Oggi 2 febbraio si celebra il World Wetlands Day. Per il progetto Frame Voice and Report! – Movies Save the Planet – Voices from the East, vi portiamo in Ungheria, dove sta prendendo forma un progetto di mitigazione dei cambiamenti climatici basato sulla creazione di serbatoi idrici naturali e nuove zone umide, in grado di fare da ‘banca dell’acqua’ per contrastare inondazioni e siccità.
Una delle conseguenze maggiormente tangibili del cambiamento climatico nell’Europa centro-orientale è data dalla distribuzione sempre più squilibrata delle precipitazioni, con periodi lunghi di siccità alternati a violente piogge, che causano allagamenti e inondazioni.
Un fenomeno registrato con crescente frequenza e intensità anche in Ungheria: per questo, qui, è fase di sviluppo il progetto europeo Micacc – Municipalities as Integrators and Coordinators in Adaptation to Climate Change, realizzato nell’ambito del programma Life, con l’obiettivo di aumentare la capacità di adattamento dei piccoli insediamenti rurali ai cambiamenti climatici.
Come? Grazie alla rigenerazione delle zone umide e alla creazione di serbatoi idrici naturali tramite le cosiddette Natural Water Retention Measures (NWRM), ovvero una ri-naturalizzazione degli ecosistemi fluviali.
«Non molto tempo fa, la maggior parte della Grande Pianura ungherese (la Puszta, ndr) era una zona umida soggetta ad alluvioni regolari e brulicante di vita. Negli ultimi duecento anni, la costruzione di dighe di protezione e lo scavo di canali di drenaggio hanno protetto circa il 25 per cento dell’Ungheria dalle inondazioni, permettendo agli insediamenti umani e all’agricoltura di espandersi -spiegano dal Wwf Ungheria, tra i partner del progetto Life-Micacc- Tuttavia, se da un lato questi interventi ingegneristici hanno raggiunto il loro scopo, dall’altro hanno anche alterato l’equilibrio idrico tra i fiumi e le loro pianure alluvionali, cancellando gli habitat di acqua dolce. Oggi l’acqua è scarsa e la falda freatica sta scendendo sempre di più».
Un problema enfatizzato ultimamente dagli effetti della crisi climatica, che costringe pertanto a studiare innovative strategie di adattamento.
Zone umide e serbatoi d’acqua naturali
I tecnici di Life-Micacc, in particolare, hanno messo a punto interventi su piccola scala di conservazione idrica naturale: serbatoi a secco, dighe naturali, canali di drenaggio bloccati e zone umide artificiali che, funzionando come una sorta di “Banca dell’Acqua”, si riempiono nei periodi di eccesso di precipitazioni, mentre durante i momenti di siccità rilasciano lentamente l’acqua nei fiumi e nei canali o la lasciano infiltrare nel terreno per ricaricare le risorse idriche del sottosuolo.
«Queste misure di conservazione dell’acqua basate su metodi naturali sono uno dei modi più economici e rispettosi dell’ecosistema per adattarsi ai mutamenti in corso e ai futuri eventi estremi idrologici, così come alle ondate di calore, a beneficio sia della natura che delle persone», commentano dal Wwf Ungheria.
Il progetto ha individuato cinque siti pilota in Ungheria “che rappresentano tipiche situazioni di rischio idrico legate ai piccoli Comuni dell’Europa centro-orientale, amplificate dal cambiamento climatico”.
E le soluzioni previste sono studiate, innanzitutto, per essere realizzate a basso costo e direttamente dalle autorità locali, senza bisogno di investimenti costosi o lunghe procedure burocratiche.
A Püspökszilágy il primo intervento di rinaturalizzazione
La prima località in cui il progetto è diventato operativo è il villaggio di Püspökszilágy, piccolo insediamento situato sulle colline del nord dell’Ungheria, con poco meno di 900 abitanti.
Qui, nell’ultimo ventennio, le precipitazioni improvvise e intense sono risultate sempre più frequenti, causando ingenti danni. La situazione è inoltre aggravata dalla presenza di grandi appezzamenti di terreno coltivabile non frammentato, che aumentano la velocità di deflusso, generando un’intensa erosione del suolo e una bassa infiltrazione.
Allo stesso tempo, i mesi estivi portano spesso intense siccità e ondate di calore, con conseguenze negative per l’agricoltura, la silvicoltura e la vita in generale degli abitanti del villaggio.
L’intervento di mitigazione è consistito nel creare un serbatoio naturale di un ettaro accanto al fiume Szilágyi, che aiuta a trattenere l’acqua durante gli eventi alluvionali improvvisi. Tale struttura funge, quindi, sia come protezione per i villaggi dalle inondazioni improvvise, sia consente di mitigare le siccità estive e le ondate di calore, reintegrando le risorse idriche sotterranee e raffreddando il microclima attraverso l’evaporazione.
Sono state anche installate dighe di controllo, in legno, nei canali e lungo il fiume principale, per diminuire la velocità dell’acqua e arrestare l’erosione del suolo, andando nel contempo a irrigare le coltivazioni e le foreste.
Riutilizzare le acque grigie per ricaricare le falde
Un altro sito di intervento individuato è a Ruzsa, villaggio di 2.800 abitanti nel sud-est dell’Ungheria, tra Danubio e Tibisco, in una delle aree più aride del Paese.
L’acqua proveniente dalle già scarse precipitazioni (peraltro in calo da decenni) viene infatti rapidamente prosciugata dai terreni sabbiosi e le zone umide sono in continua diminuzione.
In questa località si sta costruendo un piccolo stagno -sfruttando una depressione naturale, un tempo già sede di zone umide, ora prosciugata- per trattenere gli scarichi di un vicino impianto di depurazione delle acque reflue e dare vita a un naturale processo di infiltrazione nel sottosuolo.
«Si tratta di un prototipo di intervento estremamente interessante, in quanto sfrutta la ritenzione e l’utilizzo delle acque grigie per la ricarica delle acque sotterranee ed è replicabile in altre zone secche per favorire l’adattamento al cambiamento climatico».
Nuove zone umide nelle cave di argilla abbandonate
Lavori in corso anche a Bátya, 2.200 abitanti, che sorge in riva al Danubio ed è il classico villaggio della Grande Pianura magiara, con caratteristiche geomorfologiche tipiche dell’area alluvionale del fiume.
Anche qui molte zone umide, per cause climatiche o legate all’intervento umano, sono scomparse.
L’area è però ricca di cave di argilla, spesso abbandonate, che secondo il progetto saranno usate per raccogliere e trattenere l’acqua piovana in caso di precipitazioni estreme, garantendo poi l’infiltrazione dell’acqua piovana per ricaricare le falde acquifere nei periodi più caldi.
Inoltre, queste aree, opportunamente risistemante, fungeranno anche da habitat di acqua dolce (per uccelli acquatici, pesci e anfibi) e da zona-cuscinetto intorno all’insediamento abitato, migliorando il clima locale attraverso l’evaporazione e mitigando così gli impatti negativi delle variazioni climatiche sull’agricoltura e sul villaggio.
Gli altri progetti di rigenerazione delle zone umide
Negli altri due siti-pilota, gli interventi legati a Life-Micacc sono ancora sulla carta, ma in procinto di partire a breve.
Rákócziújfalu, circa 1.900 abitanti, si trova al centro del bacino del fiume Tibisco, in un’area che vive di agricoltura ma è anche estremamente esposta a inondazioni.
«Oggi, un coltivatore di orzo, girasole o colza ha difficoltà a seminare e piantare a causa dell’eccesso d’acqua causato dalle alluvioni; più avanti, invece, frequenti ondate di calore, lunghe siccità e forti piogge imprevedibili possono causare il fallimento dei raccolti».
L’idea, anche in questo caso, è di utilizzare l’acqua derivante dalle ondate di piena nei periodi di siccità estiva, quando gli agricoltori devono invece ricorrere al pompaggio di acqua di falda e a costosi sistemi di irrigazione. Il tutto ricorrendo a strutture in gran parte già presenti sul territorio, come canali e depressioni naturali, per dare vita a nuove zone umide.
Infine c’è Tiszatarján, una comunità rurale che sorge anch’essa vicino al Tibisco. Uno dei sintomi più critici, qui, è la rapida espansione delle piante invasive, in particolare nella pianura alluvionale, che riduce la capacità di ritenzione dell’acqua e aumenta il rischio di inondazioni, oltre a diminuire la biodiversità.
Il progetto Life-Micacc punta a creare piccoli pozzi, aperti e collegati tra loro, per fornire approvvigionamento idrico naturale nonché un luogo di riproduzione, nascondiglio e alimentazione per gli uccelli acquatici, gli anfibi e gli animali al pascolo. Si andrà quindi a potenziare l’eco-turismo rurale locale, con un percorso di visita alle zone umide e al sistema di stagni.
Un’iniziativa da replicare in tutta l’Ungheria
Una volta realizzati gli interventi nei cinque siti-pilota, il progetto sarà replicato in altrettanti territori scelti tra 23 Comuni già oggi partner esterni di Life-Micacc.
Ma l’obiettivo generale resta quello di rivolgersi a tutte le oltre tremila Amministrazioni locali ungheresi, e non solo.
«Il cambiamento climatico è una questione globale e l’Ungheria ne sta affrontando sempre più spesso gli effetti negativi: le inondazioni improvvise e la siccità si verificano sempre più frequentemente, con effetti devastanti nelle aree vulnerabili -commenta Miklós Dukai, portavoce del progetto- Con questa iniziativa vogliamo testare e rendere visibili delle “buone pratiche” che possono servire da campione per altri Comuni che si trovano ad affrontare gli stessi problemi climatici».
Questo articolo contribuisce al progetto “Movies Save the Planet – Voices from the East” di CinemAmbiente – Bando europeo #FrameVoiceReport!
Cover image: nuovo bacino d’acqua a Ruzsa (foto di Szabolcs Fodor)