Zero Island

Zero Island: il paradiso turistico svedese è fossil free

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Zero Island: il paradiso turistico svedese è fossil free ultima modifica: 2020-03-02T07:54:16+01:00 da Francesco Rasero
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Zero Island è un progetto di turismo clima-neutrale sull’isola di Lidö, a nord di Stoccolma, con tante soluzioni a impatto zero o ridotte emissioni di CO2.

A prima vista è un idilliaco paradiso fuori dal tempo, situato nell’arcipelago settentrionale di Stoccolma, a circa un’ora dalla capitale svedese.

In verità Lidö -l’isola scelta per il progetto Zero Island- è molto di più. “È il futuro”, come annunciano gli ideatori di #JourneyToZero.

Zero Island
Benvenuti a Zero Island

Dichiarata sito naturale protetto, Lidö è una popolare attrazione per decine di migliaia di vacanzieri, svedesi e non, soprattutto durante la stagione estiva.

Con le sue pittoresche case in legno bianco e rosso, la natura incontaminata e un’atmosfera tranquilla, rappresenta l’isola-modello della Svezia rurale.

Ma vuole anche essere un’anticipazione di quella Svezia che, entro il 2045, si è posta l’obiettivo di diventare climaticamente neutrale per non incidere più sulla salute del Pianeta.

In un anno -78% di emissioni

L'isola di Lidö, in Svezia, è diventata Zero Island
L’isola di Lidö, in Svezia, è diventata Zero Island

«L’obiettivo è rendere l’isola di Lidö fossil free, una soluzione alla volta -dichiarano da Neste, la società che ha dato il via al progetto Zero Island, leader mondiale nella produzione di diesel rinnovabile, raffinato da rifiuti e residui- In primo luogo, ci siamo concentrati sulla sostituzione con alternative rinnovabili dei carburanti utilizzati nell’agricoltura e nei trasporti terrestri e idrici. L’obiettivo successivo è stato convertire anche l’approvvigionamento energetico dell’isola da fonti rinnovabili. Oltre ai trasporti e all’energia, abbiamo esaminato la sostenibilità dell’intera isola, tenendo conto della gestione dei rifiuti, dell’acqua e dell’illuminazione».

Nel primo anno di esperimento, le emissioni di anidride carbonica prodotte su Zero Island sono diminuite del 78% rispetto ai livelli del 2018 (da 180 a 40 tonnellate di CO2 equivalente).

Viaggi e cibi sostenibili

Zero Island vuole essere anche un modello, un luogo che ispira i visitatori a ripensare le proprie abitudini di viaggio e di vita, mostrando come ridurre le emissioni in diverse aree.

Tutto, a partire proprio dai servizi turistici, è stato infatti progettato per produrre il minor numero possibile di emissioni.

Zero Cabin Zero Island Photo Fanny Haga
La Zero Cabin sull’isola di Zero Island (foto di Fanny Haga)

La Zero Cabin, una delle mete più gettonate su Airbnb, consente ad esempio vivere un’esperienza di vita clima-neutrale, mentre al ristorante Lidö Värdshus si può provare lo Zero Menu, un menù sostenibile a basse emissioni creato dallo chef svedese Jonas Svensson e definito “una deliziosa lezione su come le scelte alimentari possono aiutare a ridurre la nostra impronta di carbonio”.

Zero Island chef Jonas Svensson
Chef Jonas Svensson

«Il mio pensiero sul menu è stato quello di iniziare con ingredienti che sono di stagione e non richiedono lunghi trasporti, così come di concentrarsi sull’equilibrio tra gli ingredienti utilizzati -spiega lo chef Ovviamente, anche il cibo deve essere bello e di buon gusto».

La produzione alimentare è infatti responsabile di circa un quarto di tutte le emissioni di gas climalteranti: dall’allevamento di bestiame al trasporto delle materie prime, oltre all’imballaggio, lo stoccaggio, la lavorazione e l’energia utilizzata per cucinare il cibo.

Zero Island Zero Menu (foto di Fanny Haga)
Un piatto dello Zero Menu (foto di Fanny Haga)

Il menu del ristorante include piatti che provengono dalla cultura locale, come il pesce affumicato, le patate e il pane.

«Ciò che mangiamo ogni giorno influisce in modo significativo sulla nostra impronta di carbonio -dichiarano Olle Telje e Hugo Olofsson, gestori della locanda- Avere meno carne e latticini nel piatto aiuta a ridurre notevolmente le emissioni, così come la riduzione dei rifiuti e la scelta di imballaggi più sostenibili. Oltre, ovviamente, all’utilizzo di ingredienti a chilometri zero e stagionali».

Turismo a impatto zero

Inoltre, ogni edificio sull’isola è dotato di pannelli solari, pompe di calore ad aria e acqua, luci a Led e “tende climatiche” ad alta efficienza energetica. Il gas propano un tempo utilizzato per cucinare è stato sostituito dal biogas.

Anche l’isola è passata all’elettricità “green” e i trasporti funzionano grazie a propellenti di origine non-fossile.

Zero Island
Veduta aerea di Zero Island

Tutto ciò che si trova su Zero Island viene riutilizzato o riciclato.
Gli scarti alimentari sono trasformati in concime per il campo di patate biologiche, mentre il nuovo centro di riciclaggio assicura che nulla vada inutilmente sprecato.

«Con il turismo che causa quasi un decimo delle emissioni globali di gas serra, vogliamo proporre un modello alternativo di vacanze, sostenibili -riassumono Olle e Hugo- In generale, l’esperimento di Zero Island vuole dimostrare che piccoli cambiamenti nella vita quotidiana possono fare una grande differenza per il proprio impatto sul clima».

Olle e Hugo davanti alla Zero Cabin di Zero Island (foto di Fanny Haga)
Olle e Hugo davanti alla Zero Cabin di Zero Island (foto di Fanny Haga)

Tra i progetti in cantiere ci sono ora l’organizzazione di matrimoni interamente fossil free e la creazione di un percorso naturalistico, pensato soprattutto per i bambini, per portarli alla scoperta (anche attraverso i giochi) delle specie rare che popolano Lidö.

Zero Island: il paradiso turistico svedese è fossil free ultima modifica: 2020-03-02T07:54:16+01:00 da Francesco Rasero
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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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