Vivaio di Cascina Bollate

Cascina Bollate, la natura entra in carcere: l’inclusione socio-lavorativa coltivata a partire dalla terra

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Cascina Bollate, la natura entra in carcere: l’inclusione socio-lavorativa coltivata a partire dalla terra ultima modifica: 2019-04-01T08:00:01+02:00 da Evelyn Baleani
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I benefici del contatto con la natura sono innumerevoli e possono incidere positivamente su diverse sfere della nostra quotidianità, dalla salute fisica al benessere psichico. Un esempio emblematico è riscontrabile nel territorio milanese, per l’esattezza a Bollate. Qui, da diversi anni, la Cooperativa Cascina Bollate ha avviato un progetto orientato all’inclusione socio-lavorativa dei detenuti che trova nella natura un supporto essenziale. Un’iniziativa che fa parte del più vasto programma sviluppato dalla rete Agricoltura Sociale Lombardia. Conosciamo entrambi i progetti.

La mission di rete Agricoltura Sociale Lombardia

La rete Agricoltura Sociale Lombardia è una realtà che promuove iniziative coniuganti l’aspetto imprenditoriale dell’agricoltura con un programma mirato all’inclusione sociale e lavorativa di soggetti con diversa tipologia di svantaggio. Parliamo di adulti e giovani con fragilità, con disabilità fisica o mentale, con problematiche di tipo psichiatrico e disagi legati alle dipendenze, detenuti ed ex detenuti, immigrati, donne in stato di difficoltà.

Scopo della rete è di prevenire il rischio di emarginazione legato alla situazione di svantaggio, costruendo opportunità concrete di riscatto attraverso percorsi inclusivi, capaci di valorizzare la persona e le sue competenze. Aderiscono all’iniziativa tutte le 12 province lombarde, per un totale di 139 realtà mappate e con quasi 2mila persone con svantaggi, che grazie a questa rete regionale hanno trovato un’opportunità di riscatto.
Vivaio di Cascina BollateTrait d’union dei vari progetti è l’economia sostenibile e responsabile che abbraccia capisaldi quali la filiera corta, la vendita di prodotti a chilometro zero, il consumo critico, la produzione biologica, l’alimentazione sana e il rispetto per l’ambiente.

I percorsi di Cascina Bollate: inclusione socio-lavorativa all’insegna della biodiversità

Approdando sul territorio milanese brilla una testimonianza di questo connubio tra inclusione lavorativa e tutela ambientale. Parliamo dell’esperienza di Cascina Bollate, cooperativa nata nel 2007 all’interno della Casa di Reclusione di Milano – Bollate, fortemente attiva sul fronte inclusivo, attraverso lo sviluppo di opportunità lavorative per persone detenute che imparano un mestiere affascinante e allo stesso tempo impegnativo: quello in ambito florovivaistico.

Il vivaio rappresenta, infatti, il cuore pulsante della cooperativa. Comprende due grandi serre da 900 mq l’una, oltre a un ettaro di terreno. Al suo interno lavorano giardinieri liberi affiancati da giardinieri detenuti. L’esperienza coinvolge ogni volta circa sei persone sottoposte a reclusione che diventano giardinieri professionisti, imparando un mestiere concretamente spendibile dopo il periodo di detenzione e impegnandosi in una produzione di qualità, contraddistinta da colture inconsuete. Nel vivaio vengono infatti coltivate piante insolite come le erbacee perenni, per un totale di circa 50.000 esemplari di 400 specie diverse. Il 50% di esse è auto-prodotto da semi o talea. Cifre significative che rendono Cascina Bollate uno dei fiori all’occhiello della rete regionale lombarda, in termini di valorizzazione della biodiversità.

Numeri che raccontano anche un attento lavoro quotidiano, coordinato dall’esperta Susanna Magistretti, che nel 2017 ha ottenuto il prestigioso premio “Terre de Femmes” di Yves Rocher, grazie al progetto “Cascina Bollate – La Natura entra in Carcere”.

La natura nel progetto Cascina Bollate

Ma qual è il ruolo occupato dalla natura in questi percorsi? Come ci racconta la stessa responsabile: “Il progetto è nato dalla volontà di creare una relazione rispettosa tra uomo e la natura, una relazione in cui la natura non sia finalizzata al consumo dell’uomo“. I primi grandi benefici che le persone detenute traggono dalla realtà del vivaio sono “la libertà degli spazi, la possibilità di modellare un ruolo, l’opportunità di uscire dal modello di ‘abitare’ caratteristico dei luoghi di reclusione“, spiega la Magistretti.coltivare fioriSi tratta quindi di cammini che scardinano diversi luoghi comuni relativi all’ambito della detenzione, introducendo elementi come la volontà di imparare, l’essere coinvolti in un progetto e la cura della biodiversità, con i suoi cicli, i suoi ritmi, la sua infinita bellezza.

L’ingresso in vivaio

Il vivaio di Cascina Bollate è generalmente aperto al pubblico il mercoledì e il venerdì dalle 15:00 alle 18:00. Trovandosi all’interno di una casa di reclusione, per l’ingresso ci sono delle semplici ma fondamentali regole da rispettare. Nella struttura si entra per esempio ogni ora, al preciso scoccare delle 15:00, delle 16:00 e delle 17:00. È perciò importante essere puntuali. In alcuni periodi dell’anno, le visite sono solo su appuntamento.

Ulteriori informazioni sugli orari e su tutte le misure per accedere alla struttura sono disponibili sul sito ufficiale del progetto.

Cascina Bollate, la natura entra in carcere: l’inclusione socio-lavorativa coltivata a partire dalla terra ultima modifica: 2019-04-01T08:00:01+02:00 da Evelyn Baleani
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Web Content Editor freelance e Giornalista pubblicista. Si occupa di contenuti per i media (TV e Web) dal 2000. Dopo aver lavorato per alcuni anni in redazioni di società di produzione televisiva e Web Agency, ha deciso di spiccare il volo con un’attività tutta sua. Le sue più grandi passioni oltre l'ambiente? Il Web, la scrittura e la Spagna.

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