Rice to Love: un documentario sul riso sporco della Birmania

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Rice to Love: un documentario sul riso sporco della Birmania ultima modifica: 2019-02-03T08:00:13+01:00 da Davide Mazzocco
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Il regista torinese Stefano Rogliatti fra le risaie del Myamar per raccontare i crimini che si nascondono dietro la risicoltura

Nei primi giorni del 2019 sono finalmente scattati i dazi europei sul riso proveniente dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myamar) che ne hanno esportato nell’Unione Europea 328mila tonnellate nel 2017/18, con un aumento del 256% negli ultimi sette anni. Proprio in concomitanza con il via libera al regolamento esecutivo della Commissione Europea che attiva la clausola di salvaguardia, lo scorso 16 gennaio, al Cinema Massimo di Torino, è stato presentato il documentario Rice to Love di Stefano Rogliatti prodotto da Coldiretti e Close Up.

Nell’estate del 2018 Stefano Rogliatti è entrato in Myamar dal confine thailandese e ha raggiunto la regione popolata dall’etnia Karen. Qui Rogliatti ha raccolto le storie degli abitanti di U Wai Klo, un insediamento sorto come campo profughi nella foresta birmana e successivamente divenuto un villaggio stanziale. Protetti dal Karen Nation Army che da settant’anni lotta per l’indipendenza e l’autonomia dell’etnia Karen, gli abitanti di U Wai Klo hanno alle spalle destini segnati dalla violenza e dalla sopraffazione dell’esercito birmano.

rice to love riso

Il sacerdote Eh Der Moo è riuscito a scappare durante un’incursione dell’esercito regolare avvenuta il 21 novembre 2007, ma da allora non sa più nulla della madre e della sorella arrestate dai militari. Anche Ree Ya Paw è scappata dalla guerra ed è divenuta l’insegnante dei bambini presenti nel villaggio.

L’azione del documentario di Rogliatti si sposta successivamente nella regione abitata dalla minoranza musulmana dei Rohingya ed è qui che si scopre come l’economia del riso sia basata sullo sfruttamento e sulla sopraffazione dei contadini. Un contadino racconta come l’esercito prelevi il raccolto senza alcun tipo di pagamento per chi ha lavorato l’intera stagione: gli agricoltori del luogo devono dividersi 50 sacchi di riso.

È un riso “sporco”, dunque, quello che è arrivato in quantità crescenti sul mercato europeo negli ultimi anni e non solo per i crimini perpetrati nei confronti di chi lo coltiva. L’uso esasperato dei fertilizzanti è una pratica che, sul medio e lungo termine, sterilizza i terreni rendendo necessarie dosi sempre più massicce di sostanze chimiche.

Stefano Rogliatti durante le riprese di Rice to love
Il regista Stefano Rogliatti durante le riprese di Rice to Love

A lucrare sulle spalle dei Rohingya sono le imprese cinesi, thailandesi, quelle birmane vicine all’esercito e quelle europee, ma la recente iniziativa della Commissione Europea rappresenta, come si legge sul sito di Coldiretti, “un deciso cambio di rotta nelle politiche europee rispetto agli accordi commerciali preferenziali stipulati con Paesi che spesso non rispettano le condizioni produttive e i diritti dei lavoratori vigenti all’interno dell’Unione, con gravi danni per i produttori e rischi per i consumatori”.

Dopo la pubblicazione del nuovo regolamento sulla Gazzetta Ufficiale per “gli operatori commerciali che importano nell’UE il riso lavorato e semilavorato proveniente dai due Paesi asiatici è previsto il pagamento di un dazio per un periodo di almeno tre anni, che parte da 175 euro a tonnellata nel 2019, a 150 euro a tonnellata nel 2020 fino a 125 euro a tonnellata nel 2021, con una possibile proroga di applicazione del dazio ove sia giustificata da particolari circostanze”.

rice to love U Wai Klo
Un giorno di pioggia a U Wai Klo

Come viene spiegato nell’apertura di Rice to love l’Italia è il primo produttore di riso in Europa con una produzione di 1,40 milioni di tonnellate su un territorio di 219.300 ettari coltivato da circa 4mila aziende, che copre circa il 50% dell’intera produzione Ue. Le 328mila tonnellate giunte in Europa nel biennio 2017/2018 hanno spinto gli organismi europei ad applicare i dazi in modo per ristabilire un equilibrio nell’economia della risicoltura.

“Si tratta del risultato della mobilitazione della Coldiretti nelle piazze italiane e nelle sedi istituzionali che ha portato Bruxelles a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso, giustificando l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “ora occorre lavorare per estendere anche al riso non lavorato”.

rice to love birmania

Il documentario di Stefano Rogliatti – le cui proiezioni future saranno segnalate sulla pagina Facebook Rice to Love – è un importante tassello nel racconto di alcuni dei lati perversi della globalizzazione: agricoltura senza regole, abuso di fertilizzanti chimici, sfruttamento dei lavoratori e violenze sulle popolazioni contadine. Una questione lontana ma che ci riguarda: lo stop alle agevolazioni a dazio zero altro non è che l’ammissione di come l’industria italiana ed europea siano state complici del business del riso “sporco” della Birmania.

[Foto Stefano Rogliatti]

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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