Snowpiercer – Bong Joon-Ho dagli Oscar alla distopia ecologista

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Snowpiercer – Bong Joon-Ho dagli Oscar alla distopia ecologista ultima modifica: 2020-02-23T08:00:11+01:00 da Emanuel Trotto
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Bong Joon-Ho, il regista che ha fatto incetta di premi Oscar, scoperto in Italia, grazie al Torino Film Festival, si è sempre occupato di temi ecologisti, come in Snowpiercer, solido film di fantascienza distopica

Il fatto

È il 2031. In un mondo decimato da una nuova glaciazione si muove, perpetuamente, lo Snowpiercer. Un treno ipertecnologico eletto a nuova arca di Noè per i sopravvissuti del Pianeta. Ma sulle sue carrozze le differenze di classe rimangono quelle di un tempo. I poveri decidono di ribellarsi e ribaltare la situazione…

Snowpiercer di Bong Joon-Ho poster

Il commento

Nella notte di domenica 9 febbraio è avvenuto un evento epocale nella storia del cinema. Alla notte degli Oscar un film coreano non solo si porta a casa la statuetta per miglior film internazionale. Ma fa anche incetta dei principali premi: miglior sceneggiatura originale, miglior regia. Fino ad arrivare a vincere per miglior film. Il film, Parasite, vince scalzando le opere di mostri sacri come Quentin Tarantino o Martin Scorsese. Ma quel timido regista coreano occhialuto, un po’ paffuto e con gli occhiali, non ha esitato a elogiare i suoi colleghi in gara. «Io questa statuetta dovrei segarla in cinque e dividerla con ciascuno di voi» ha detto Bong Joon-Ho, il regista del film che ha rivoluzionato l’Academy.

Al di là del merito artistico del film e del prestigio che l’Oscar può dare, il premio ha un valore soprattutto simbolico. Questa è la più importante delle sfumature. Infatti, da quella notte, lo strapotere del cinema americano è stato spodestato da una “provincia” della settima arte. La Corea del Sud è stata, per anni, un paradiso cinematografico per la cinefilia di nicchia. E che ha avuto il suo momento di gloria grazie a vari festival, sia italiani che internazionali. Oltre che al passaparola.

Bong Joon-Ho, il regista sudcoreano che ha vinto gli Oscar 2020 con il film "Parasite": Miglior Film, Miglior Film Internazionale, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura originale
Bong Joon-Ho, il regista sudcoreano che ha vinto gli Oscar 2020 con il film Parasite: Miglior Film, Miglior Film Internazionale, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura originale.

Il cinema coreano è un cinema che sa coniugare le sfumature morali orientali con una confezione tecnica accessibile anche allo spettatore occidentale. A questo proposito un film che riassume tale mix è il recente A Taxi Driver (2017) di Hun Jang. La storia vera di Jürgen Hinzpeter e Kim Sa-Bok, attraverso una confezione da buddy movie è un perfetto apologo sulla libertà di conoscenza. Essa la si ottiene solo aprendo gli occhi. Ciò durante la rivolta di Gwangju (maggio del 1980) dove il potere stava schiacciando i cittadini con crudeltà inaudita.

In altre parole il cinema coreano si è emancipato dai corsi universitari e dalle sale d’essai. Lo si può considerare pronto a nuove e più ampie conquiste.

Bong Joon-Ho è stato scoperto, in Italia, grazie al Torino Film Festival. Fu premiato con la Miglior Sceneggiatura della Scuola Holden per Memories of Murder nel 2003. Allora il cinema coreano era ancora poco conosciuto e il film uscì solo in home video in una bella edizione Dolmen Video, oggi fuori catalogo. La distribuzione in sala quel film l’ha avuta solo quest’anno grazie al successo di Parasite.

Di Bong ce ne siamo già occupati in passato. È stato il regista del controverso Okja. Il film che ha diviso il Festival di Cannes nel 2017, in quanto prodotto da Netflix – ciò bastò affinché uno dei giurati, il regista Pedro Almodóvar, si rifiutò di visionarlo. La favola animalista di Okja non è stata la prima incursione del regista sudcoreano nel racconto ecologista. Esso è difatti uno dei temi portanti del suo cinema, strettamente connesso con le disparità di classe. Queste ultime il perno del suo recente Parasite.

Ma la sintesi fra disparità sociale e racconto ecologista l’aveva già affrontata, con il pretesto di un monster movie con The Host (2006) e, successivamente, con Snowpiercer (2013). In quest’ultimo i perni portanti del suo cinema si manifestano appieno. Si tratta della più importante produzione della Corea del Sud fino a quel momento, con un cast internazionale. Fra essi può vantare Chris Evans, Tilda Swinton, John Hurt, Jamie Bell e Ed Harris. Riscrivendo un noto fumetto francese, Bong re-immagina un mondo che, a causa dell’incuria dell’uomo, è preda di una nuova era glaciale.

Per arginare il riscaldamento globale, scienziati e organismi internazionali decidono di rilasciare nell’atmosfera il gas CW-7. Lo scopo è di abbassare di pochi gradi la temperatura. La situazione degenera e il gas si disperde inarrestabile. La maggior parte degli esseri umani e di tutte le specie viventi sono estinte. Quanto rimane di entrambe sono stipate su di un treno avveniristico in moto perpetuo su tutti i continenti. Immersi in un inverno perenne.

Chris Evans (al centro) in "Snowpiercer" kolossal del 2013 che coniuga, fantascienza, ecologia e lotta di classe.
Chris Evans (al centro) in Snowpiercer, kolossal del 2013 che coniuga, fantascienza, ecologia e lotta di classe.

Il risultato è un’umanità stipata che, futurista quasi, idolatra la locomotiva, come Divinità. Una divinità di ingranaggi, di leve e di carne come un essere vivente. Nel suo immenso corpo le differenze sociali non si sono estinte, anzi. I poveri stanno in coda a mangiare le briciole di chi è più vicino alla testa del treno. Questi ultimi dissipano sconsideratamente e schiacciano con i loro stivali chi sta di sotto.

Arriva il giorno in cui la tensione raggiunge il culmine e un manipolo di coraggiosi decide di risalire il treno, raggiungere la locomotiva per conquistarla. Con una logica quasi da videogame, un vagone dopo l’altro, un livello di difficoltà dopo l’altro. Un viaggio verso l’alto ma che in realtà è più una discesa verso il basso delle nefandezze umane. Non solo. Si tratta di un percorso, letteralmente, orizzontale. Lo stesso potere che ha distrutto il Pianeta e ha costruito una fasulla Arca di Noè, ha creato un mezzo dove perpetrare il gioco del potere fine a se stesso. Perché il mondo, non può che girare che su se stesso.

Non è un caso che nel film, per ottenere un dialogo con i potenti, si cerchi il controllo dell’acqua potabile. La penuria di risorse è la nuova frontiera della lotta di classe. Si tratta di una denuncia portata avanti dai movimenti ecologisti come Fridays for Future. Ancora una volta il cinema, soprattutto di genere, è stato profetico su queste questioni. Snowpiercer è un solido film di fantascienza distopica, radicale e solido nella sua impostazione tecnica, ma soprattutto con un messaggio ben preciso. Siamo tutti sullo stesso livello.

Scheda film

  • Titolo originale: Seolgug – yeolcha
  • Regia: Bong Joon-Ho
  • Soggetto e sceneggiatura: Bong Joon-Ho, Kelly Masterson, liberamente tratto dal fumetto La “Transperceneige” di Jacques Lob, Benjamin Legrand;
  • Interpreti: Chris Evans (Curtis), Song Kang-ho (Namgoong Minsu), Go Ah-sung (Yona), John Hurt (Gilliam),Ed Harris (Wilford), Jamie Bell (Edgar), Octavia Spencer (Tanya), Ewen Bremner (Andrew), Tilda Swinton (Mason), Alison Pill (insegnante);
  • Origine: Corea del Sud, USA, 2013;
  • Durata: 126’
  • Temi: CINEMA, CAMBIAMENTI CLIMATICI

Snowpiercer – Bong Joon-Ho dagli Oscar alla distopia ecologista ultima modifica: 2020-02-23T08:00:11+01:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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