Inverno da caldo record, il più caldo inverno di sempre. L’allarme giunge dal Copernicus Climate Change Service
Inverno da caldo record. Se le serrate imposte per contenere l’avanzata del Covid-19 hanno determinato una diminuzione dei livelli di inquinamento in tutto il mondo, non sono però riuscite a rallentare l’avanzata del cambiamento climatico. L’inverno appena concluso è stato infatti il più caldo di sempre sull’Europa. L’allarme giunge dal Copernicus Climate Change Service, progetto nato su iniziativa dell’Agenzia Spaziale Europea e della Commissione europea per monitorare il cambiamento climatico. Con una temperatura media stagionale di 3,4 gradi superiore rispetto alla media del trentennio 1981-2010, è stato così superato di 1,4 gradi il (triste) primato risalente all’inverno del 2015-2016.

Mai un inverno così caldo in Europa
Si tratta di un valore ancor più preoccupante se confrontato con l’anomalia a livello globale di 0.8 gradi, seppur anch’essa eccezionale.
Il picco si è registrato a febbraio, ha spiegato Edoardo Ferrara, meteorologo di 3bmeteo.com, con un’anomalia termica di 3,9 gradi sopra la media stagionale.
“L’inverno è stato totalmente assente per gran parte del suo trimestre di competenza, ovvero dicembre-gennaio-febbraio”, ha spiegato il meteorologo. “L’inverno appena concluso è stato infatti il più caldo di sempre sull’Europa, da quando si effettuano le misurazioni secondo Copernicus, che elabora miliardi di dati provenienti dalle misurazioni satellitari ma anche di terra tramite navi, aerei e stazioni meteorologiche dislocate in tutto il mondo”.

Il fenomeno ha riguardato quasi tutto il Vecchio continente. Le situazioni peggiori si sono registrate in Europa centro-settentrionale, con i paesi scandinavi che per la prima volta nella storia hanno dovuto fare i conti con un gennaio senza neve. Basti pensare che in Finlandia le anomalie hanno raggiunto punte di 7 gradi, 3 gradi nell’area geografica tra Oslo e Mosca.
“Questi venti hanno invaso con frequenza anche zone solitamente esposte ai venti artici o siberiani, come Russia e Scandinavia, dove di fatto si sono evidenziate le anomalie termiche più pesanti”.
La ragione principale sarebbe da attribuirsi all’influenza atlantica, più marcata rispetto al solito. La traiettoria delle perturbazioni in arrivo dall’oceano hanno così respinto le correnti di aria fredda di origine polare, e di fatto l’inverno.
Ma il caldo dilaga anche nel resto del mondo
Ma a soffrire non c’è solo l’Europa: i dati ufficiali mostrano come siano state registrate temperature al di sopra delle medie stagionali anche nella porzione occidentale dell’Antartico, nel nord-ovest dell’Africa. E ancora in Iran, Afghanistan, Asia centrale e nella maggior parte del territorio della Cina.

Al contrario, la Russia orientale, l’Alaska, parte del Canada e della Groenlandia hanno registrato un inverno particolarmente rigido. Facendo sì che la temperatura media globale, per il mese di febbraio, sia stata di solo 0,1 gradi più alta rispetto al record del 2016.
I danni del caldo record sull’agricoltura
L’aumento delle temperature e la progressiva tropicalizzazione del clima in Italia per effetto dei cambiamenti climatici, ha avuto ripercussioni pesanti sull’intero comparto agricolo, come sottolineato da Coldiretti.
“L’andamento anomalo di quest’anno conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”.

Una crisi che si somma a quella determinata dalla pandemia di Covid-19, che sta causando enormi problemi sia per la mancanza di manodopera che per le difficoltà nella distribuzione.
