Eternit bis, Stephan Schmidheiny rinviato a giudizio

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Eternit bis, Stephan Schmidheiny rinviato a giudizio ultima modifica: 2020-02-03T08:00:18+01:00 da Davide Mazzocco
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Rinasce la speranza per i familiari delle 392 vittime di Casale Monferrato e si apre una nuova pagina nella storia legale delle morti per amianto in Italia

Era il 19 novembre 2014 quando la Corte di Cassazione decideva per l’annullamento della condanna a 18 anni per Stephan Schmidheiny, a causa della prescrizione dei reati di disastro ambientale doloso permanente e omissione di misure antinfortunistiche.

Schmidheiny – dal 1976 al 2003 a capo di Eternit – non poteva non conoscere la dannosità dell’amianto: la prima causa di un lavoratore ammalatosi per avere respirato le fibre di asbesto risale al 1906, numerosi studi degli anni Sessanta avevano già provato il rapporto di causalità fra esposizione e malattia, ma, soprattutto, in uno scambio epistolare del 1978 con un dirigente di Casale Monferrato, lo stesso dirigente elvetico consigliava di occultare la nocività dell’amianto per non creare eccessivo allarmismo nell’opinione pubblica.

Mentre il numero uno di Eternit si salvava grazie alla prescrizione, il pm Raffaele Guariniello si metteva al lavoro per il processo Eternit Bis iniziando a raccogliere i nomi delle vittime non rientrate in quel primo procedimento penale.

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Ora, dopo cinque anni di lavoro nell’ombra e con il Pm Guariniello ormai in pensione, la storia riprende da dove si era interrotta. Il rinvio a giudizio per omicidio plurimo doloso di Stephan Schmidheiny fa rinascere la speranza per i familiari delle centinaia di vittime dell’amianto a Casale Monferrato e dintorni.

“È la prima volta – ha spiegato Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e di Aiea, parti civili nel processo insieme alla Cgil nazionale, piemontese e di Alessandria e all’AFEVA – che la morte per amianto di così tante persone, 392 fra lavoratori e abitanti, viene considerata omicidio doloso e ciò allontana il rischio della prescrizione che, purtroppo, ha  consentito nel tempo di vanificare  e cancellare le possibilità di giustizia e punizione dei responsabili di tante, troppe morti per amianto in tante fabbriche e siti, da un capo all’altro del nostro Paese. Attendiamo, quindi, con fiducia l’inizio del processo previsto per il 27 novembre a Novara”.

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Un’immagine del processo Eternit tenutosi al Tribunale di Torino fra il 2009 e il 2012

Lo scorso 24 gennaio, al Tribunale di Vercelli, il giudice dell’udienza preliminare Fabrizio Filice ha letto la sentenza di rinvio a giudizio per omicidio plurimo doloso davanti al tribunale di Novara per il 27 novembre 2020, accogliendo le richieste dei pm Francesco Alvino, Roberta Brera e Gianfranco Colace e respingendo tutte le eccezioni e le argomentazioni delle difese.

Qualora Schmidheiny fosse stato mandato a processo per omicidio colposo (e non volontario) vi sarebbe stata la possibilità della prescrizione del reato. Il Gup di Vercelli, invece, ha confermato il capo d’accusa, accogliendo la richiesta dei pm Alvino e Brera e del pm torinese Colace, che si era occupato del caso Eternit insieme all’allora procuratore aggiunto (ora in pensione) Raffaele Guariniello.

“L’organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS) – aggiunge Fulvio Aurora – stima in circa 100.000 persone all’anno le morti nel mondo per esposizione all’amianto. In Italia circa 4.000. In dieci anni sono un milione e in Italia 40.000, l’equivalente di un’intera città! Siamo nel periodo in cui si celebra la memoria delle stragi naziste di ebrei, nomadi, omossessuali, oppositori politici: milioni di morti. Quella dell’amianto è una strage diversa, una strage del lavoro e a causa del lavoro che non può essere dimenticata, né sottaciuta”.

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A differenza del primo procedimento iniziato il 6 aprile 2009 e conclusosi nel 2014, l’Eternit bis è stato “spacchettato” in più filoni per competenza territoriale: a Torino è già stato condannato a 4 anni per omicidio colposo in relazione al decesso di due ex lavoratori di Cavagnolo, a Napoli e a Reggio Emilia sono in corso i procedimenti penali relativi alle vittime esposte all’amianto negli stabilimenti di Bagnoli e Rubiera. In autunno, a Novara, inizierà il processo relativo alle 392 vittime casalesi. Purtroppo non saranno le ultime, ogni anno, a Casale Monferrato, si registrano 50 nuovi casi di patologie asbesto correlate. E, verosimilmente, anche il processo di Novara non sarà l’ultima battaglia legale nei confronti di Schmidheiny, l’uomo che, in una recente intervista rilasciata al giornale svizzero Nzz am Sonntag, ha dichiarato di essere stato perseguitato per decenni e di avere provato odio verso gli italiani per questa ragione.

[Foto Davide Mazzocco e Pixabay]

 

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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