i primi a intervenire sul luogo del disastro, o l’amara vicenda dei gruppi di “liquidatori” impegnati nell’eliminazione degli animali domestici rimasti nell’area contaminata dopo l’incidente.

The Real Chernobyl (Stati Uniti 2019, 48′)

La stessa Produzione ha anche realizzato il documentario “The Real Chernobyl”, per la regia di Stephanie DeGroote.

Il video, in streaming gratuito su YouTube, unisce alcune scene della serie tv Chernobyl a filmati autentici, ricostruzioni storiche e interviste a personaggi che vissero in prima persona, o tramite parenti stretti, i drammatici giorni del disastro atomico.

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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