Fahrenheit 11/9 – Michael Moore vs Donald Trump e un bicchiere d’acqua

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Fahrenheit 11/9 – Michael Moore vs Donald Trump e un bicchiere d’acqua ultima modifica: 2018-10-28T08:00:24+01:00 da Emanuel Trotto
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Il fatto

Il 09/11/2016 Donald J. Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti. Come è stato possibile, dato che l’opposizione era favorita e inattaccabile? Per trovare le risposte il regista Michael Moore scava nel passato del neo-presidente. Poi si reca in Michigan il cui voto è stato fra i decisivi alle elezioni. A causa di un massacro e un disastro ecologico…

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Il commento

«Al mondo farà bene un po’ di riscaldamento globale. Anzi, trovo che faccia ancora troppo freddo!» Questa potrebbe essere classificata, in circostanze normali, come una elucubrazione di qualche analfabeta funzionale sui social. Oppure una battuta da bar di qualche buontempone. In circostanze normali, beninteso. Perché qui non si tratta di circostanze normali. Infatti il buontempone che ha fatto questa affermazione altri non è che il 45mo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ed è soltanto una delle tante scemenze che l’ex magnate ha disseminato nei suoi discorsi. Prima e dopo la campagna elettorale. Anche dopo la sua (inaspettata) elezione alla Casa Bianca.

Una quantità di idiozie sufficienti a riempire un dizionario. Una idiozia, quest’ultima, che lo ha convinto a ritirare il suo paese dagli accordi di Parigi. Infatti dal 2015 gli USA non risultano più fra i firmatari. Intanto tali accordi non avrebbero saputo mantenerli. Questa la giustificazione. Questo sarebbe sufficiente a capire quanto il peso delle idiozie possa essere significativo. Di certo non indifferente, data la posizione di Trump.

Tale posizione Trump l’ha ottenuta, guarda caso, grazie a un’altra idiozia. Ovvero aveva organizzato un finto comizio presidenziale per annunciare la candidatura circa un paio d’anni prima. Fatto nei minimi dettagli, pagando cinquanta dollari una decina di astanti come finti sostenitori. Ai tempi lavorava per la NBC nel programma The Apprentice. Scoprì che la rete pagava, per condurre il talent show The Voice, la pop-star Gwen Stefani molto di più di lui. Da questo smacco la messinscena per dimostrare le proprie doti da improvvisatore. Ed essere pagato di più. Ci riuscì sparando a zero su tutto e tutti. Ottenne che la rete lo licenziò in tronco.

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Ma di finti comizi elettorali ce n’erano altri due già pagati e organizzati. Trump, a fare affermazioni discutibili e ricevere consensi ci prese gusto. E i network si sono arricchiti semplicemente parlando di lui e con la pubblicità. La candidatura divenne vera e il resto della storia lo conosciamo, più o meno.

Lo zenit è stato la notte dell’elezione con l’Empire State Building illuminato con la sua effige. Il 9 novembre 2016. Ma come è stato possibile tutto ciò? Soprattutto se l’avversaria Clinton era la favorita? Questo si domanda Michael Moore all’inizio del suo ultimo docu-film Fahrenheit 11/9. Esso è stato presentato in anteprima alla 13ma Festa del Cinema di Roma. E proiettato, come evento speciale nei cinema, dal 22 al 24 ottobre 2018.

Moore per dare una risposta alle sue domande, va’ a ritroso. Nel passato del suo nuovo Presidente prima. Poi Moore si sposta nel suo Michigan. E da lì inizia ad ottenere delle risposte. Emerge, ancora una volta, un’America nella quale, fra le altre cose, la segregazione razziale, è tutt’altro che risolta. E le tinte si fanno ancora più inquietanti quando c’è odore di un (presunto) genocidio ecologico.

Si scava fino al 2014 con la Crisi dell’acqua della città di Flint. In essa l’allora governatore del Michigan, Richard Snyder, decise di costruire un acquedotto. Un nuovo acquedotto, perché la città ne possedeva già uno. Perfettamente funzionante tanto quanto, il nuovo era inutile. Se il preesistente raccoglieva l’acqua dal lago Huron (il 20% dell’acqua potabile dello Stato), il nuovo dall’inquinatissimo fiume Flint. Motivo della costruzione, per Snyder, era quella di riempire le proprie tasche e quelle dei suoi finanziatori di soldi.

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L’inquinamento del fiume, unito ad un difettoso sistema di filtraggio delle tubature ha portato ad un rapido avvelenamento della popolazione. Le vittime principali sono state i bambini. Si trattava di avvelenamento da piombo. Poi è arrivata l’epidemia di legionella. Ovviamente c’è stata una fitta opera di sensibilizzazione da parte delle associazioni ambientaliste e locali. Così come dall’altra parte c’era una fitta rete di bugie e negazione dell’evidenza. Il fatto che rende ancora più inquietante la faccenda è il fatto che una elevata percentuale della popolazione di Flint è afroamericana. Che sia un avvelenamento premeditato da un governatore avido e razzista? Come poteva, già allora, non aver ottenuto il consenso di Trump simile gesto?

Perché l’amministrazione Obama non fece nulla? Anzi, usò la città, quasi disabitata, come campo di esercitazioni militari? Fra tutti i candidati alle presidenziali, soltanto Trump decise di visitare la città. In un gesto a metà fra sfacciataggine e diplomazia.

Quindi, una delle risposte che si dà Moore può essere il Compromesso. Ma basta il compromesso fra le Lobby e la politica, a discapito dell’ambiente? E della salute della popolazione. Davvero questo è sufficiente perché un uomo che non è affatto per il compromesso diventi Capo di Stato? È ancora una volta la politica che se ne frega, che distrugge il Pianeta e la vita della gente? Per i soldi? Non bevono e respirano come noi questi magnati? Di certo il Compromesso non è una risposta accettabile.

Michael Moore, come nei suoi film migliori (il “gemello” Fahrenheit 9/11 o Bowling a Columbine) picchia duro. Contro l’America, le sue Istituzioni. Distruggendo i falsi miti e svelando scheletri nell’armadio. Contro l’Istituzione e la Politica con le lettere maiuscole. Tutto nel suo stile, irriverente e che si è imparato ad amare. Soprattutto come quando somministra al Potere un po’ della sua stessa medicina. Nello specifico, prima chiedendo a un membro dello staff del Governatore Snyder di bere un bicchiere d’acqua del fiume Flint. E, al suo rifiuto, andare nella villa del Governatore con una cisterna piena della medesima acqua. Innaffiandone la proprietà con una autopompa.

Scheda film

  • Regia, soggetto, sceneggiatura, produzione: Michael Moore;
  • Interpreti: Michael Moore, Donald Trump, Barack Obama, Hillary Clinton, Richard Snyder (sé stessi);
  • Origine: USA, 2018;
  • Durata: 120′;
  • Temi: CINEMA, AMBIENTE, NEWS, INQUINAMENTO, RISCALDAMENTO GLOBALE

Fahrenheit 11/9 – Michael Moore vs Donald Trump e un bicchiere d’acqua ultima modifica: 2018-10-28T08:00:24+01:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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