La ricetta di Jonathan Safran Foer per salvare il pianeta

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La ricetta di Jonathan Safran Foer per salvare il pianeta ultima modifica: 2019-10-01T08:00:02+02:00 da Davide Mazzocco
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Con il libro “Possiamo salvare il mondo prima di cena” lo scrittore statunitense torna a occuparsi di ambiente

Jonathan Safran Foer è uno degli scrittori statunitensi più amati nel nostro Paese tanto che il suo ultimo libro, Possiamo salvare il mondo prima di cena, è uscito per Guanda prima in Italia che negli Stati Uniti.

Nel tour di presentazioni italiane lo scrittore di Washington ha fatto tappa alla Cavallerizza di Torino, in uno degli eventi di Aspettando il Salone del Libro. Dialogando con lo scrittore Paolo Giordano, Foer ha raccontato le forti motivazioni che lo hanno spinto a scrivere un altro libro a tematica ambientale a dieci anni di distanza da Se niente importa.

“Nelle quattro città italiane in cui ho presentato il libro c’è sempre stata molta folla. Se in altre occasioni questa cosa mi poteva stupire, questa volta non è così: tutti noi vogliamo convincerci che ci importa dei cambiamenti climatici. La questione è che questa cosa va dimostrata: non con una frase, con un manifesto, con una spilla o con una maglietta. No, questo non è più il momento di dire la cosa giusta, questo è il momento di fare la cosa giusta. Le statistiche ci dicono che, negli Stati Uniti, il 91% degli americani accetta i dati scientifici sui cambiamenti climatici come veri. Il punto nodale non è cosa sappiamo, ma la necessità di non far esaurire il nostro ruolo nella semplice consapevolezza del problema. È il momento di passare all’azione: va bene che ci sia una dimensione emotiva, ma bisogna fare qualcosa”.

Foer ha spiegato di essere stato spinto a tornare alla forma saggistica per un’urgenza fortemente personale e per un processo di progressiva saturazione: “Mi accorgo che scrivo perché inizio a trovare una cosa insopportabile. Avete presente quando i vostri figli giocano e iniziano a fare chiasso nella stanza accanto? Per un po’ si tollera il loro rumore, ma arriva un punto in cui si dice ‘basta!’. Questo libro è nato così, anche se con la consapevolezza di come, in questo caso, io sia tanto l’adulto quanto il bambino”.

 

Jonathan Safran Foer è stato ospite di Aspettando il Salone del Libro
Jonathan Safran Foer è stato ospite di Aspettando il Salone del Libro

Jonathan Safran Foer ha riflettuto sulla migliore modalità per affrontare concretamente questo problema: “Se una volta i dati sul cambiamento climatico non erano così diffusi e conosciuti, oggi chi li nega lo fa per qualche motivazione personale. Bisogna smettere di pensare che sia un atteggiamento lecito: i negazionisti vivono in uno stato di volontaria ignoranza. Non sono loro il problema, perché queste persone non verranno mai persuase. Bisogna agire dove lo si può fare, non dove non c’è speranza. Agire è complesso, affrontare il tema non è piacevole, perché le modifiche che dobbiamo fare riguardano cose che ci piacciono molto. Poter volare e raggiungere Paesi lontani è una cosa che ci arricchisce, mangiare le carne è un atto che evoca ricordi piacevoli. Credo che la stessa ammissione di quanto sia difficile agire concretamente sia già un grande passo in avanti”.

Foer ha iniziato a sostituire le vacanze in Europa con quelle nel più vicino Canada e, naturalmente, sta cercando di far comprendere attraverso i suoi libri l’importanza di abbandonare o quantomeno ridurre il consumo di carne: “È sufficiente digitare ‘IPCC + Meat’ su Google per comprendere come, anche se facessimo tutte le altre cose necessarie a salvare il pianeta, ciò non sarebbe sufficiente senza una drastica riduzione del consumo di carne. È l’industria alimentare a produrre la maggior parte dei gas serra. Secondo le statistiche nell’Unione Europea, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti il consumo di carne andrebbe ridotto del 90% e quello di latticini del 60%. Siccome non voglio sedermi a tavola con la calcolatrice, sulla base di questi dati ho formulato una proposta, quella di mangiare carne solamente a cena. Ovviamente ci può essere gente capace di andare oltre, mangiandone ancora meno o eliminandola del tutto”.

Lo scrittore Paolo Giordano ha accompagnato Jonathan Safran Foer nella sua presentazione torinese
Lo scrittore Paolo Giordano ha accompagnato Jonathan Safran Foer nella sua presentazione torinese

Secondo Foer non bisogna attendere che siano i governi ad agire, il cambiamento deve essere individuale. Lo scrittore statunitense sottolinea come anche l’amministrazione Obama sia stata deludente sul fronte ambientale, mentre per quanto concerne il suo attuale presidente si sta vivendo un vero e proprio paradosso: “La cosa buffa di Trump è che è diventato il miglior sostenitore della lotta ai cambiamenti climatici, ancor più di Greta Thunberg! Il suo atteggiamento, infatti, ha creato una tale reazione, da risvegliare persino le persone che erano meno interessate a questo tipo di problemi. Verrebbe quasi da ringraziarlo per come ha saputo dare nuova vitalità al movimento ambientalista!”

Gli allevamenti intensivi e i terreni sottratti alle foreste per i foraggi sono, secondo lo scrittore, le principali cause della crisi climatica in atto. Se governanti come Jair Bolsonaro creano quadri normativi favorevoli a pratiche che rendono la situazione sempre più insostenibile, i singoli consumatori non possono autoassolversi perché, spiega provocatoriamente Foer, mangiando carne è come se si comportassero da incendiari.

“C’è un altro atteggiamento che deve cambiare – aggiunge Foer -. Dobbiamo imparare a modificare il nostro comportamento non solo successivamente a eventi tragici come incendi o tifoni, ma inserendo piccoli mutamenti nella nostra quotidianità. Non si può nemmeno cadere nell’errore della dicotomia fra i due opposti pensieri: quello secondo cui c’è speranza e quello secondo cui non ce n’è più. Le posizioni estreme rendono le persone più vulnerabili. Bisogna riconoscere che, a causa degli incendi boschivi e dello scioglimento delle calotte polari, ci sono già state molte perdite, ma, allo stesso tempo, essere consapevoli di come le nostre scelte siano alla base di rapporti di causa-effetto che hanno impatto sull’ambiente. Io non ho la speranza che si possa salvare tutto il nostro Pianeta, ma mantengo la speranza che qualcosa possa essere ancora preservato”.

[Foto Davide Mazzocco]

 

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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