In Valposchiavo (Svizzera) un parco geologico ad alta quota racchiude enormi buche e sculture naturali nella roccia -le cosiddette “marmitte dei giganti”- frutto dello scioglimento dei ghiacci durante i millenni. È il Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia, visitabile con il trenino rosso del Bernina.
Imponenti sculture naturali, frutto di un eccezionale fenomeno geologico legato alle ere glaciali: ecco le “marmitte dei giganti”, plasmatesi nel corso dei millenni e ora visitabili gratuitamente al Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia in Valposchiavo (Svizzera).
Qui, a quasi 1.700 metri di altitudine, troviamo una trentina di enormi e affascinanti buche nella roccia, scavate e levigate dalle acque dei ghiacci scioltisi al termine delle ultime glaciazioni, nell’epoca quaternaria.
L’acqua di fusione -vorticando ad alta pressione insieme a sabbia, detriti e ghiaia- ha infatti causato questo insolito fenomeno geologico, con risultati dalle forme bizzarre e imprevedibili.
“Guardare dentro le marmitte è un po’ come frugare nel passato della Terra…” dicono sul posto.
Le marmitte più grandi arrivano fino a 15 metri di profondità; in alcune è possibile calarsi scendendo lungo alcune scale posizionate dai volontari dell’Associazione che, circa vent’anni fa, ha dato vita al parco.
Come visitare le marmitte dei giganti
Poste nella conca glaciale di Cavaglia, ai piedi del ghiacciaio del Piz Palü, le marmitte dei giganti sono facilmente raggiungibili con il Treno rosso del Bernina, la linea turistica d’alta quota che collega Italia e Svizzera attraverso le Alpi.
Il Giardino dei Ghiacciai si trova infatti a neppure 500 metri dalla stazione di Cavaglia della linea della Ferrovia Retica, Patrimonio mondiale dell’Unesco, collegato tramite un sentiero in piano e ben segnalato.
La visita è gratuita e adatta alle famiglie. Richiede circa mezz’ora: è quindi perfetta se fatta tra il passaggio di due treni, in genere intervallati di circa un’ora.
Vi sono numerosi pannelli esplicativi ma, su prenotazione, c’è anche la possibilità di visite guidate.
Al termine è possibile lasciare un’offerta per la manutenzione, in due cassette poste all’inizio e alla fine del percorso.
Il parco geologico è visitabile da maggio a ottobre, o comunque in assenza di neve o ghiaccio.
Per girarlo in maggiore sicurezza, pur non avendo alcun passaggio difficile neppure per i bambini, sono consigliate scarpe da ginnastica o da montagna.
Il Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia
Le “marmitte” sono rimaste inesplorate e coperte da terra e vegetazione fino agli anni Novanta, pur essendo nota la loro presenza fin da metà Ottocento.
Risale infatti solo al 1995 uno studio sul potenziale eco-turistico del futuro Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia, che ha attivato alcuni volontari, impegnati negli anni successivi a svuotare la prima marmitta dall’acqua e dai detriti fino a poterne ammirare la bellezza.
Circa vent’anni fa è così nato il primo percorso di visita, con sentieri, accessi, un itinerario didattico, segnaletica e cartelli informativi. Il tutto nel pieno rispetto della natura e in sintonia con le caratteristiche naturali del luogo.
L’Associazione di volontari si impegna ancora oggi annualmente a mantenere il Giardino pulito ed efficiente, asportando l’acqua dalle marmitte e facendo manutenzione al tracciato.
«Oggi le marmitte e il rispettivo percorso si presentano al visitatore in modo ottimale: una bellezza artistica creata da un’evoluzione naturale di carattere quasi mitologico -si legge sul sito ufficiale del Giardino– Un luogo straordinario senza paragoni, dove la Natura si è divertita nell’offrirci splendide sculture!».
Vegetazione e leggende alpine
L’area è anche di interesse per quanto riguarda la vegetazione alpina, accentuata dalla presenza di un biotopo sviluppatosi dopo il ritiro del ghiacciaio circa 10 mila anni fa.
«La flora che colonizza le pietraie o le rocce, con delle fessure, viene comunemente chiamata flora pionieristica: come un pioniere, si espone e prepara il terreno per altre specie -spiegano dall’Associazione del Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia– In particolare durante la bella stagione, soprattutto a giugno, l’area si riveste di uno spettacolare mantello bianco: sono i fiori sferici del pennacchio di Scheuchzer, una specie artica-alpina che ama i laghetti e le pozze paludose».
Oltre agli aspetti visibili, ci sono poi le leggende.
La “forra del Cavagliasco” è una gola ammirabile da una piattaforma sospesa.
Qui, con un po’ di immaginazione, è possibile scorgere un volto di donna, che ha dato origine a questa terribile storia: “In tempi remoti, una famiglia di zingari, scendendo a valle, giunse in zona. Erano affamati e volevano raggiungere il villaggio per trovare qualcosa da mangiare. La loro decrepita madre però, gemendo, lamentava di essere esausta e di non poter proseguire. I figli, incolleriti per il rallentamento, afferrarono allora la vecchia madre e la buttarono nel precipizio. Prima di urtare in basso, furente, lei maledisse tutta la famiglia sull’orlo dell’abisso. Allora le rupi al di sopra si staccarono e trascinarono tutti nella forra”.
Ma c’è anche Grummo, nuovo personaggio mitologico che deriva dal mondo delle leggende della Valposchiavo. È un gigante buono che vive nel Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia, dove custodisce il segreto della sua forza gigantesca.
Alto più di tre metri, per oltre 500 kg di peso, accoglie i piccoli visitatori subito fuori dalla stazione di Cavaglia.
La sua storia è anche raccontata in un piccolo libro illustrato, per bambini dai 5 ai 12 anni, accompagnato da tavole informative sul parco glaciale, che si trova in distribuzione negli uffici turistici della valle.
[Foto di Francesco Rasero per eHabitat]