120.000 chilometri quadrati spazzati via in un anno a causa della deforestazione. In Brasile la perdita maggiore.
Un’area grande quanto l’Inghilterra: a questo ammonta la superficie di foresta tropicale scomparsa nel 2018 a causa della deforestazione.
Lo rivela il recente rapporto annuale di Global Forest Watch (GFW), un’iniziativa del World Research Institute che dal 1997 promuove la lotta contro la deforestazione attraverso l’utilizzo di strumenti di monitoraggio satellitare.
È un quadro complesso quello dipinto a proposito della situazione nelle regioni tropicali del mondo ricoperte da foreste, che spaziano dall’Amazzonia in Sud America, all’Africa occidentale e centrale, fino all’Indonesia.
Queste aree ospitano circa 20 milioni di persone, tra cui decine di tribù incontattate che volontariamente vivono in isolamento dalla civiltà moderna. Oltre a fornire loro cibo e riparo, la vegetazione di queste regioni svolge un’essenziale funzione per il mondo nella rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera [circa il 30% delle emissioni globali, ndr], con importanti benefici nel controllo del cambiamento climatico globale.
Negli ultimi decenni, tuttavia, milioni di ettari di questa ricchezza naturalistica sono andati persi. Principale causa è da attribuirsi alle pratiche irresponsabili di numerosi attori dell’industria dell’allevamento di bestiame e di quella delle commodities agricole. I produttori di olio di palma in Asia e in Africa, quelli di semi di soia e di colture di biocombustibili in Sud America, ma anche i piccoli produttori di cacao, figurano tra i maggiori responsabili di queste devastazioni.
Quella del 2018 – ha avvertito il GFW – rappresenta la quarta più seria perdita di foresta tropicale per estensione dal 2001, ovvero da quando sono disponibili i dati satellitari.
Il rapporto denuncia come la foresta tropicale si stia esaurendo a un ritmo allarmante: nel 2018, ogni minuto è scomparsa una superficie pari a 30 campi da calcio, per un totale di 120.000 chilometri quadrati.
La perdita più pesante di foresta tropicale si è registrata in Brasile, dove in un solo anno è letteralmente andata in fumo una superficie pari alla somma di Lombardia e Veneto. Appena dietro al paese carioca si piazzano Malesia e Madagascar, dove si segnalano importanti danni all’ecosistema.
Ciò che però impressiona maggiormente è il dato sulla scomparsa di foresta vergine, quella incontaminata da qualsiasi forma di presenza umana: nel 2018, un’area di 36.000 chilometri quadrati – una superficie pari al Belgio – è stata spazzata via, per la realizzazione di terreni agricoli o per ricavarne legna pregiata a basso costo.
Lo sfruttamento intensivo di questi territori ha importanti implicazioni ambientali e sociali quali la perdita di biodiversità, l’intensificarsi dell’effetto serra, il maggior rischio idrogeologico e la minaccia alla sopravvivenza delle comunità locali.
«La situazione delle foreste di tutto il mondo appare quantomai critica – ha detto Frances Seymour, ricercatrice presso il World Resources Institute – È in gioco la salute del nostro pianeta e le soluzioni transitorie non bastano più. Per ogni ettaro che si aggiunge alla lista dei terreni sottratti alle foreste, lo spaventoso scenario del cambiamento climatico appare sempre più concreto».
Intanto il 26 aprile scorso, più di 600 scienziati hanno aderito all’appello lanciato sulla rivista scientifica Science affinché l’Unione Europea faccia della sostenibilità il suo caposaldo in sede di negoziato commerciale con il Brasile. Sotto accusa sono finite le importazioni UE di materie prime associate alla deforestazione da un paese, il Brasile, che – come denuncia la petizione – sta «smantellando le politiche anti-deforestazione», minacciando «gli indigeni e le aree naturali che proteggono».
La sensazione ė che tutti abbiamo ben chiaro di che portata sia il problema, però in realtà non si sta facendo abbastanza per fermare questo processo di deforestazione. Ė il momento della plastica, che indubbiamente deve essere gestita, ma non si può continuare pensando ad una cosa sola alla volta, i problemi del pianeta sono tutti una priorità.
Parole sante, Dante.
Ma lascia che ti dica che l’Unione Europea sta lavorando da mesi su una nuova, rinnovata strategia per la tutela delle foreste nel mondo. L’Europa, con le sue importazioni da Brasile Indonesia e Malesia, è causa di oltre il 20% di questa deforestazione. La buona politica sta fuori dai riflettori!