Dopo le prime dichiarazioni allarmistiche, il CAI rassicura sul massimo impegno profuso per tentare di garantire la riapertura dei rifugi alpini durante il periodo estivo.
Rifugi alpini in estate: nonostante le numerose difficoltà in vista, il CAI (Club Alpino Italiano) sottolinea il suo impegno per cercare di garantire la riapertura.
“Faremo di tutto, intervenendo nelle sedi istituzionali e mettendo a disposizione risorse per la riapertura”.
A sostenerlo è Antonio Montani, vicepresidente del CAI e responsabile dei rifugi. Particolari criticità vengono prospettate soprattutto per i rifugi ad alta quota, ma il lavoro in corso mira a sostenere la riapertura il prima possibile. Senza dubbio ogni misura andrà valutata in base alle future disposizioni previste nell’ormai prossima Fase 2 dell’emergenza sanitaria in corso.
Rifugi alpini in estate: l’allarme del CAI
Queste dichiarazioni arrivano dopo l’allarme lanciato per il rischio di un’estate decisamente diversa per gli amanti della montagna.
D’altra parte, i rifugi hanno caratteristiche ben distinte dalle comuni strutture ricettive, come gli alberghi. Si tratta, infatti, di avamposti per il ristoro ed il rifocillamento degli escursionisti che, però, rendono molto difficile l’applicazione delle regole del distanziamento sociale. Camerate comuni per dormire, bagni collettivi e condivisione di tavolate per il consumo dei pasti andrebbero riformulati in modo decisamente alternativo e nuovo.
Passaggio chiave: la montagna come aiuto terapeutico per superare le dipendenze
L’assenza di questi punti per fare tappa, in particolar modo ad alta quota, contiene i rischi legati anche all’eventuale difficoltà di garantire il soccorso immediato.
Un’ipotesi potrebbe essere la trasformazione dei rifugi in punti ristoro con la consumazione di pasti all’esterno. Questo, tuttavia, richiederebbe uno sforzo aggiuntivo agli escursionisti e agli alpinisti, chiamati ad attrezzarsi con sacco a pelo o tende.
Come in molti altri settori, anche in quello del turismo montano la crisi che stiamo vivendo potrebbe contenere in sè il seme del cambiamento. Un’occasione per recuperare un modello essenziale e semplice nell’escursionismo ad alta quota e nel modo di vivere la montagna.
