Aria di Torino Che aria tira #cheariatira

Quanto è inquinata l’aria di Torino? Al via una campagna di monitoraggio civico

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Quanto è inquinata l’aria di Torino? Al via una campagna di monitoraggio civico ultima modifica: 2020-02-04T08:00:40+01:00 da Francesco Rasero
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eHabitat.it aderisce all’edizione 2020 della campagna di monitoraggio civico dell’ aria di Torino “Che aria tira?”, installando un proprio campionatore.

L’ aria di Torino è, purtroppo, tra le più inquinate d’Italia, con ripetuti sforamenti (soprattutto nei mesi invernali) dei parametri a tutela della salute umana per quanto riguarda le emissioni e le sostanze chimiche dannose.

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Torino alle prime luci dell’alba (foto di Andrea Mucelli)

Per questo, il Comitato Torino Respira ha lanciato l’edizione 2020 di “Che aria tira?”, campagna di monitoraggio civico dell’aria in città e nell’area metropolitana di Torino, raccogliendo oltre 700 adesioni da privati, associazioni e scuole.

Anche eHabitat.it ha aderito all’iniziativa e, nei giorni scorsi, ha installato l’apposito campionatore presso la propria sede torinese: resterà esposto per un mese, per essere poi analizzato nei laboratori specializzati che supportano la campagna.

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L’ aria di Torino in inverno (foto di Mario Vercellotti)

Una campagna per misurare il biossido d’azoto (NO2)

“Che aria tira?” è una campagna rivolta a chiunque voglia prendere parte alla misurazione di uno degli inquinanti più pericolosi presenti nell’aria di Torino: il biossido di azoto (NO2), composto chimico rossastro e di odore forte e pungente.

Viene prodotto durante tutti i processi di combustione: dagli impianti di riscaldamento alle centrali termoelettriche, dalle emissioni dei veicoli ad alcuni processi produttivi (ad esempio, la produzione di acido nitrico e di fertilizzanti azotati), fino all’azione batterica sui suoli naturali e agricoli.

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L’ aria di Torino vista da Superga (foto M. Klüber Fotografie)

«Si tratta di un inquinante cosiddetto primario, presente in ogni fenomeno di combustione, che produce effetti negativi sulla salute -spiegano dal Comitato- Ha un’azione fortemente irritante per le mucose delle vie respiratorie: in presenza di umidità, si trasforma in acido nitrico, che irrita e corrode le cellule epiteliali e le può danneggiare anche in modo irreversibile, se l’esposizione è particolarmente acuta o prolungata».

Un semplice dispositivo per monitorare l’ aria di Torino

Il biossido d’azoto è facilmente misurabile, grazie a un dispositivo di facile montaggio, che è stato consegnato a tutti gli aderenti alla campagna, con l’indicazione di installarlo a inizio febbraio e tenerlo esposto per un mese.

Si tratta di una provetta che, al suo interno, ha una reticella a maglie molto fini, imbevuta di trietanolammina, una sostanza che assorbe il biossido di azoto durante l’esposizione all’aria.
Viene consegnata insieme a un supporto, due fascette e un foglio di istruzioni, chiaro e semplice.

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Il kit della campagna “Che aria tira?” per l’auto-monitoraggio dell’ aria di Torino e dell’area metropolitana

L’invito del Comitato Torino Respira è di esporre il campionatore lato strada, a un’altezza non inferiore ai due metri e non superiore ai 6-7 metri (secondo piano di un’abitazione), fissandolo a un palo, a una grondaia, a un balcone, a una recinzione o alle inferriate di una finestra.
«Si tratta di un dispositivo certificato a livello internazionale e normalmente utilizzato nelle opere di monitoraggio ambientale, nonché da alcune agenzie regionali dell‘ambiente», specificano i promotori.

Con la campagna “Che aria tira?” 2020 sono state distribuite 700 provette in totale.
«Circa 250 sono state destinate a privati di Torino, oltre 130 le abbiamo posizionate presso scuole di vario grado sempre nel capoluogo piemontese e diverse decine sono state consegnate anche al di fuori della città (in particolare a Carmagnola, area critica della provincia per la concertazione di inquinanti atmosferici, ndr) -dettaglia Valentina Rappazzo, membro del Comitato e ricercatrice in Trasporti al Politecnico di Torino, che ha contribuito alla copertura della raccolta dati per le scuole e le sedi universitarie acquistando 50 provette- In parallelo, hanno preso il via numerosi progetti che coinvolgono le scuole, a partire da incontri informativi sulla qualità dell’aria; alcuni istituti, inoltre, si sono proposti di preparare dei video per raccontare il problema dello smog a Torino e l’iniziativa promossa da Torino Respira».
Provetta monitoraggio che aria tira aria di torino
La provetta installata a inizio febbraio 2020 presso la sede di eHabitat.it per monitorare l’ aria di Torino

La campagna di monitoraggio durerà un mese, fino ai primi di marzo, durante il quale il reagente interno alla provetta registrerà l‘accumulo del biossido.
Al termine, tutti i dispositivi verranno inviati a un laboratorio di analisi specializzato, che restituirà i dati entro la primavera.

Aria di Torino: una mappa creata ‘dal basso’

Si avrà, così, una mappa aggiornata dell’ aria di Torino e dell’area metropolitana, analoga a quella già realizzata nel 2019, che permetterà di dare una fotografia molto dettagliata dell’inquinamento presente in città.

Aria di Torino Mappa 2019
La mappa 2019 dell’aria di Torino sulla base delle misurazioni effettuate dal Comitato Torino Respira

«Non è un’iniziativa in concorrenza rispetto all’attività delle centraline dell’Arpa che, per quanto più precise rispetto ai campionatori, sono poche e rappresentano quindi la qualità dell’aria in un numero limitato di località -proseguono i promotori di “Che aria tira?”I dati raccolti con la campagna di monitoraggio saranno invece più capillari e prossimi ai luoghi di vita, di scuola e di lavoro dei partecipanti. Crediamo che un monitoraggio più diffuso sul territorio possa essere utile, oltre a fornire aspetti didattici e di presa di coscienza diretta di quanto è inquinata l‘aria in cui viviamo, lavoriamo, andiamo a scuola».

L’iniziativa è auto-finanziata dagli stessi cittadini che partecipano al monitoraggio civico dell’aria di Torino. Ogni rilevatore, infatti, è stato pagato 20 euro da chi lo installa: una cifra che va a coprire i costi organizzativi, le spese per l’analisi e una quota necessaria per collocare alcuni dispositivi in zone scoperte dalle richieste.
«Crediamo nella capacità organizzativa delle persone e, per questo motivo, non abbiamo chiesto finanziamenti pubblici o sponsorizzazioni per tale iniziativa», concludono dal Comitato.

Ulteriori dettagli sul sito ufficiale torinorespira.it.

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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