Extinction Rebellion presenta la sua dichiarazione di ribellione in Italia: “La politica è inadempiente, non resta che mobilitare la cittadinanza per ridurre le emissioni di gas serra a zero netto. Serve un cambiamento sistemico”.
«Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale dove non bastano innovazioni e saggezza per cambiare le cose. Noi crediamo che oggi più che mai sia necessaria la politica. Serve che la politica esca dal dominio del mercato e che torni a determinare gli interessi dei cittadini».
Inizia così il discorso di Marco Carraro durante la conferenza stampa di presentazione di Extinction Rebellion Italia. Al Teatro Belli di Roma, mercoledì 13 marzo 2019, gli attivisti ambientalisti hanno presentato l’appello italiano sull’emergenza climatica ed ecologica che riconduce ad una call to action globale: disobbedienza civile non violenta, la Ribellione internazionale.
Gli ambientalisti sono trenta anni che lo dicono, e finalmente anche il Presidente della Repubblica Mattarella si accorge che non c’è più tempo. Gli studiosi parlano di 15 anni massimo: «Questo il tempo che resta per fare qualcosa e questo fare deve essere globale e sistemico. Per questo dobbiamo fare qualcosa noi» spiegano gli attivisti di Extinction Rebellion alla stampa. Non a caso il simbolo del movimento è una clessidra.
Extinction Rebellion: origini, obiettivi e proposte
Extinction Rebellion è un movimento ambientalista, anzi antisistema, che nasce nel 2016 da un gruppo già esistente di attivisti inglesi dal nome Rising Up.
Constatando che la politica non difende il cittadino bensì lo tradisce, ritengono necessario mobilitare la cittadinanza. Nel 2018 l’Italia sposa e promuove le loro istanze, diventando un movimento di massa decentralizzato.
Il primo appello di Extinction Rebellion alla politica è quello di dire la verità su quello che sta accadendo. Il movimento chiede:
- riconoscimento e corretta informazione sull’emergenza climatica ed ecologica;
- riduzione dei consumi per portare a “zero netto” le emissioni di gas serra entro il 2025;
- riconoscimento di assemblee di cittadini per prendere decisioni giuste e misure eque.
La scelta della non violenza è una scelta strategica, è la scelta che consente di attirare quante più persone possibili, di fare massa critica e di spingere i governi a seguire le misure indicate dai cittadini.
Azioni finora non intraprese per preservare, difendere e garantire un futuro ai nostri figli, per questo secondo gli attivisti non ci resta che disobbedire.
«Da oggi in poi noi rompiamo il patto sociale, noi rompiamo le regole e non è colpa nostra, è l’unica cosa possibile» avvertono gli attivisti che già a Roma hanno iniziato il 6 marzo scorso. Un sub in muta è salito sulla metropolitana per sensibilizzare sull’innalzamento dei mari: Roma sott’acqua, iniziativa che ha coinvolto i viaggiatori, la stampa e gli attivisti locali.
La ribellione internazionale partirà il 15 aprile 2019 e sulla scia delle iniziative finora intraprese in Europa, Extinction Rebellion lancia una sfida: lasciamo le nostre zone di comfort per agire per il cambiamento.
Il mutamento climatico è solo un aspetto, la conseguenza di un modello che non funziona perché continua a pensare alla crescita, all’aumento del PIL, quando siamo un pianeta che ha esaurito le sue risorse, un pianeta finito. Oggi stiamo vivendo le conseguenze di questo sistema. Poi c’è l’aspetto ecologico nel suo complesso, per questo all’interno di Extinction Rebellion esiste una sezione a livello internazionale che si occupa della cultura rigenerativa.
Coinvolgono artisti e intellettuali per dare gli strumenti per costruire una cultura di resilienza, capace di traghettare verso un modello di civiltà umana che sia sostenibile. Concetto ribadito da Ugo Coce, presente all’incontro. Biologo e presidente dell’associazione Planet 2084, la prima realtà che ha aderito al movimento in Italia. Con lui l’urbanista Paolo Berdini e il magistrato e docente di diritto penale dell’ambiente Gianfranco Amendola, tutti firmatari dell’appello italiano.
Extiction Rebellion. Agiamo subito per prevenire una catastrofe ambientale: i firmatari dell’appello
Sono 47 in totale i firmatari dell’appello in Italia tra intellettuali e accademici del mondo scientifico e non solo. Uniti per il Pianeta, tanti altri protagonisti tra Inghilterra, Francia, India, Australia e numerosi Stati in Europa, Africa e del mondo, come Vandana Shiva, Noam Chomsky, Naomi Klein.
Alla conferenza sul clima in Polonia sono state stabilite alcune regole ritenute insufficienti rispetto alla gravità dei cambiamenti. L’appello, di cui si consiglia la lettura integrale, si conclude con queste parole:
Ciascuno di noi, specie coloro che abitano nel mondo materialmente privilegiato, deve impegnarsi ad accettare la necessità di vivere in modo più leggero, consumando molto di meno, di difendere non solo i diritti umani ma anche di assumersi le responsabilità come custodi del pianeta.
[Cover Image di Extinction Rebellion – Rome]